Presentato lo scorso ottobre ad Alice nella Città, anche Buio vede la sua luce sul piccolo invece che sul grande schermo, causa sale chiuse per Coronavirus. Diretto da Emanuela Rossi, Buio è però il primo film che arriva su MyMovies giovedì 7 maggio in direct to video grazie all’adesione all’iniziativa di oltre 80 sale cinematografiche: sono infatti gli stessi esercenti ad invitare il pubblico alla visione on demand attraverso le proprie mailing list con link personalizzati per ciascun cinema, con il prezzo del noleggio pagabile direttamente sul sito del distributore. Alle 21 l’anteprima del film e il pubblico di questa proiezione potrà assistere a una presentazione che vedrà la presenza della regista, delle attrici protagoniste e dei produttori. Buio è una favola dark e distopica che vede protagonista Denise Tantucci, che appena possibile vedremo anche in Tre piani di Nanni Moretti, e di cui vi riproponiamo la videointervista realizzata ad Alice nella città dove ci racconta anche dei suoi progetti. Nel cast Valerio Binasco, Gaia Bocci, Olimpia Tosatto, Elettra Mallaby e Francesco Genovese.
Stella, Luce e Aria sono tre sorelle tenute segregate in casa dal padre perché fuori, racconta loro, c’è l’Apocalisse. Solo lui esce, bardato da capo a piedi tipo i medici e i paramedici del nostro tempo da Coronavirus, e lo fa per cercare del cibo da portare a casa, quello che trova in quel mondo fuori, distrutto e pericoloso. Soprattutto per le donne, che vengono bruciate dal sole divenuto troppo potente. Ma è davvero così? Anche Stella un giorno uscirà da quella che sembra una quarantena senza fine…
“Vorrei tranquillizzare tutti: Buio non è un film autobiografico – dice Emanuela Rossi – Eppure, Buio parla di me. La prima immagine di questo film è quella di una ragazza che sta soffocando, cerca la luce nell’oscurità di un interno domestico. Vengo da una famiglia marchigiana molto religiosa: a questa educazione oggi sono grata, soprattutto per il senso del sacro che mi ha regalato, ma a suo tempo ha significato soffrire per un ‘terrore’ del peccato che pervadeva un po’ tutto, specie in una famiglia con sei figlie femmine. Il mondo fuori? Contaminato, dunque meglio restare a casa, evitare le feste. Da quel senso di claustrofobia nascono molte delle atmosfere di Buio: ogni cosa parla in qualche misura di me. C’erano sicuramente modi più realistici per raccontare una ragazza di provincia soffocata dalla famiglia, ma cercavo un’astrazione che – tornando con la mente ai miei ricordi di giovane spettatrice – trovavo più in certi film alla Hitchcock che in un cinema naturalistico. E c’era un altro soffocamento che io volevo esprimere, la mia paura per una catastrofe ambientale che da tempo sentivo arrivare, sempre più imminente. Soffro per l’inquinamento e per i cambiamenti climatici da quando è nata mia figlia, e sono anni che d’estate mi angoscio per il troppo caldo. Mi chiedevo: ma se le temperature salissero ancora e non potessimo più uscire? Se dovessimo stare sempre rinchiusi, come in un libro di Ballard? Da qui è nata l’idea di un film sulla quarantena, sul confinamento in casa, che poi in un attimo, pochi mesi dopo, è diventata tragicamente attuale”. La nostra videointervista a Denise Tantucci: