Il ragazzo dai pantaloni rosa: purché il dolore finisca. Videointerviste a Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Sara Ciocca, Andrea Arru, Margherita Ferri

di Patrizia Simonetti

Il 20 novembre del 2012 Andrea Spezzacatena si è suicidato. Aveva solo 15 anni. Andava bene a scuola, aveva un’amica fidata che forse era anche qualcosa di più, una famiglia attenta, accudente, presente anche dopo la separazione dei genitori per la quale lui soffrì molto, e un fratellino che lo adorava. Non è bastato: il bullismo ha vinto. Andrea ha pensato di non avere altra soluzione che andarsene da questo mondo e si è impiccato. Tutto è cominciato quando si è presentato a scuola con dei pantaloni rosa, frutto di un errore di lavaggio, divenuti il simbolo di una libertà negata di essere sè stessi. Il ragazzo dai pantaloni rosa racconta la sua storia. 

Il film diretto da Margherita Ferri è stato presentato ad Alice nella Città nell’ambito della Festa del Cinema di Roma. Si pensa che i ragazzi di oggi abbiano bisogno di vedere film come questo per capire che chi deride, umilia e fa soffrire altre persone sbaglia, che ognuno è libero di essere chi vuole, che il pregiudizio e la discriminazione sono sentimenti negativi, che ognuno di noi è padrone della propria vita e, soprattutto, che gay o no, siamo persone, il genere, l’orientamento sessuale, l’aspetto fisico non contano. Ed è un vero peccato che alcuni studenti in sala che hanno assistito alla proiezione de Il ragazzo dai pantaloni rosa abbiano fischiato e lanciato insulti omofobi verso il personaggio di Andrea interpretato da Samuele Carrino, chiedendo persino ad alta voce “ma questo quando si ammazza?” Ma lo sanno cosa vuol dire impiccarsi per una ragazzino di 15 anni? Lo sanno che morire a quell’età dovrebbe essere proibito? Lo sanno quanto dolore si prova per decidere di rinunciare a tutto il resto basta che quel dolore finisca? E nonostante la cosa ci addolori, ci faccia cadere le braccia e salire la rabbia, c’è poi davvero da stupirsi se i genitori dei ragazzi di una scuola di Treviso hanno fatto pressione per annullare, e così è stato, la proiezione del film nella scuola dei loro figli? 

Noi Il ragazzo dai pantaloni rosa lo abbiamo visto e non ne comprendiamo davvero la censura. Il film racconta una storia come purtroppo ce ne sono tante nel nostro paese, quella di un ragazzo che ha sofferto e che si è tolto la vita a soli 15 anni, e lo fa con grande delicatezza e con rispetto nei confronti di Andrea. Il tono è alleggerito anche dall’escamotage di far narrare il tutto, all’inizio e in alcune parti del film, dalla sua stessa voce dall’aldilà. Ma è importante il messaggio che lancia a chi si trova nella sua stessa situazione: mai chiudersi, mai omettere o mentire, ma raccontare, denunciare, uscire e far uscire allo scoperto i nostri carnefici. Solo questo può vincere la forza del branco, l’ignoranza e la superficialità. La mamma di Andrea, Teresa Manes, magistralmente interpretata da Claudia Pandolfi, ha scoperto soltanto dopo il gesto tragico del figlio tutto ciò che aveva subito: per lui era stata persino aperta una pagina Facebook tutta dedicata agli insulti e alle prese in giro nei suoi confronti. E lei, Teresa, ha voluto controbattere con lo stesso mezzo, combattendo il bullismo sui social.

Il ragazzo dai pantaloni rosa esce al cinema il 7 novembre, andatelo a vedere e portateci i vostri figli, non abbiate paura di turbarli o di far cambiare loro idea, è bene che sappiano che le parole possono far male, molto male, e i gesti ancora di più. Che la vita è sacra, è nostra, è un diritto e un dovere viverla come meglio vogliamo, che nessuno ha il potere di decidere per gli altri, giudicare, offendere, sminuire, deridere, intimorire, che un pantalone rosa non significa nulla, che c’è molto altro in ognuno di noi e negli altri. E rifletteteci anche voi. Noi ne abbiamo parlato con regista e cast, ecco le nostre videointerviste a Claudia Pandolfi e Samuele Carrino, a Sara Ciocca, Andrea Arru e Margherita Ferri, e Arisa che ci parla della canzone finale del film Canta ancora: