Anche Brad Pitt si dà alla fantascienza. Ad Astra è il nuovo film di James Gray presentato a Venezia 76 dove è stato applaudito da pubblico e addetti ai lavori, non certo meno di quanto in Laguna non sia stato applaudito e sommerso dai fan lo stesso Brad Pitt, peraltro in forma smagliante (qui il video del red carpet). Ma torniamo al film che sarà in sala dal 26 settembre, dove Brad Pitt, che ne è anche produttore, affiancato da un cast d’eccezione composto da Donald Sutherland, Tommy Lee Jones e Liv Tyler, dà vita a Roy McBride, un ingegnere dell’esercito che si spinge oltre, attraversa cioè il sistema solare per cercare indizi e cause del fallimento della spedizione di suo padre partito anni addietro per una missione di sola andata verso il pianeta Nettuno alla ricerca di prove di vita extraterrestre. Ovviamente spera di ritrovare il padre. “La fantascienza è un genere più difficile di quello che sembra, perché ci sono solitamente elementi fantastici – ha detto James Gray – quello che ho voluto fare è stato mostrare la più realistica rappresentazione possibile del viaggio spaziale che sia mai stata vista al cinema”.
La mascolinità è il tema sul quale si è incentrata a Venezia 76 la conferenza stampa di Ad Astra, o meglio una definizione della mascolinità che fosse giusta per la storia cercata insieme da attore e regista, che peraltro sono anche grandi amici: “siamo cresciuti entrambi in un’epoca in cui ci veniva chiesto di essere forti, dove le debolezze naturali non dovevano emergere – ha detto Brad Pitt – e questo se ha un certo valore, perché permette di tenere testa alle sfide che si presentano ma è anche una barriera creata verso noi stessi, che ci fa negare i dolori, i vincoli reali o immaginari e i rimpianti della vita, mentre essere più aperti ci permette di instaurare relazioni migliori con gli altri”. Altro riferimento comune per James Gray e Brad Pitt sono, secondo quest’ultimo, i film degli anni Settanta: “sono ancora un punto di riferimento per me – ha rivelato Brad Pitt – in questi film c’erano personaggi molto complessi, né buoni, né cattivi, ma umani con storie più complesse che a me piacciono di più, perché nella realtà non esiste solo il bianco e il nero”. Di una cosa siamo certi: quello dell’astronauta non sarebbe mai potuto essere il suo mestiere: “trovo lo spazio, specialmente in questo film – ha rivelato senza mezzi termini – inospitale e solitario, e infatti lassù dobbiamo essere tenuti in vita da supporti come la tuta, la nave spaziale… mi trovo meglio nella natura, all’aperto con buoni amici”. E dal momento che Ad Astra potrebbe essere candidato agli Oscar, non sarebbe male una bella statuetta come migliore attore protagonista, ma lui elegantemente glissa: “vorrei che prima il film fosse presentato e sono davvero curioso perché è stato un film sfidante e tutti ci hanno lavorato molto per realizzarlo, penso che abbia molto da dire e che ci fa riflettere su domande relative a chi siamo, alla nostra anima e al nostro scopo nella vita, non vedo l’ora di vedere come sarà recepito… Certo quando sei tu a vincere è meraviglioso, ma anche quando tocca agli altri sei comunque contento perché sono tuoi amici…ok, ho sviato la domanda…” Perdonato. Ecco allora Brad Pitt che a Venezia 76 parla di Ad Astra in conferenza stampa: