Euforia, videointerviste a Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Isabella Ferrari e Andrea Germani

di Patrizia Simonetti

Due fratelli improbabili, per quanto sono diversi. Ognuno ha la sua vita e il suo modo di viverla: Matteo, ricco e gay, tra amici in terrazza, attico, cocaina e discoteche, Ettore con la sua mitezza, il suo lavoro di insegnante alle scuole medie e un’unica sregolatezza: aver tradito la moglie, ma solo per amore. Ci vorrà un fulmine a ciel quasi sereno per farli avvicinare, anche troppo. La malattia a volte separa, in questo caso invece Matteo irrompe con forza nella vita di Ettore, invade la sua vita e i suoi spazi, o meglio, lo catapulta nella sua di vita e nei suoi di spazi, tentando in ogni modo di nascondergli la verità, e cioè che la sua vita non sarà poi così lunga. Ma c’è comunque ancora un po’ di tempo per una botta di euforia, per quanto pericolosa perchè, proprio come quella che provano i sub quando è ora di risalire, potrebbe impedirci di tornare a galla. Euforia, scritta con Francesca Marciano, Valia Santella e con la collaborazione di Walter Siti e in sala da giovedì 25 ottobre con 01, è la seconda opera da regista, dopo Miele, di Valeria Golino che si prende applausi da tutto il suo cast amico: “la capacità di Valeria è stata dirompente – ci racconta nella nostra videointervista Valerio Mastandrea che interpreta Ettore – ci ha messo nelle condizioni anche di divertirci nonostante raccontassimo una storia molto scura, perché il tema principale del film è quello di riuscire a parlare del bisogno d’amore da dare e da ricevere”. A sottolineare la capacità registica di Valeria Golino è anche Riccardo Scamarcio che dà vita (tanta) a Matteo, anche se poi anche il feeling conta: “c’è stato questo quid in più, come se noi tre insieme compensassimo le mancanze dell’altro e ne esaltassimo i pregi – ci dice Riccardo Scamarcio nella nostra videointervista – il mio è un personaggio molto complesso che richiedeva una prova speciale, però anche il fatto che fosse Valerio Mastandrea ad interpretare mio fratello è stato determinante”. Per la prima volta insieme in un film infatti Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio appaiono affiatatissimi e scena dopo scena, dialogo dopo dialogo, sempre più in sintonia. Altro punto a favore della regista che ha saputo scegliere alla perfezione i suoi due protagonisti, il primo non nuovo al ruolo di un uomo che combatte contro un male incurabile come ne La linea verticale di Mattia Torre, così come il secondo non lo è in quello di un tipo sballato ed eccentrico un po’ come in Loro  di Sorrentino. Ettore sa tutto sin dall’inizio, o almeno questa è la nostra impressione, ma finge di credere alla storia della cisti, finché non confesserà al fratello di sentire “un calamaro gigante nella testa che schizza inchiostro”, perché a volte dare una forma conosciuta a qualcosa di sconosciuto può aiutare? “Io battaglie di questo tipo le ho vissute soltanto di riflesso – ci risponde Valerio Mastandreama posso dire che è importante collocare le cose, le cose della vita, le cose toste, credo che poi la voglia di vivere per forza di cose ti viene fuori per un attimo, o l’agguanti oppure no, e non bisogna neanche essere razzisti nei confronti di chi non ce la fa. Le cose brutte della vita se non sono viste pure come occasioni…” La frase che ci ha invece colpito di Matteo è quella che pronuncia mentre propone a un imprenditore un affare sicuro come la costruzione di un centro di accoglienza all’ultimo grido, perché “il business del futuro – dice – è la misericordia”: “è un cinismo inconsapevole il suo, lui non è cosciente completamente del fatto di essere cinico – ci risponde Riccardo Scamarciolo è, e principalmente con se stesso, ma c’è anche un altro aspetto, che è una sorta di forma patologica di essere provocatorio, di andare oltre certi limiti, e il film è tutto così: i difetti macroscopici dei personaggi producono anche dei pregi, e le qualità sono in fondo quelle che alimentano il loro senso di infelicità”. La malattia allora diventa e si trasforma in occasione, quella di ritrovare una strada e un affetto profondo che altrimenti si sarebbero probabilmente persi nelle pieghe di una vita lontana e distratta, e di fare i conti con quel potere assolutamente non assoluto di tenere sotto controllo la propria vita e quindi la propria morte: “la malattia e la morte sono un pretesto per raccontare la vita – ci spiega nella nostra videointervista Valeria Golino, che ci aveva già anticipato di Euforia in occasione di Deila vitalità, la paura, l’euforia che racconto come una tregua dal dolore, una piccola gioia effimera che ci distrae dalle nostre paure e piccolezze…” Prima di presentarvi il resto del cast, ecco le nostre videointerviste a Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea e Valeria Golino:

 

 

 

 

 

 

 

Matteo dunque invade la vita di Ettore e cercando di salvare il salvabile, arriva persino a deviare gli eventi e le persone che li avrebbero, oppure no, fatti verificare, come Elena, la giovane amante con la quale il fratello non si vedeva da tempo, una sorta di ultimo desiderio del condannato, seppur da lui non espresso, una Jasmine Trinca che torna a essere diretta da Valeria Golino che l’aveva voluta protagonista di Miele. E dove c’è un’amante c’è una moglie tradita: quella di Ettore si chiama Michela ed è “una donna triste che vediamo in un momento di abbandono totale visto che poi la malattia di Ettore porta tutti verso di lui, e lei lo ama ancora tanto – ci dice Isabella Ferrari che la interpreta nella nostra videointervista – sono sicura che Valeria ha fatto di tutto nel mettermi dentro un binario di verità, in qualcosa che conosco – questo film racconta la morte semplicemente perché racconta la vita” e quando le chiediamo cosa le dà euforia, ci risponde: “quel vento seducente dell’estate al tramonto…” Amori perduti e non corrisposti, anche platonici, come quello di Luca per Matteo, che invece lo definisce “la mia dama di compagnia: “il suo è un amore puro e di dedizione totale verso una persona – ci racconta Andrea Germani che lo interpreta e che proprio stasera debutta a teatro Trieste ne I miserabili di Victor Hugo – solo alla fine dico a Matteo che lo amo, quando lui tenta il tutto per tutto, per il fratello e per se stesso, allora io prendo il coraggio e gli dico ti amo. Ed è una bella storia d’amore perché non si fa vedere solo l’omosessualità come una cosa molto carnale tra due uomini, o l’eccesso, ma si fa vedere una vita di coppia pura, fatta di cure, di piccole cose, di portare la minestra, anche di andare in discoteca o avere a che fare con le droghe, cose che non mi appartengono, ma per amore suo lo seguo ovunque, loro non hanno rapporti sessuali ma stanno bene insieme e alla fine di tutto Matteo torna da me”. Parla in prima persona Andrea Germani, come fosse proprio lui quel Luca, altro interprete scelto alla perfezione che ci conferma così la nostra intuizione: “Luca mi appartiene molto, ho avuto una storia d’amore così che è durata per dieci anni…” Nel cast anche Marzia Ubaldi che interpreta la mamma di Ettore e Matteo e Valentina Cervi, l’amica triste di Matteo. Ecco le nostre videointerviste a Isabella Ferrari e ad Andrea Germani: