Alla fine ha vinto Ciro. Nella lunga guerra di camorra per il predominio delle piazze di Secondigliano e la detenzione del potere mafioso raccontata nella seconda stagione di Gomorra, Ciro Di Marzio ha dunque battuto a sorpresa il boss vecchio stampo Pietro Savastano, di cui era stato fedele braccio destro, ammazzandolo con un colpo di pistola in fronte davanti alla tomba della moglie, Donna Imma, che sempre Ciro aveva fatto uccidere durante la scorsa stagione. Si è chiusa così ieri sera su Sky Atlantic e Sky Cinema 1 la serie dei record con gli ultimi due episodi visti da 1.190.140 spettatori medi, in crescita rispetto alla prima stagione del 66%, ispirata al best seller di dieci anni fa di Roberto Saviano che ne è ideatore e certo coautore, prodotta da Sky Italia con Cattleya e Fandango in associazione con Beta film, e diretta da Stefano Sollima, Claudio Cupellini, Francesca Comencini e Claudio Giovannesi. Tante ne sono accadute in questi ultimi 10 episodi di Gomorra 2 – dalla morte di Conte e quella di tanti altri personaggi all’entrata in scena di Scianel e di Patrizia della quale Don Pietro si invaghisce persino dopo averla usata come sua portavoce – e alla fine il sospetto che Ciro sia davvero immortale, come lo chiamano, sorge. Incattivito e accecato dalla brama di potere e dalla sfida contro i Savastano, padre e figlio – quel Genny un tempo amico fraterno – è arrivato addirittura a eliminare con le sue stesse mani la moglie nonché madre di sua figlia, e alla fine perde anche lei, uccisa a sangue freddo per ordine di Don Pietro nella macchina che la riporta a casa da scuola. Vacilla Ciro e sembra sull’orlo del suicidio, oltre che del parapetto dell’alto terrazzo, ma a portargli la pistola e a dargli la dritta su dove trovare il suo rivale è proprio Genny Savastano. Limiti invalicabili violati, familiari che si ammazzano e si fanno ammazzare tra loro, minori massacrati, e lui è sempre lì, e ci sarà, quindi, anche nella terza stagione di Gomorra – La serie, anche se “prima o poi dovranno morire tutti” e in fondo “Ciro è già morto nell’anima”, ci dice Marco D’Amore, che gli dà la faccia e tutto il resto, nella nostra videointervista realizzata questa mattina alla presentazione del nuovo cartellone dell’Eliseo di Roma dove il 28 settembre l’attore casertano aprirà la stagione del Piccolo Eliseo con la prima nazionale di American Buffalo di David Mamet di cui è regista e interprete, e poi tornerà al cinema:
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