Quattro attori partono da Roma verso Napoli per partecipare a un provino teatrale. Un film on the road, dunque, che potrebbe anche rivelarsi noioso, se non fosse per il fatto che Paolo, Paolone, Andrea e Carlo sono quattro ragazzotti diversamente abili, ognuno con precise caratteristiche patologiche che presentano anche molti lati comici, e che sono praticamente fuggiti di notte con il pulmino del teatro dove lavorano, lasciando pure a casa i loro cellulari. La preoccupazione dilaga tra le famiglie e i compagni d’arte, e poi anche nelle forze dell’ordine, ma il clima resta sempre allegro e decisamente surreale, così da rendere Amleto è mio fratello di Francesco Giuffrè un film davvero godibile e divertente.
Amleto perché è quella l’opera di Shakespeare che i fantasticamente disabili quattro hanno deciso di portare al provino, visto che Amleto è un po’ matto come noi, dicono. Aggiungi poi guest star come Claudia Gerini nel ruolo del comprensivo ed empatico commissario di polizia impegnato nella loro ricerca, Vincenzo Salemme in quello di sé stesso, qui nel ruolo del direttore del Teatro San Ferdinando di Napoli, e molte altre a rappresentare gli strani personaggi nei quali i nostri strampalati eroi si imbattono durante il viaggio che, si sa, è sempre un’avventura.
Come il farmacista pignolo Francesco Paolantoni, il prestigiatore solitario del solitario circo Nino Frassica, la suora cieca ma mica scema Margherita Buy. Nel cast anche Tonia De Micco e Ilaria Loriga. E soprattutto loro, i quattro attori un po’ fuori di testa interpretati da loro stessi: Paolo Vaselli, Andrea De Dominicis, Carlo Di Bartolomeo, Paolo Giliberti.
Amleto è mio fratello pone un’altra pietra su quel muretto al contrario che punta non certo a separare bensì a unire e mescolare, sdoganando la disabilità ancora per molti condizione di emarginazione e diversità, sottolineando il ruolo terapeutico del teatro e della socializzazione, e il diritto di tutti alla libertà, alla bellezza e all’amore.
“Amleto è mio fratello nasce dall’idea di raccontare un argomento molto spesso relegato in un angolo, scomodo e a volte disturbante: il disagio psichico – spiega il regista che da 5 anni lavora in teatro con persone diversamente abili – Il film non vuole insegnare o dare giudizi, ma solo raccontare il mondo e i sogni di quattro ragazzi speciali, cercando di smontare i preconcetti sulla malattia mentale. Un progetto dove l’inclusione e il rispetto per la diversità rappresentano il motore trainante, perché sono profondamente convinto che il cambiamento di una società deve iniziare proprio con l’accettazione di ciò che è lontano da noi, e questo film vuole essere un piccolo ma significativo passo in quella direzione.
La storia che raccontiamo è semplice come lo possono essere certi sogni. La fuga per i nostri protagonisti significa non solo uscire dal mondo che li protegge, ma soprattutto toccare con mano quel senso di libertà che molto spesso non si può concedere a chi soffre di disturbi mentali. Durante il viaggio i quattro si troveranno nel mondo al di là del loro. Un mondo che non è lì per proteggerli ma per accoglierli. E solo chi ha un’anima pura come la loro potrà cogliere la loro sana follia! Perché come dice uno dei personaggi del film: meglio pazzi che tristi!”. Amleto è mio fratello arriva al cinema giovedì 31 agosto con una proiezione speciale alle 18 all’Uci Cinemas Porta di Roma alla presenza del cast.