Il Signore degli Anelli: storia di un cartone perduto nel tempo

di Redazione

 

Quanto è bella la modernità? Un paio di click e si può avere tutto quello di cui si ha bisogno come un iPhone 13 ricondizionato, le ultime notizie sulla cronaca internazionale, ma soprattutto tanti film e serie TV con cui poter allietare le festività natalizie tra regali e dolci a volontà.

In queste giornate fredde ed uggiose la cosa migliore da fare è trovarsi dunque un prodotto che duri abbastanza a lungo per permetterci di arrivare a Natale con una lista bella pronta. Solitamente la trilogia, per non parlare di quella estesa, del Signore degli Anelli è una buona opzione.

Se Lo Hobbit ha convinto solo a metà gli spettatori e la super serie di Amazon Gli Anelli del Potere ha spaccato in due la critica, che cosa ci rimane oltre al film portato in tutto il mondo dal geniale Peter Jackson?

Beh, se avete degli spettatori più piccoli in casa oppure volete semplicemente avere una visione più generale delle versioni cinematografiche delle opere di J.R.R. Tolkien, allora, Il Signore degli Anelli potrebbe essere l’opzione migliore. Ma non ci stiamo riferendo al film, bensì al cartone animato! Un cartone che ha un carattere quasi mitico e si perde nelle nebbie del tempo.

La volontà di portare al cinema le opere del “Professore” era in seno ad Hollywood già da tempo. Verso la fine degli anni Sessanta, infatti, si stava pensando ad un film con alla regia Stanley Kubrick che avrebbe dovuto dirigere addirittura i Beatles nei panni dei protagonisti, ma la cosa non andò in porto.

La sceneggiatura passa di mano in mano, anche tra quelle di John Boorman che viene scartato, fino a che non si arriva alla fine degli anni Settanta. Come l’Anello, il progetto passa nelle mani di un nuovo portatore, Ralph Bakshi, che decide di farne un cartone animato con la sceneggiatura di Chris Conkling e, soprattutto, con la tecnica del rotoscoping.

In tale maniera si riusciva a fondere attori in carne ed ossa e scene animate, Bakshi ebbe già modo di sperimentare questa tecnica con Wizards del 1977, anche se si trattava comunque di un qualcosa di estremamente “primordiale” e “pionieristico” allo stesso tempo.

Nonostante in alcune scene la tecnica mostra parecchio il fianco ai suoi stessi limiti, basti pensare al Balrog che non ha nulla di minaccioso, questo azzardo è venuto a costare circa 4 milioni di dollari, ma è riuscito a guadagnarne più di 30. Niente male come azzardo, ma attenzione!

Questo cartone del 1978 risultò infatti “monco” poiché si interrompe al Fosso di Helm lasciando lo spettatore in attesa di un seguito che mai arrivò! In ogni caso va detto che alcune scelte registiche, come la presentazione dei vari personaggi alla festa di compleanno di Bilbo Baggins oppure le varie parti tagliate come Tom Bombadil, vennero impiegate da Jackson per la “sua” versione.

Certo, ad oggi il cartone è invecchiato non certo come il vino, ma rimane comunque molto interessante da vedere sia per gli appassionati che per i neofiti anche perché risulta essere piuttosto fedele al libro ed alle atmosfere che, probabilmente, Tolkien stesso aveva immaginato.