Chi l’avrebbe mai detto che trascorrere una sera d’estate in un cimitero ad ascoltare i racconti dei morti poteva essere così piacevole… Lo è stato ieri sera grazie a Lino Guanciale e a Gabriele Coen e Stefano Saletti, protagonisti di Er Corvaccio e li morti, reading con musica tratto dai sonetti di Graziano Graziani raccolti nel libro omonimo, a sua volta ispirati a Mortacci di Sergio Citti, una produzione del Teatro Vascello di Roma dove lo spettacolo è andato in scena lo scorso novembre, riproposto in versione estiva e all’aperto nel grande giardino della Casa del Jazz per la rassegna I concerti nel Parco.
Nato e cresciuto a d Avezzano, madre ciociara e padre abruzzese, ma da sempre immerso nel romanesco casalingo e romano d’adozione, Lino Guanciale è perfetto nel ruolo del becchino narratore, scanzonato e saggio, che invita gli spettatori a entrare nel suo camposanto senza paura, per un tour decisamente insolito e surreale tra lapidi, fornetti, fosse comuni e forno crematorio, e ad ascoltare le vite e le morti di chi vi è sepolto, raccontate una ad una, con pungente ironia, dagli stessi ospiti della struttura. “Questo fatto di scherzare sulla morte non è solo una forma di esorcismo, una scioccherella scaramanzia – dirà a fine spettacolo Lino Guanciale come vedete nel video a fine articolo – è il tentativo di afferrare qualcosa che non si afferra, il destino ultimo, quello che tocca a tutti quanti e nessuno conosce“, dedicando poi un pensiero omaggio a Ada D’Adamo, la scrittrice morta lo scorso aprile a cui è appena andato postumo il Premio Strega 2023 per il suo libro autobigrafico Come d’Aria.
Lino Guanciale è perfetto anche nei loro ruoli, che siano maschili o femminili: li recita, li interpreta, li comprende e così li fa parlare, dando loro la sua voce, come facevano in vita e come continuano a fare in morte, una morte spesso paradossale e assurda da risultare esilarante. La madonnara e l’arrotino, il muratore e la pesciarola, il pessimista, la barbona e la mignotta, personaggi di una Roma oramai solo sotterranea che da tempo non ne popolano più la superficie, rivelano ai visitatori/spettatori vita e dipartita, tra ricordi, rimpianti e riflessioni, regalando dal loro modesto, umile e non di certo alto pulpito, perle di saggezza e morali degne di filosofi e maestri. E se la livella di Totò rende tutti uguali una volta orizzontali, Er Corvaccio e li morti va oltre perché le lezioni di vita e morte più belle, oneste, sincere e ammonitrici, sono quelle dei più emarginati e disgraziati, i poveracci, insomma, mentre politici e architette chic non fanno proprio una gran bella figura, manco da morti. Vince insomma il terra terra, che poi, stando in un cimitero, tutto torna.
E tra un gruppo di racconti e un altro, arrivando anche al graffitaro dei giorni nostri e al pestato a morte da poliziotti indegni con un omaggio dichiarato dal protagonista a Stefano Cucchi, Federico Aldovrandi e a tutte le vittime della violenza in divisa, c’è la musica live di fiato e corde, cui nel finale si aggiunge il tamburello di Lino Guanciale, di due musicisti d’eccezione come Gabriele Coen e Stefano Saletti che ci emoziona nel profondo, tra melodie di hit romanesche come Sinnò me moro e Nina si voi dormite, e divagazioni contaminate da sonorità evocative di luoghi altri da Roma, da Napoli alla Spagna, dall’Arabia all’Ucraina, perfette per fare pace con la morte, e un po’ pure con la vita.
Ecco un breve estratto dello spettacolo di ieri sera e le parole di Lino Guanciale al termine dello spettacolo: