Un film sul dolore e la malattia raccontata però con ironia. Non allegria. Ironia. Una commedia dove si piange e di ride, esattamente come dovrebbe fare il cinema, raccontare storie e regalare emozioni, esattamente com’era nell’intento del regista, Francesco Bruni, che ha scelto Kim Rossi Stuart per interpretarlo sul grande schermo con il nome di Bruno. Cosa sarà, presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma come film di chiusura e in queste stesse ore al cinema, è infatti la sua storia, romanzata e “complicata ad arte” dice il regista, ma la sua storia, quella di un uomo al quale tre anni fa è stato diagnosticato un tumore del sangue, la mielodisplasia, affrontato e, si spera, definitivamente risolto con l’aiuto del fratello.
Bruno è dunque un regista, è separato da sua moglie Anna (Lorenza Indovina) con la quale ha però ha mantenuto un bellissimo rapporto, e due figli: la forte Adele (Fotinì Peluso) e il fragile Tito (Tancredi Galli). Poi arriva la malattia, scoperta per caso come spesso accade: Bruno ha bisogno di un trapianto di cellule staminali, i suoi figli non possono aiutarlo perché soffrono di allergie, suo padre Umberto (Giuseppe Pambieri) è troppo avanti con l’età, fratelli e sorelle Bruno non ne ha. O forse sì… E intanto si chiede, come farebbe chiunque di noi, Cosa sarà di lui…
Un viaggio bellissimo e delicato nella paura, quella di morire, nel dolore, tra alti e bassi, botte di fiducia e crolli di speranze, ma nulla è stereotipato, né scontato, il percorso di Bruno è descritto con un realismo spiazzante e una tenerezza straziante, eppure non c’è nulla di melenso, non c’è pietismo, si partecipa alla sua avventura, si tifa per lui, si ride alle sue battute, a quelle della moglie e dei suoi figli che no, non sono perfetti, perché nessuno lo è. Non lo erano neanche sua madre e, tanto meno, suo padre. Ma l’amore che scorre tra tutti loro si tocca con mano e sgorga fiducia e voglia di credere che Bruno, e un po’ tutti noi, ce la può fare a rialzarsi, a guardare avanti, e oltre. Cosa sarà ci ridà fiducia anche nella medicina che mai come oggi sappiamo quanto serva, nel film incarnata da un medico (Raffaella Lebboroni) apparentemente freddo e invece… ci fa ricredere sui rapporti umani, e non solo quelli stretti e familiari, è commovente ad esempio la dedizione dell’infermiere Nicola Nocella che sfiora l’amore, così come il tornare sui suoi passi di Fiorella (Barbara Ronchi)… Il nostro videoincontro con Kim Rossi Stuart, Francesco Bruni, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Raffaella Lebboroni: