ACAB la Serie, videoincontro con Marco Giallini, Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante, Michele Alhaique

di Patrizia Simonetti

A 13 anni dal film, ACAB, ovvero All Cops Are Bastards, si fa serie. Diretta da Michele Ahlaique e prodotta da Cattleya, approda su Netflix in 6 episodi a raccontare ancora il mondo della polizia, in particolare dei celerini, quelli che spesso la fanno sporca e che a casa hanno un sacco di problemi, come con se stessi. La squadra del Reparto Mobile di Roma su cui la serie punta il faro, cominciando da violenti scontri notturni in Val di Susa, non è propriamente nella norma: usa metodi al limite, è violenta, e si autoprotegge come un nucleo chiuso, come del resto è, intoccabile, autorizzato a tutto, ognuno pronto a difendere e coprire l’altro, qualunque cosa abbia fatto.

Poi arriva  il nuovo comandante Michele Nobili, figlio di quella polizia cosiddetta riformista che si vuole autoricostruire mandando al macero quella vecchia scuola, interpretato da Adriano Giannini:un personaggio che incarna il conflitto per un pensiero diverso, più progressista e democratico, riguardo la gestione dell’ordine – racconta – che lo porta fuori dalla famiglia e dagli affetti, un pensiero che poi però metterà in discussione crano ulteriori conflitti”. Padre di famiglia di origine romana, ha vissuto molti anni a Senigallia, lontano da moglie e figlia, facendo il pendolare, prima di tornare stabilmente a Roma. Ha fatto carriera col sudore della fronte, ha idee liberali e vede nell’ordine l’unico vero argine al caos. Le sue convinzioni e i suoi ideali però, vacilleranno nel momento in cui questo caos travolgerà la sua famiglia e la sua vita privata. Il caos investirà in toto la nuova formazione della squadra proprio nel momento di massima fragilità interna, mentre dall’esterno crescono le pressioni della gente delusa e scontenta delle istituzioni. Per ognuno di loro, nel bene e nel male, tutto sarà messo in discussione.

Sempre tratta dall’opera letteraria omonima di Carlo Bonini (Giangiacomo Feltrinelli Editore), ideata da Carlo Bonini e Filippo Gravino e scritta da Filippo Gravino, Carlo Bonini, Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, la serie è anche ispirata al film ACAB anch’esso prodotto da Cattleya con RAI Cinema e diretto da Stefano Sollima, produttore esecutivo della serie. Del cast del film di Sollima del 2012 c’è però soltanto Marco Giallini che torna ad interpretare Mazinga, ma in modo alquanto distaccato, soprattutto in quanto a memoria: non mi ricordavo il primo Mazinga – ha rivelato in occasione della presentazione di ACAB la serieho comunque ritrovato un Mazinga diverso, non mi sono sentito proprio quel Mazinga del film, un film che ho amato molto di cui ho bellissimi ricordi, ma non sono stato addosso al mio personaggio di allora”.

Un Mazinga comunque affezionato al vecchio modo di fare Polizia, dove l’ordine si mantiene con la violenza, ma trova nella cura delle proprie piante la migliore terapia. L’incidente di Pietro Futura, gli farà mettere in discussione i sacrifici fatti per il proprio lavoro, facendogli scorgere che forse ci può essere una vita fuori dalla Polizia. Pietro invece, interpretato da Fabrizio Nardi, affezionato al vecchio modo di fare polizia e contrario alle nuove idee liberali che i politici cercano di far entrare nel Reparto Mobile, obbligato a lasciare la Polizia cui aveva dato tutto, farà i conti con una vita al di fuori del lavoro per lui senza senso e con una moglie ormai stufa del loro matrimonio interpretata da Donatella Finocchiaro.

La polizia di oggi ha aperto le sue porte alle donne, ecco allora che in ACAB La serie compare Marta Sarri: il lavoro che ho fatto su Marta è stato quello di eliminare il più possibile la mia parte femminile – racconta Valentina Bellè che la interpreta – lei arriva da una relazione tossica e violenta e pensa che la soluzione migliore per proteggersi sia avvicinarsi al maschile testosteronico e violento“. Marta è una madre single di una ragazzina di 13 anni e una delle poche donne del Reparto Mobile. È a suo agio in quell’ambiente fortemente maschile, dove si fa rispettare e dove ha trovato delle persone su cui può contare, in particolare sul collega Salvatore. È a casa che Marta fa più fatica a gestire la sua vita: vuole passare più tempo con la figlia e vuole tenerla lontana dall’ex marito con cui ha avuto una relazione turbolenta, ma il caos che dilagherà dopo l’incidente in Val di Susa rischierà di farle perdere tutto.

A Salvatore Lovato da vità Pierluigi Gigante che dice: “da una parte Salvatore ha la totale devozione al Reparto Mobile, dall’altra parte c’è un vuoto che tenta di colmare in maniera un po’ ambigua, ma è anche il suo desiderio più recondito”. Veterano, Salvatore ha combattuto nel Kurdistan Iracheno prima di unirsi al Reparto Mobile che è diventato la sua ragione di vita, tanto che è l’unico a vivere negli alloggi della caserma. Metodico e attento al proprio fisico, si allena tutti i giorni ed è marziale, quasi ossessivo, nel provare a prendersi cura di sé. Eppure Salvatore è incapace di intrattenere le più semplici interazioni sociali al di fuori della caserma, al punto da essere finito in una relazione a distanza con una donna che non ha mai visto.

A dirigere il vecchio/nuovo cast, come detto, Michele Ahlaique: “mi ha colpito la possibilità di costruire due sfere, la privata e la pubblica, quella cioè con la divisa, e paradossalmente sono partito dalla fine, cioè dalla musica che ho chiesto i Mokadelic”. Ecco come Marco Giallini, Adriano Giannini, Valentina Bellè e Pierluigi Giganti ci hanno raccontato i loro rispettivi personaggi, e come il regista Michele Ahlaique ci ha parlato del suo approccio a ACAB La serie: