Se Dio è ovunque e fa un sacco di cose contemporaneamente, non può che essere una donna. Ne è convinta (e non solo lei) Emanuela Grimalda che dopo il successo televisivo di Volevo fare la rockstar, torna al suo vero amore, il teatro, con Dio è una signora di mezza età, autoironico monologo da lei scritto e interpretato e dalla lunga storia: i primi vagiti una decina d’anni fa mentre l’attrice triestina faceva sperimentazione con un insegnante americano, poi la messa in scena di una prima versione ridotta in Infinite o sfinite? con Paola Minaccioni, ed ora eccolo in versione “contenitore”, grazie anche alla collaborazione di Giovanna Mori, approdare sul palcoscenico del Teatro Golden di Roma lunedì 20 gennaio e lunedì 17 febbraio.
Un modo leggero e divertente per ricordare al mondo che le donne si spaccano in quattro, alla faccia del multitasking, per portare a casa la giornata tra lavoro, marito, figli, e tutto ciò che sembra remare contro, e che è alquanto evidente, e se ci si pensa bene anche logico, che siano dotate di un pizzico di magia o potere divino perché i salti mortali (o immortali) che fanno ogni santo giorno non possono definirsi davvero in nessun altro modo se non miracoli. Tutto ciò senza tuttavia alcuna pretesa di perfezione perché, si sa, anche un Dio donna ha una certa età, e quindi compaiono le rughe, la cieca sicurezza e fiducia in se stessa viene un po’ meno, ma tant’è, per cui ripetiamolo come un mantra: Dio è una signora di mezza età.
Emanuela Grimalda riveste alla perfezione il ruolo, anzi i ruoli, visto che incarna numerosi personaggi, tutti al femminile, piccoli grandi mostri che incontriamo tutti i giorni nella realtà e che forse siamo un po’ tutte noi. Ma in fondo, cosa c’è di male? L’importante è rendercene conto e riderci sopra. Siamo andati a trovarla alle prove dello spettacolo e ne abbiamo parlato proprio con lei, ecco dunque la nostra videointervista a Emanuela Grimalda: