Nella Londra del 1903 c’è una lavanderia dove lavorano donne di tutte le età. Maud ha cominciato che aveva solo 7 anni, ora ne ha 24, è sposata e ha un figlio, ma la sua vita non la prevede troppo lunga perché è chiusa là dentro a lavare e stirare anche per 13 ore al giorno tra fumi e vapori potenzialmente tossici, per non parlare del capo che la molesta e abusa di lei praticamente da sempre. Ma lo fa anche con le altre, che più sono giovani e meglio è, e poi è così ovunque se sei una donna e devi lavorare, seppure per una paga da fame… A raccontare dell’Inghilterra che era è Suffragette, dopo il London e il Torino Film Festival nelle nostre sale da giovedì 3 marzo in 124 copie grazie a Bim, un film tutto al femminile, prodotto da Faye Ward, diretto dalla britannica Sarah Gavron e sceneggiato da Abi Morgan. Suffragette è un film duro che ti sorprende anche se certe cose le sai già, realistico e vero che la stanchezza di Maud quando torna a casa dove ha ancora da fare te la senti sulle spalle pure tu e quei fumi nella lavanderia ti fanno quasi tossire, curato e accurato nei dettagli e nell’ambientazione storica, non un period drama né un film in costume, ma un film che ti fa vedere la storia, emozionante che ti sale anche un po’ di veleno davanti a violenze e soprusi o semplice ottusità umana e commovente che vorresti abbracciarla quella madre disperata e fiera che dice addio al suo bambino. È solo per caso che Maud (Carey Mulligan) si imbatte in una delle battaglie per i diritti umani e sociali più grandi al mondo della quale all’inizio non vuole sapere finché non apre gli occhi e li spalanca su quella che potrebbe e dovrebbe essere un’altra vita, per lei e per tutte le donne del mondo, e quella battaglia è quella per ottenere il diritto al voto. Al grido di Vote for women si stanno organizzando donne di ogni estrazione sociale, manifestano in strada, si riuniscono di nascosto, organizzano atti dimostrativi, finiscono in galera e ci finisce pure Maud che oltre alla libertà perderà anche tutto il resto. Ma l’incontro breve quanto intenso con Emmeline Pankhurst (Meryl Streep), guida e animatrice del movimento e fondatrice della WSPU, la Women’s Social and Political Union, le parole dell’amica e collega Violet (Anne Marie Dyff) e la forza e la determinazione di Edith (Helena Bonham Carter) sortiscono il grande effetto: anche Maud sarà una di loro: una Suffragetta.
Suffragette è il racconto dei primi vagiti di un movimento che in Inghilterra e in molti altri paesi è stato fondamentale per la storia dei diritti delle donne, quello per il suffragio universale, primo passo per una completa emancipazione e parità dei diritti. Un film importante tanto da far decidere al ministero dell’Istruzione britannico di farla studiare a scuola quella battaglia, e pure “il primo film che ha avuto il permesso di girare dentro al Parlamento” ci rivela la produttrice Faye Ward che aggiunge un aneddoto molto curioso quanto interessante: “nella scena della rivolta fuori al Parlamento c’erano tanti cavalli e circa 300 comparse – racconta – e anche la famiglia di Helena Bonham Carter il cui bisnonno era il Primo Ministro Herbert Henri Asquith, grande oppositore e nemico delle Suffragette, e c’era anche la pronipote di Emmeline Pankhurts, così Helena le si è avvicinata e le ha chiesto scusa per il suo avo. Ma il nostro obiettivo era fare un film che parlasse dell’oggi e dargli un’impronta maschile mostrando la lotta”. “Abbiamo voluto fare questo film perché non c’è mai stato un film che parlava di questo e perché tratta temi purtroppo ancora attuali” ci ha rivelato poi la regista Sarah Gavron nella nostra videointervista:
Domenica 6 marzo, in occasione del settantesimo anniversario della conquista del diritto di voto per le donne italiane, Suffragette verrà presentato ufficialmente alla Camera dei Deputati, poi partirà un tour nelle scuole superiori al fine di sensibilizzare i giovani all’impegno civile e alla difesa della parità di genere. L’iniziativa è ideata e promossa dalla scrittrice e attivista per i diritti delle donne Lorella Zanardo che “il film è ambientato nei primi del Novecento – dice – ma potrebbero essere quelli del ventunesimo secolo vista la disparità tra uomini e donne che pongono l’Italia al 41esimo posto su 145 paesi analizzati”. E non è un bel posto.