Se I cento passi di Marco Tullio Giordana raccontarono sedici anni fa di Peppino Impastato, il giornalista e attivista di Cinisi, nel palermitano, ammazzato dalla mafia nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 perché ne denunciava soprusi, affari e delitti, lui di padre (Luigi) mafioso e pure il parentado tutto, con la casa a soli cento passi, appunto, da quella di Gaetano Badalamenti che dai microfoni della sua Radio Aut chiamava Tano seduto, ora Felicia Impastato, film tv coprodotto da Rai Fiction e 11 Marzo film, in onda stasera, martedì 10 maggio alle 21.20 su Rai1, racconta di sua madre Felicia (Bartolotta da nubile), ispirandosi liberamente alla sua vita, al suo impegno, alla sua lotta contro la mafia. Scritto da Diego De Silva e Monica Zapelli (I Cento Passi, Lea) con la consulenza di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, e diretto da Gianfranco Albano, vede nel ruolo della protagonista Lunetta Savino che il regista definisce “una compagna di viaggio meravigliosa” con la quale ha “visto e rivisto fino alla nausea tutti i documenti su Felicia Impastato” e lei, Lunetta, ne ha trovato “l’essenza”, quella di una donna che “non spettacolarizza il suo dolore che è personale, in lei c’è fierezza e rabbia”. “Il pubblico femminile si riconosce in donne di questo tipo – dice Lunetta Savino – nel momento in cui le restituisci con onestà e semplicità. Felicia era spiritosa, aveva la stessa ironia di Peppino. Raccontare il suo dramma anche con piccoli alleggerimenti rende tutto più credibile e umano. Felicia Impastato era una donna straordinariamente diversa da qualsiasi altra donna siciliana sua contemporanea – continua l’attrice barese – l’ho amata subito non appena ho visto le sue interviste su Internet. Spero che possa essere d’esempio per le giovani donne di oggi”.
Felicia Impastato quando le ammazzarono il figlio Peppino non giurò vendetta come avrebbe fatto una mafiosa, ma pretese giustizia, come ricorda anche Franca Imbergamo, il magistrato che seguì le indagini sulla morte di suo figlio qui interpretata da Barbara Tabita, facendo nomi e cognomi dei mafiosi che glielo avevano portato via, e questo una donna non l’aveva mai fatto prima. Lo difendeva quel figlio che “non era un terrorista – ripeteva – lottava per cose giuste e glielo diceva in faccia a suo padre (mafioso pure lui) che ‘al municipio comandano loro, si approfittano di tutti, mi fanno schifo’ e si fece ammazzare per non sopportare tutto questo”. Alla fine, l’11 aprile 2002, Gaetano Badalamenti viene condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio Impastato, due anni prima della morte di Felicia. Ma a Cinisi “anche se qualche piccolo segnale di cambiamento c’è stato – dice Giovanni Impastato, fratello di Peppino – la cultura dominante è però ancora quella mafiosa”.
Nel cast anche Giorgio Colangeli, Fabrizio Ferracane, Francesco La Mantia, Carmelo Galati, Linda Caridi, Alessandro Agnello, Gaetano Aronica, Paride Benassai, Alessandro Idonea, Rosario Petix e Antonio Catania che fa Rocco Chinnici, che per primo definì quello di Peppino Impastato un omicidio di stato e che fu ucciso dalla mafia solo 5 anni dopo Peppino: “Chinnici era un uomo molto buono – dice Catania – amava la sua famiglia, sua figlia soprattutto, parlava ai giovani, sperava che la Sicilia uscisse al più presto da quella situazione di stallo. Anche lui credeva nella giustizia e anche lui l’ha pagata con la vita”. Le musiche di Felicia Impastato sono degli Agricantus.