Giorgio Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo, viene ammazzato dalla mafia il 21 luglio 1979 nel capoluogo siciliano, solo 10 giorni dopo l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca Privata di Sindona che Giuliano ha incontrato pochi giorni prima. A sparargli alla schiena 7 colpi di pistola mentre sta prendendo un caffè al bar sotto casa è il latitante Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina. La moglie lo aspetta invano in spiaggia con i tre figli, Alessandro, futuro capo della mobile a Milano, Selima e Manuela. 16 anni dopo Bagarella finisce all’ergastolo come esecutore materiale dell’omicidio, stessa sorte tocca allo stesso Riina e pure a Bernardo Provenzano, Michele Greco, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Nenè Geraci e Francesco Spadaro come mandanti. La sua colpa, aver trovato un nuovo modo di indagare su Cosa Nostra e averne ricostruito struttura e attività contribuendo a quella importante istruttoria che avrebbero poi redatto Falcone e Borsellino sfociata nel maxiprocesso del 1986, tanto che nella sentenza di rinvio a giudizio sarà lo stesso Borsellino a riconoscere il ruolo fondamentale dell’ “abilità investigativa” di Boris Giuliano.
Non è un caso dunque che in apertura della settimana della legalità e proprio negli stessi due giorni, lunedì 23 e martedì 24 maggio, in cui il cinema omaggia i due giudici raccontando il loro soggiorno forzato all’Asinara mentre preparavano quell’istruttoria con Era d’Estate di Fiorella Infascelli (qui la nostra videointervista ai protagonisti Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio e qui quella a Valeria Solarino e Claudia Potenza), la televisione ricordi lui, medaglia d’oro al valore civile, con Boris Giuliano – Un poliziotto a Palermo, miniserie in due puntate stasera e domani sera su Rai1, coprodotta da RaiFiction e Ocean Productions, diretta da Ricky Tognazzi, che l’ha scritta con Giovanna Koch e Angelo Pasquini con la consulenza storica di Francesco La Licata, protagonista Adriano Giannini. “Un uomo capace di far tremare le fondamenta del sistema mafioso quando i più non osavano neanche pronunciare la parola Mafia – dice Ricky Tognazzi di Boris Giuliano – che ha contribuito a liberare la Sicilia dalle sue catene secolari. La mafia lo poteva fermare solo sparandogli vigliaccamente alle spalle e così ha fatto, ma la porta che Boris aveva aperto sulle attività della criminalità organizzata non si sarebbe mai più richiusa. La passione per il suo lavoro, il senso del dovere e la ricerca della verità, insieme all’amore per la sua famiglia e per gli uomini della sua squadra di cui si sentiva fortemente responsabile, erano più forti della paura. Il sacrificio di Giuliano è un monito per tutti noi, bisogna vigilare”.
“Non avevo mai interpretato un personaggio realmente esistito – dice Adriano Giannini – sento quindi il peso della responsabilità; ho incontrato la famiglia Giuliano e all’inizio ci siamo un po’ osservati, poi ci siamo capiti. Sul set sono venute anche le due figlie e questo ha portato un carico umano molto forte. Il primo giorno – racconta poi Giannini – c’erano delle persone anziane che mi fissavano, poi quando abbiamo fatto una pausa mi si sono avvicinate dicendomi ‘comandi capo’: era la vera squadra di Boris Giuliano”.
Il racconto televisivo parte dal cambio di rotta della sua vita, da imprenditore a commissario di Polizia, e quindi del suo ritorno da Milano nella natia Sicilia con la sua giovane moglie Maria (Nicole Grimaudo) che ancora si deve laureare e che lo avrebbe sostenuto sempre. Qui trova un connubio inquietante tra mafia e società civile, un connubio che lui rifiuta e combatte. Boris Giuliano è un leader nato e lo dimostrerà con la sua Squadra dei Giusti, nella sua battaglia contro i corleonesi, nelle sue indagini sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro (Manlio Dovì), nella sua collaborazione con i giornalisti e soprattutto con quella con i federali americani contro il traffico internazionale di droga e pizza connection.
Nel cast Antonio Gerardi che è Bruno Contrada, Ettore Bassi che è Tonino De Luca, Enrico Lo Verso che è Leonardo Vitale, Francesco Montanari che è l’amico giornalista Francesco La Licata, Toni Sperandeo che è Tano Badalamenti, Francesco Benigno che è Leoluca Bagarella, e ancora Luigi Burruano, Lollo Franco, Roberto Pedicini, Nicola Rignanese, Ivan Castiglione, Bruno Torrisi, Pippo Pattavina, Vanni Fois, Vito Facciolla.