Pare che il colibrì, l’uccello più piccolo al mondo, sbatta così velocemente le sue ali da riuscire a stare fermo nell’aria. Per questi due motivi è stato soprannominato così Marco Carrera: da bambino dai familiari perché era in realtà il più minuto dei fratelli, tanto da non dimostrare neanche la sua vera età; da adulto, da sua moglie Marina, che lo accusa di fare di tutto, in realtà, soltanto per restare immobile.
Tratto dal romanzo omnimo di Sandro Veronesi, Il Colibrì è il titolo del nuovo, struggente film di Francesca Archibugi, un racconto per immagini – con il tempo che grazie ai ricordi va avanti e poi indietro – della vita di Marco, un uomo che ha da sempre amato una donna che in realtà non ha mai avuto, e questa donna gli è rimasta dentro a tal punto da non voler condividere con lei l’amore fisico, per non mettere a rischio un rapporto, una relazione, un legame che altrimenti, prima o poi, si sarebbe spezzato. Un racconto che dagli anni Settanta supera il nostro presente e va oltre, fin quando il diritto alla vita equiparerà quello alla morte.
Un cast stratosferico per un film impregnato di sentimenti, tra amore, rimpianti, rimorsi, con una vena di follia, di disagio, e con la morte, subita e voluta. Pierfrancesco Favino è Marco Carrera, il protagosta, che seguiamo sin da ragazzo, interpretato da Francesco Centorame come fece anche ne Gli anni più belli, che torna nel suo crescere e nel suo restare immobile, proprio come il colibrì, fermo nella sua convinzione che quell’amore per Luisa, qui Berenice Bejo, sbocciato nell’infanzia, è proprio come deve essere. Mentre attorno a lui tutto gira, va avanti, e poi si ferma a sua volta, così come tutti i personaggi della suta vita. Sua moglie Marina, che è una meravigliosamente folle Kasia Smutniak, sua figlia Adele, Francesca Porcaroli legata al padre con un filo invisibile quanto indistruttibile; sua sorella Irene, Fotinì Peluso, che non c’è più da tanto tempo, anche lei rotta, fuori tempo e fuori spazio; l’amico jettatore che è Massimo Ceccherini, sua madre Letizia, Laura Morante, e suo padre Probo che è Sergio Albelli. Le perdite di una vita e poi i regali, come Miraijin, sua nipote, una bambina che lo aiuterà a non morire di dolore e che da grande saprà come lasciarlo andare, delicata e bella come Rausy Giangaré.
E poi lui, Daniele Carradori, lo psicologo, l’arbitro di una vita, quello che per Marco, per salvarlo, ha infranto le regole, e ha iniziato una nuova vita, personaggio morettiano ed è proprio Nanni Moretti che la regista ha voluto per lui. A chiudere, come ciliegina su una grande torna, una canzone: Caro amore lontanissimo, un inedito di Segio Endrigo, che la sua famiglia ha voluto affidare a Marco Mengoni. Non c’è personaggio, non c’è tematica, non c’è situazione o sofferenza che non tocchi le corde di qualcuno, un nervo scoperto, una ferita rimarginata oppure no. Qualcuno tra i tanti che speriamo andranno a vedere Il Colibrì, presentato oggi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e da domani al cinema.
Il nostro videoincontro con Sergio Albelli, Marco Mengoni, Benedetta Porcaroli, Francesco Centorame, Pierfrancesco Favino, Laura Morante, Francesca Archibugi, Berenice Bejo, Nanni Moretti, Massimo Ceccherini e la conferenza stampa con Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Nanni Moretti, Berenice Bejo, Marco Mengoni, Francesca Archibugi:
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