Sincerità. Più di ogni altra qualità, ad Achille Lauro, al secolo Lauro De Marinis, va riconosciuto il fatto che in tutto ciò che dice e fa ci crede veramente e con tutte le sue forze. Così come ha creduto nel modo tutto suo di essere sul palco di Sanremo 2021 per tutte e cinque le serate di un Festival così atipico con i suoi quadri altrettanto surreali. E così come crede nel suo nuovo album, il sesto di inediti della sua carriera, anticipato dai singoli Solo Noi e Marilù, in cui si racconta, sempre con sincerità, e che per questo si intitola semplicemente Lauro (Warner music/Elektra). A cominciare dalla copertina: “è una cover minimalista, è una tela, in realtà uno di cinque miei quadri – ci racconta Achille Lauro in conferenza stampa – e rappresenta la metafora della vita con la contraddizione di un gioco per bambini che raffigura un impiccato, dove non può esserci il nome completo, per questo c’è una O rossa che rappresenta una fine, o come quando alle elementari ti correggevano un compito, ma per me è un modo di dire che rifiuto una fine, e che c’è un nuovo principio. Le lettere sono associate a generi musicali che hanno rappresentato qualcosa nella mia vita artistica, come ho mostrato a Sanremo: il glam rock, cioè la scelta di essere tutto o niente; il rock ‘n roll che è la sessualità, la voglia di cambiamento, la parte spensierata del disco; la popular mucis, il pop, che in Italia è visto come di poco valore senza nulla di artistico, quindi vuol dire il farsi un’idea sbagliata di qualcuno; il punk rock, icona della scorrettezza, dell’anticonformismo, il mio non seguire mai quello che funziona, di essere sempre unico e originale, mentre i ragazzi di oggi vedono quello che funziona e lo emulano, per me Dio benedica chi se ne frega; e la classic orchestra, per me gli elementi di un orchestra sono solisti ma insieme vanno a formare la grande opera, che è un po’ ciò che accomuna tutti noi. E già da qui potete ben capire cosa si nasconde dietro tutto ciò che faccio, voglia, ispirazioni, non è solo mettiti un costume o una parrucca, dietro c’è la voglia di portare qualcosa di più grande della musica, che ha comunque già un suo valore…”
Poi parla di Lauro, la sua nuova creatura: “il disco nasce in maniera spontanea, io scrivo non solo canzoni, quindi molte frasi le trovate anche nel mio libro ’16 marzo’ uscito l’anno scorso, e sono riflessioni su di me, su chi sono, sull’amore e le sue mille facce, l’amore corrisposto o no, sul cinismo, la sensazione di guardare il futuro sognando. E ci tengo a dire che sono canzoni autorali, anche nel testo più semplice c’è la ricerca della parola. Lauro si divide in due macroaree, la prima introspettiva, che esplora la tempesta dell’anima, il tormento perenne dell’artista, il sognatore, la seconda area è punk rock e grunge, dunque lato A, introspettivo, e Lato B più leggero. Non mi interessa che tutti vi si rispecchino, ma che il messaggio sia compreso, e vi chiedo di averne cura”
Spazio anche ai ringraziamenti, dopo tante scelte che, racconta l’artista romano, sono state da molti considerate sbagliate: “ma sono stato fortunato – dice – con la mia discografica che mi ha dato fiducia, con Fiorello e Amadeus che mi hanno voluto a Sanremo dove ho avuto piena libertà”. E infine la prudenza. O meglio, la saggezza che non ti aspetti sui prossimi live: “sono in programma e appena sarà possibile poterli fare in sicurezza, li farò. L’Italia è un paese basato sulla cultura, spero quindi che ciò che sta accadendo nel mondo del calcio con la riapertura degli stadi, accada anche per la cultura, ma bisogna prima uscire da questa situazione e poi anche ripensare il mercato, non tanto per ma che posso stare anche senza concerti, ma per tutti quelli che ci lavorano“. Ecco una videosintesi della presentazione di Achille Lauro: