Forse soltanto Bocca di Rosa di Fabrizio De André fu capace di far conciliare al parroco del paese l’amore sacro e l’amor profano. Claver Salizzato, storico del cinema, già collaboratore di Sergio Leone, di cui forse non tutti ricordano Eleonora D’Alborea con Caterina Murino di una decina d’anni fa, ha provato invece a dimostrarne proprio l’inconciliabilità con un film in costume dal titolo impegnativo come I Fiori del Male tanto per far capire sin da subito che avremo visto qualcosa di ispirato, seppur vagamente, a quel viaggio dritto dentro all’Inferno di tal Baudealaire e che con quel mondo tra poesia e provocazione, oltraggioso per l’epoca e per la Francia dell’800 nei confronti di qualunque morale, innovativo e spiazzante, ci saremmo ritrovati ad aver a che fare. I Fiori del Male, prodotto da CF Production, esce oggi, venerdì 24 giugno al cinema a raccontare di Veronica, “onorata cortigiana della repubblica di Venezia” e soprattutto “dai talenti nascosti nelle sue grazie” le dice la madre, che farebbe meglio a darsi da fare con il re che tanto il suo amato è già sposato, lei che invece scrive poesie che poi sono “sensi che si dichiarano” declama, poi però a letto con Enrico III di Francia ci va in cambio di un po’ di navi per il doge perché sesso e politica non è certo una novità dei giorni nostri. Ma lei era davvero una poetessa del 1500 e si chiamava Veronica Franco.
Poi ecco Marguerite Gautier, ovvero la Signora delle Camelie, e poi ancora la spia danzante Mata Hari condannata a morte in piena prima guerra mondiale, donne vere e veramente esistite, cortigiane ma non solo, qui estrapolate, per così dire, dal contesto e reinserite in luoghi non collocabili dai dettagli curatissimi, riprese come da una telecamera nascosta in incontri importanti delle loro vite, il sesso contrapposto all’anima, la carne allo spirito.
“I Fiori del Male – dice Salizzato – è un’opera basata prevalentemente sulla suggestione delle immagini e delle inquadrature, degli ambienti e degli arredi, della luce e dei costumi, trattandosi di tre storie d’epoca, liberamente tratte dalla vita, gli amori e le passioni di altrettanti personaggi femminili realmente esistiti e divenuti parte dell’immaginario letterario e culturale del mondo intero”. Protagonista assoluta l’attrice e cantante a napoletana Flora Vona, che interpreta le tre protagoniste. Ad introdurle al pubblico una sorta di gran cerimoniere in frac che in realtà “non è proprio nessuno – dice di se stesso – solo un’immagine del vostro io, qui per parlarvi dell’amore, sacro e profano, per cui a volte si vive e si muore, si uccide e ci si uccide, un grande abbaglio affannarsi per esso”. Meditate gente, meditate…