Messinese, classe 1962, Ninni Bruschetta fa cinema da almeno trent’anni, diretto tra gli altri da Giordana, Sorrentino, Battiato, Maselli, era pure in To Rome with Love di Woody Allen, e poi Pif, la Guzzanti e Checco Zalone (Quo Vado) e a breve lo vedremo in Quel bravo ragazzo di Enrico Lando. Per non parlare del teatro che ha iniziato praticamente da ragazzino fondando pure la compagnia Nutrimenti Terrestri, dirigendo, tuttora, il Teatro di Messina e continuando a portare in tournée il suo Amleto di cui firma la regia. Ninni Bruschetta è però noto soprattutto al pubblico delle serie televisive – presto lo ritroveremo anche in Immaturi – che lo ammira da una quindicina d’anni, da Boris a Don Matteo a Fuoriclasse, ma soprattutto in quelle di mafia come Paolo Borsellino, L’ultimo padrino, Squadra Antimafia, Le mani dentro la città, per lo più sempre nel ruolo del poliziotto o comunque dalla parte dei cosiddetti buoni, fino a oltrepassare la barricata ne Il Sistema, ancora in onda su Rai1, e adesso pure in Romanzo Siciliano, la nuova serie targata Taodue, al via lunedì 16 maggio in prima serata su Canale 5, 8 puntate dirette da Lucio Pellegrini, protagonista… no, non lui, ma Fabrizio Bentivoglio. Già perché a Ninni Bruschetta pare proprio che la parte principale non gliela affidino mai, tant’è che ci ha scritto pure un libro, ironico e divertente, intitolato Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista (Fazi editori). Il suo ruolo in Romanzo Siciliano è dunque quello dell’antagonista, ovvero dell’inafferrabile boss mafioso Salvo Buscemi, imprendibile perché nessuno, tranne i telespettatori, sanno che faccia abbia dopo un intervento di plastica che gli ha cambiato i connotati, che se la fa con il politico di turno e al quale danno la caccia il tenente colonnello Spada, interpretato dal già citato Fabrizio Bentivoglio, e il pm Emma La Torre che poi è Claudia Pandolfi (qui lanostra videointervista). Di questo e di altro abbiamo parlato con Ninni Bruschetta nella nostra videointervista:
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