Se siete stati in Egitto, non potete perdervi la visione colorata e cangiante dell’arte più misteriosa e magica del mondo rivista e reinterpretata da Luigi Ballarin: Antico Egitto La vita oltre la vita il titolo della sua personale appena inaugurata nelle sale dell’Accademia d’Egitto a Roma dove resterà allestita fino al primo giugno. E se invece in Egitto non ci siete mai stati, non potete perderla comunque perché a colpi di colore evocherà in voi il fascino di un mondo distante nel tempo e nello spazio, instillando nella vostra mente e nel vostro cuore un desiderio irrefrenabile di raggiungerlo.
Sono otto le opere esposte ad illuminare le pareti della sala. Riconoscibili ai più i simboli tipici della cultura e della scrittura egiziana, quelli diventati comuni e noti nel mondo: dallo scarabeo sacro, amuleto e compagno dell’ultimo viaggio, alla chiave della vita o del Nilo, dall’occhio di Horus o di Ra che protegge, al leggendario serpente: li troviamo tutti insieme su piccole mattonelle scure riunite in un grande quadrato, che racchiude quindi simboli di vita e di morte, come l’intera esposizione.
“Gettare ponti tra mondi lontani è ciò che fa l’arte in un incontro felice di pensiero ed emozione, noi ci rinnoviamo ogni volta che siamo di fronte ad opere che sollecitano il nostro interesse e attivano in noi quel sentire con il cuore e con la mente – dice Luigi Ballarin – L’opera diviene il luogo magico nel quale dialogano realtà diverse che, altrimenti, non si sarebbero mai incontrate. Gli scenari reali ed immaginari dell’arte sono un contributo prezioso all’incontro e alla crescita di un patrimonio condiviso”.
Ed ecco quindi i sarcofaghi, ultime dimore preziose ed eterne, effetto fotografia/mosaico, esposte a trittico o in solitaria. Ma prima tra tutte, la grande rivisitazione dell’opera più imponente e suggestiva davanti alla quale – quella reale – ci si sente piccoli e vulnerabili: il tempio di Abu Simbel, fatto erigere da Ramses II ad Assuan, monumento imponente e autocelebrativo, quattro enormi statue a rappresentarlo e piccole effigi qua e là per il resto della famiglia. Nella versione di Ballarin, è una vera e propria esplosione cromatica, le quattro statue del faraone sembrano stese su un tappeto appeso ad asciugare, nulla scompare dell’imponenza dell’opera orignale, eppure l’effetto è rassicurante.
Come da invito dello stesso Luigi Ballarin che giriamo agli imminenti visitatori di Antico Egitto La vita oltre la vita, vi suggeriamo di toccarle queste opere, di passarvi sopra con le dita per percepirne i rilievi e gli spessori. Acrilico, smalto, segni e disegni imperfetti se li guardi da vicino, è vero, ma meravigliosi e impeccabili in una visione d’insieme alla giusta distanza fisica.
La vita oltre la vita, e cioè la morte, riacquista colore. Come se non se ne dovesse avere più paura, neanche davanti al Dio che ti pesa il cuore, e cioè l’anima, per decidere del suo destino.