Dostoevskij: videointerviste ai fratelli D’Innocenzo, Filippo Timi, Carlotta Gamba, Gabriel Montesi, Federico Vanni

di Patrizia Simonetti

Un serial killer e un detective che gli dà la caccia restandone via via sempre più ossessionato. I due hanno molto in comune, a cominciare dal dolore e dall’orrore che la vita ha riservato a entrambi. E quando il primo uccide, è proprio per guarire le sue vittime da questa assurda malattia di vivere. Il poliziotto si chiama Enzo Vitello, l’assassino lo chiamano Dostoevskij perché lascia sempre un foglio di carta con su scritto il killer-pensiero e il racconto della morte offerta. Ideata, scritta, diretta e prodotta da Damiano e Fabio D’Innocenzo, Dostoevskij è la loro prima serie televisiva – anche se già sbarcata al cinema divisa in due parti lo scorso luglio dopo l’anteprima mondiale a Berlino – e andrà tutta subito da mercoledì 27 novembre su Sky e NOW, e cioè con tutti i suoi sei episodi disponibili e con le sue atmosfere cupe, inquietanti e desolate come l’anima dei suoi personaggi.

Ma Dostoevskij va oltre i precedenti lavori dei due fratelli nel raccontare l’oscurità dell’animo umano, il buio e l’orrore che ci si possono annidare, anche con una certa invasione fisica e corporea e una discreta dose di splatter. Per cui, a chi si fosse chiesto se passando dal grande al piccolo schermo si siano tenuti, la risposta non è un semplice no, bensì un no, anzi… La serie ci assomiglia talmente che non possiamo credere che ci siamo spinti così tanto – ci rivelano nella nostra videointervista – è come se fosse una nostra autobiografia sentimentale; l’arte ci permette di comprendere qualcosa di noi che ancora fatichiamo ad accettare”. Dostoevskij racconta dunque di un assassino seriale che sceglie le sue vittime a caso, il che è ancora più inquietante perchè non esiste un criterio che possa minimamente identificarlo o permettere di proteggere una determinata categorie di persone, la sua follia è universale, in qualche modo democratica, ad ampio spettro come un antibiotico, senza remore né pudori, e senza scrupoli davanti a donne e bambini.

Ma soprattutto racconta la storia di Enzo Vitello, magistralmente interpretato da Filippo Timi, un uomo tormentato e dilaniato da una malattia invisibile e pericolosa che lo ha condotto a una continua e lacerante lotta contro sé stesso e anche ad abbandonare sua figlia Ambra, ora tossicodipendente e autodistruttiva, incarnata altrettanto magistralmente da Carlotta Gamba. Lei ne scoprirà il motivo in modo devastante per la sua fragilità quando lui le svelerà il suo segreto, e quell’apparente punto di rottura definitiva, vedrà paradossalmente la luce di un possibile nuovo inizio. Nel frattempo però, senso di colpa e rancore appesantiscono ulteriormente il loro rapporto e i loro cuori, incapaci a ritrovare un legame perso troppi anni prima: “non sei mai venuta a prendermi a scuola – gli dice Ambra – è così che si frequentano le persone sbagliate, e si diventa una persona sbagliata”. Ma lei non sa.

Niente rosa e fori neanche per il capo di Vitello: Antonio Bonomolo, interpretato da Federico Vanni, è un uomo disilluso che si è arreso alla vita, incapace persino di risolvere direttamente la sua situazione coniugale, tanto meno di decidere della sua esistenza: “c’è qualcosa in me di così irrimediabile che fa sì che io sopporti tutto questo” dice, come se la morte sia davvero l’unica soluzione della vita. E in questo è così vicino a Enzo Vitello da sentirlo amico, senza conoscerne la vera natura e non accorgendosi minimamente della sua trasformazione e identificazione con l’assassino. E poi c’è Fabio Buonocore, il giovane poliziotto che Antonio affianca a Enzo Vitello nelle indagini: ambizioso, ambiguo, a sua volta ossessionato dal detective e dal suo modus operandi, del quale però seguirà segretamente le tracce, e in un universo come quello dei D’Innocenzo, non potrà che venirne punito. Ad interpretarlo, un ritrovato Gabriel Montesi. 

L’indagine e la caccia a Dostoevskij avvicinerà tutti i personaggi della storia al bordo di un baratro, passeggeri volontari e ignari di un viaggio a ritroso alla ricerca del male originale tra orfanotrofi abbandonati e racconti di bambini strani, aggressivi, violenti che li hanno abitati, subendo filosofie infernali come quella di un improbabile mentore che recita:“l’unico modo per garantire a certa gente un futuro migliore, è darle un presente terrificante”. Non mancano i colpi di scena, come quello che segna la svolta per l’identificazione del serial killer e la rivelazione del segreto oscuro custodito da Vitello, ai quali però spettatori attenti e concentrati potrebbero forse anche arrivare prima grazie ad alcuni indizi. A tal proposito, domani 22 novembre esce il libro Indizi (La nave di Teseo) con la sceneggiatura, gli storyboard inediti della serie e gli schizzi di Damiano e Fabio D’Innocenzo, a raccontare come è nato l’universo di Dostoevskij, attraverso un costante confronto tra i fratelli. Noi intanto li abbiamo incontrati insieme al cast, ecco le nostre videointerviste ai fratelli D’Innocenzo, Filippo Timi, Carlotta Gamba, Gabriel Montesi, Federico Vanni:










Le foto sono di Angelo Costanzo