Anna è una serie bellissima. Tratta dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti che ha voluto anche dirigerla, racconta di un mondo racchiuso in un’isola che è la Sicilia dove gli adulti sono stati sterminati uno ad uno da un virus chiamato La Rossa perché le prime avvisaglie arrivano sulla pelle sotto forma di macchie vermiglie e sanguinolente, poi sopraggiunge la tosse, lo sfiancamento, il respiro che si fa corto, e la morte. I bambini restano vivi, ma poi crescono, e nel bel mezzo di quel passaggio dall’infanzia all’età adulta che si chiama pubertà, si costellano pure loro di stelle scarlatte e si avviano al saluto finale di questa vita. Nel frattempo però si organizzano. Ma il mondo dei bambini generato dall’epidemia dei grandi non è un paese dei balocchi né un regno delle fiabe, somiglia più a un Luna Park dell’orrore o a un lugubre parco dei divertimenti dove il gioco più in voga è sopravvivere o morire. E, se possibile, divertirsi pure a comandare e a sentirsi superiore e migliore degli altri. I bambini, via via che crescono avvicinandosi alla precoce fine dei loro giorni, sono crudeli, cattivi, godono delle debolezze e delle sofferenze altrui, costringono, incatenano, sopraffanno, umiliano, uccidono, magari indossando il vestito di Biancaneve, compiendo sacrilegio. L’innocenza muore, non ne resta alcuna traccia, la libertà lascia sfogo alle più perverse inclinazioni che, data la giovanissima età, si supporrebbero innate, anche se probabilmente dietro c’è la solitudine, la paura, l’assenza di certezze, esempi, guide.
Anna no. Anna è stata preparata bene da sua madre che, morente, le ha fatto promettere solennemente che si sarebbe presa cura del fratellino Astor e che avrebbe seguito le regole che fino a che è riuscita a farlo, ha scritto lei stessa a mano nel Libro delle cose importanti, un’eredità preziosa che Anna porterà sempre con sé fino a che non avrà regole sue, più consone a ciò che il mondo è diventato. Anna vive la sua vita come in un tempo accelerato mentre il tempo reale, paradossalmente, scorre piano: da figlia egoista si fa sorella accudente, poi madre leonessa e infine anche amante consolatoria e infinr per certi versi vedova. Ma il mondo nuovo che cerca, quello al di là della striscia di mare che separa la Sicilia dal continente, forse esiste davvero, anche se non sta esattamente dove se l’era immaginato. Il viaggio di Anna dalla sua casa verso il mare aperto è una vera e propria odissea con prove durissime da superare, incontri belli e brutti da fare, perle di saggezza da raccogliere qua e là ad ogni nuova esperienza. Un sentimento forte verso l’altro ereditato da una promessa da capezzale e un coraggio scaltro, forse strascico di un’incoscienza infantile, saranno le sue armi per sfidare una sorte che non vuole accettare.
La telecamera indugia su corpi gonfi di morte e montagne di ossa, non fa sconti alla visione di un mondo oscuro che fa e deve fare paura, tra giochi grotteschi e colorati, personaggi surreali e al tempo stesso veri, contraddizioni che trovato il giusto impatto visivo in immagini che contrastano con loro stesse. I luoghi scelti da Niccolò Ammaniti in un lungo e largo viaggio per la Sicilia, vengono trasformati in panorami apocalittici e spettrali senza tuttavia perdere la loro bellezza intrinseca e incancellabile: dalla splendida Villa Valguarnera di Bagheria resa dalla perfida Angelica il suo regno di piccoli schiavi blu dove è libera di ripetere ossessivamente un rito di morte sperimentato da bambina, alle strade boscose delle riserve naturali come Visicari, la diga e il grande lago di Rosamarina, Torre Faro, la Fiera di Palermo, Vucciria e i crateri Barbagallo sul versante sud dell’Etna. In ognuno di questi luoghi Anna compie un passaggio-rito della sua esistenza-missione, perdendo e ritrovando più di una volta il piccolo Astor, affinando consapevolezze e soluzioni, sopravvivendo al dolore, alla fame, alla morte, vincendo e perdendo, anche una parte di sé stessa.
Nulla di tutta questa magnifica visione che sconquassa e accende sensazioni ed emozioni sarebbe stato possibile senza un cast perfetto e a fuoco incastonato nella storia. Anna in primis, interpretata da una sorprendente, anche in quanto esordiente, Giulia Dragotto, così diversa peraltro dal suo alter ego scenico per sua stessa ammissione; sua madre Maria Grazia interpretata da Elena Lietti già voluta da Ammaniti ne Il Miracolo; il piccolo Astor è Alessandro Pecorella, anche lui alla sua prima esperienza attoriale; mentre a Roberta Mattei è stato affidato un personaggio meraviglioso che lei stessa definisce “funzionale, ma non solo, una ragazza che in realtà ha una forte personalità; era facile – spiega – visto quello che porta con sé, spostarla verso una situazione più disagiata e remissiva, in realtà è una persona che vive la propria natura, o meglio, si abbandona a essa”. “Ed è l’unico adulto che resta vivo in questo un mondo di nani” taglia corto Ammaniti, che dice anche “se c’è una morale in Anna forse è solo cosa noi lasciamo ai nostri figli, e quanto il passato conta per immaginare un futuro”. Clara Tramontano è la terrificante Angelica e Giovanni Mavilla il tenero Pietro. Mentre in ruoli più o meno marginali troviamo anche Tommaso Ragno, Nicola Nocella, Sara Ciocca, Miriam Dalmazio. Anna, nuova serie originale Sky, è da venerdì 23 aprile su Sky e NOW con tutti gli episodi. Non vederla tutta d’un fiato sarà davvero difficile. La videointervista a Giulia Dragotto e Elena Lietti: