Pino Carusone, questo il vero nome, non è dunque il figlio naturale di Renato Carosone. Questo il piccolo scoop, se così vogliamo chiamarlo assieme ai produttori di Groenlandia, Sydney Sibilia e Matteo Rovere, di Carosello Carosone, il film TV dedicato a Renato Carosone diretto da Lucio Pellegrini su Rai 1 giovedì 18 marzo. Ed è stato proprio Pino, oggi ultraottantenne, a volerlo rivelare soltanto a loro in occasione dell’omaggio televisivo a suo padre, perché effettivamente andando a cercare in giro come ho fatto io, di Pino Carusone (il vero cognome del musicista era infatti Carusone con la u) è scritto ovunque che è nato il 28 maggio 1939, più di un anno dopo il matrimonio di Renato e Lita celebrato a Massawa il 2 gennaio 1938. Così mi sono molto stupita quando, vedendo il film in anteprima, ho saputo che in realtà quando Renato ha incontrato la donna della sua vita, lei aveva già un figlio che lui ha accolto nella sua vita proprio come fosse stato suo. Particolare del quale non parla neanche il libro Carosonissimo di Federico Vacalebre ( Arcana Editore) cui Carosello Carosone è liberamente ispirato. Il che nulla cambia, ovviamente, se non portare ulteriori punti a Carosone anche come uomo, moderno e intelligente in un’epoca in cui una ragazza madre, come qualcuno chiama purtroppo ancora oggi le mamme single, non era considerata certo un buon partito.
Detto ciò, Carosello Carosone è un bel film, e lo è anche grazie al cast, Eduardo Scarpetta in primis, discendente di quell’Eduardo Scarpetta, già visto e applaudito ne L’amica geniale e in Capri Revolution, scelta perfetta per il ruolo del protagonista; ma anche grazie a Vincenzo Nemolato (Paradise, Gomorra 2, Il racconto dei racconti, 5 è il numero perfetto, Martin Eden) che incarna un vulcanico Gegè Di Giacomo, batterista, fantasista, cantante, macchietta, e amico fidato di Carosone sempre al suo fianco; e anche grazie a Ludovica Martino (Skam Italia, Il Campione, Sotto il sole di Riccione) in un ruolo inedito, diverso da tutti i suoi precedenti, quello di Lita Levidi, ballerina, madre di Pino e compagna di Renato Carosone per tutta la vita. C’è anche Marianna Fontana in un prezioso cameo che riporta per qualche minuto in vita la mamma del protagonista. E, ciliegina sulla torta, ci sono le musiche di Stefano Bollani, che ne ha anche dovuta scrivere qualcuna da attribuire al giovane Carosone.
Carosello Carosone racconta quindi l’artista, il ragazzo cresciuto con la sua musica che il regalo più bello che ha avuto è stato un grammofono usato compratogli dal padre che usò per ascoltare i già grandi e rubare un po’ d’arte e fantasia, il talento quello no, ce lo aveva già di suo. E racconta anche l’uomo, quello sempre leale con i suoi amici e sincero con le persone, che all’apice della sua carriera che lo fece conoscere al mondo intero come musicista rivoluzionario che mescolava la canzone napoletana alle sonorità africane e allo swing, decide di ritirarsi per godersi la sua famiglia. Carosello Carosone inizia dalla Carnegie Hall di New York e dal 1958, da un sogno quindi che si avvera per Renato Carosone e la sua band dopo una sorta di giro del mondo in musica e allegria. E da lì va a ritroso fino al diploma in pianoforte al Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli, al primo viaggio in Africa, al trio Carosone con il chitarrista olandese Peter Van Wood e Gegè Di Giacomo, all’incontro fondamentale con il paroliere Nisa (Flavio Furno) da cui nasceranno canzoni come Tu vuò fà l’americano, Torero, Pigliate ’na pastiglia, Caravan Petrol, O’ sarracino, fino alle prime apparizioni in quella scatola magica e sconosciuta chiamata televisione. Il nostro videoincontro con Eduardo Scarpetta, Ludovica Martino, Vincenzo Nemolato, Sydney Sibilia e Matteo Rovere, Lucio Pellegrini, e Stefano Bollani: