Una volta c’era il diario, quel quaderno fatto di pagine di carta da riempire con tutti i nostri segreti e poi magari da chiudere con un piccolo lucchetto e nascondere nel sottofondo di un cassetto o sotto al materasso del letto. Oggi ci sono i telefonini, vere e proprie “scatole nere” della nostra vita che da una chiamata, un messaggio, una foto ricevuta o inviata possono rivelare verità nascoste e in alcuni casi segreti che possono ferire e rendere tutti, anche coloro apparentemente legati dal rapporto più intimo, dei perfetti sconosciutici. Perfetti sconosciuti è infatti il titolo del nuovo film scritto e diretto da Paolo Genovese e cosceneggiato da Rolando Ravello, da giovedì 11 febbraio in sala prodotto e distribuito da Medusa. Bello perché il cast è eccezionale, bello perché è ben girato e fotografato e studiato, bello soprattutto perché tocca l’anima, perché ognuno di noi potrebbe essere lì, perché tutti temiamo quanto lì accade. Il cellulare è la cosa più privata e personale di ognuno e sbirciare dentro quello del proprio partner è considerato il gesto più spregevole e più invasivo della libertà personale e della privacy che mai si possa fare. Ecco perché l’idea che balena nella mente di Eva (Kasia Smutniak) di far mettere i telefonini sul tavolo a suo marito Rocco (Marco Giallini) e a tutti gli amici invitati a cena, ovvero alle altre due coppie formate da Lele (Valerio Mastandrea) e Carlotta (Anna Foglietta), e da Bianca (Anna Rohrwacher) e Cosimo (Edoardo Leo), e pure all’amico “scompagnato” Peppe (Giuseppe Battiston), non si rivela proprio felice. Il gioco, crudele, sta infatti nell’infrangere quella privacy in modo “globale”, ogni telefonata che arriva a ognuno di loro durante la cena dev’essere ascoltata in viva voce da tutti, ogni sms letto pubblicamente, ogni immagine mostrata all’intera compagnia. Un vaso di pandora che si scoperchia all’improvviso liberando un’esplosione di sospetti e sollievi, dubbi e conferme, imbarazzi e vergogne, scuse e rivelazioni, ma anche ammissioni involontarie di intolleranze, veli che cadono, ipocrisie che si sgretolano. In fondo “siamo tutti frangibili” dice a un certo punto Rocco, forse l’unico che davvero può uscirne a testa alta, e come diceva Marquez da cui è preso in prestito il sottotitolo del film “ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta”. E quest’ultima oggi è sicuramente contenuta nelle nostre Sim. Ne abbiamo parlato con due dei protagonisti, ecco dunque la nostra videointervista a Valerio Mastandrea e Edoardo Leo:
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