Una passione che nasce piano, sottovoce, e che poi travolge e avvolge, uno scoppio nel cuore e nell’anima, una felicità intensa e un dolore forte al tempo stesso. Chiamami col tuo nome, il nuovo film di Luca Guadagnino in sala da giovedì 25 gennaio con Warner Bros. Entertainment Italia a poco più di due anni da A Bigger splash, racconta questo. Passione che esplode inaspettata e lacerante tra le mani di Elio (Timothée Chalamet), diciassettenne colto di famiglia colta, che scrive musica e suona pianoforte e chitarra, alle prese con la scoperta che più sconquassa nell’adolescenza, quella della propria sessualità, della carnalità, dell’amore fisico, bello e terribile al tempo stesso, e lo sperimenta a 360 gradi. Elio scopre il sesso con l’amica Marzia (Esther Garrel), ma poi si innamorerà di Oliver (Armie Hammer), lo studente americano che bello e affascinante è dire poco, ospite della villa sul fiume della famiglia di Elio dove tutti insieme passeranno l’estate: proveranno a resistere, ma poi saranno attratti come calamite e così legati da scambiarsi i nomi. Tratto dal romanzo omonimo di di André Aciman e sceneggiato da James Ivory, fresco di ben quattro candidature agli Oscar 2018 – come miglior film, per il miglior attore protagonista Timothée Chalamet, per la miglior sceneggiatura non originale e per la miglior canzone, Mystery of Love di Sufjan Stevens – Chiamami col tuo nome ci riporta ai primi anni ottanta dove sorprendono l’apertura e la generosità mentale del padre di Elio (Michael Stuhlbarg), eminente professore universitario specializzato nella cultura greco romana, e di sua madre Annella (Amira Casar), traduttrice con la passione della coltivazione della frutta, quando intuiscono dell’amore sbocciato tra i due ragazzi, lei pronta ad accogliere il dolore del figlio alla separazione, lui, il padre, con un discorso finale sulle emozioni da vivere senza proteggersi troppo affinché il cuore non si spenga che trasuda rimpianti e tristezza per il tempo andato e che potrebbe anche annoverarsi tra i monologhi più belli della storia del cinema. Oliver farà la sua scelta, Elio speriamo poi ne faccia un’altra. Ma forse ne sapremo presto di più perché già si parla di un sequel di Chiamami col tuo nome, del resto il romanzo prosegue negli anni rispetto al film.
“Io non ricordo di aver mai avuto una storia d’amore così appassionata come quella del mio personaggio – ci dice nella nostra videointervista Timothée Chalamet (Homeland, Hostiles) – ed è stata questa la mia esperienza: cercare di interpretare un ruolo che riguardi un rapporto d’amore così intenso che va al di là della sessualità e che non è necessariamente un amore gay, etero o per le pesche. Se siamo in grado di andare oltre le etichette, credo che possiamo davvero essere liberi, ed è importante la capacità di impegnarsi a fondo nei confronti dell’amore e anche della sofferenza e del dolore”. “Con Luca Guadagnino si lavora in straordinaria libertà – dice Armie Hammer (The social Network, Final portrait) – è stato possibile per noi esprimerci nel modo in cui ritenevamo più giusto in quel momento, prendere degli oggetti, muoversi nello spazio della stanza e se interveniva lo faceva sempre con un tocco molto leggero”. Poi sulle quattro candidature di Chiamami col tuo nome all’Oscar 2018: “siamo felici e orgogliosi – commenta Luca Guadagnino – del percorso del film molto pacato e minimale che ha avuto questo risultato e che insegna che la passione e l’inaspettato vanno mano nella mano”. Si definisce invece “sconcertato” il 23enne Timothée Chalamet: “ancora non riesco a crederci, mi sembra un sogno, sono pieno di gratitudine perché da giovane artista è molto rassicurante ricevere segnali come questo che ti incoraggiano a continuare ad inseguire la carriera che hai scelto e che forse è quella giusta”. Di questo e di altro abbiamo parlato nel nostro videoincontro con Luca Guadagnino, Timothee Chalamet e Armie Hammer: