In pieno Medio Evo – esattamente nel 1327 – Guglielmo da Baskerville, frate francescano inglese, ex inquisitore pentito, un po’ filosofo e un po’ detective, e anche un po’ medico legale, viene inviato dall’imperatore Ludovico di Baviera in un’isolata quanto inquietante abbazia benedettina sulle Alpi per rappresentare – e salvare – in un’importante disputa l’Ordine francescano, che l’imperatore sostiene con tutto il suo pauperismo, contro i delegati del Papa francese Giovanni XXII, il cui potere temporale minaccia il sovrano, capeggiati dal terribile inquisitore domenicano Bernardo Gui. Lo segue un giovane novizio benedettino, Adso Da Melik che, abbandonato il padre barone con tutte le sue ricchezze, proprio come fece San Francesco, una volta vecchio racconterà tutto ciò che sta per accadere in un manoscritto che sarà ritrovato dall’autore. E ciò che sta per accadere è qualcosa di terrificante: i frati dell’abbazia cadono uno ad uno come mosche, a cominciare da giovane Adelmo, e l’abate Abbone chiederà a Guglielmo di indagare su quei delitti. Compito che il frate assolverà con precisione e impegno, e pure ironia, assistito dal suo giovane allievo, proprio come Sherlock Holmes e Watson. E la loro scrupolosa quanto acuta indagine scoperchierà un vaso di pandora colmo di peccati e misteri….
Il nome della rosa, il celebre romanzo storico di Umberto Eco, caso letterario del 1980 che ha venduto oltre 55 milioni di copie ed è stato tradotto in 50 lingue, arriva in TV e si fa serie. A dirigere l’impresa è Giacomo Battiato, a mandarla in onda in quattro serate in prima TV mondiale ed assoluta ci pensa Rai 1 da lunedì 4 marzo e in contemporanea e in ultra HD anche Rai4k, canale 210 della piattaforma tivùsat. A darle vita un cast internazionale e ben assortito, a cominciare da John Turturro e Rupert Everett, rispettivamente nei panni di Guglielmo Da Baskerville e di Bernardo Gui, per continuare con Damian Hardung che è Adso, Fabrizio Bentivoglio (al cinema in Croce e delizia) che è Remigio il cellario, mentre un irriconoscibile Stefano Fresi è il suo amico Salvatore, che ha la mente di un bambino e parla una lingua incomprensibile, un dolciniano salvato da Remigio da un destino di schiavo di corte. E ancora Michael Emerson nel ruolo dell’Abate, Richard Sammel, Roberto Herlitzka, Sebastian Koch, James Cosmo, Maurizio Lombardi, Antonia Fotaras e con Alessio Boni e Greta Scarano (che vediamo anche su Canale 5 in Non mentire) che danno vita a due, anzi tre, personaggi realmente esistiti ma che nel libro di Eco, pur evocati, non ci sono: lui è Dolcino, capo di una setta di francescani che la Chiesa addita come eretici perché invocano una società libera, fatta di parità sociale e di genere, mentre lei è sua la sua compagna Margherita e poi anche la loro figlia Anna.
Tanti gli elementi de Il nome della rosa di Umberto Eco che ritroviamo attuali e moderni come non mai, dalla paura del diverso alla tragedia dei profughi, e poi “l’amore, il ruolo della donna nel mondo, il terrorismo e la conoscenza” dice il regista Giacomo Battiato. Conoscenza di cui si fa simbolo la grande biblioteca dell’Abbazia fatta a labirinto all’interno della quale, oltre a tanti, tantissimi libri conservati e copiati e illustrati con cura dai frati, si nasconde anche il movente di tante violente morti. Quello che ne esce sul piccolo schermo è un racconto epico e sorprendentemente vero nel suo incedere minaccioso, con tutto ciò che occorre per tenere lo spettatore con il fiato sospeso e l’occhio strizzato cercando di capire, una fotografia splendida che riporta ai paesaggi del Trono di spade e un cast, come già detto, ben scelto e diretto. Ecco il nostro videoincontro con John Turturro (grazie all’interprete Bruna Cammarano) e con il resto del cast presente in conferenza stampa: Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Roberto Herlitzka, Greta Scarano e Antonia Fotaras: