Non sei per forza colpevole se ti trovano accanto al corpo senza vita di qualcuno con l’arma in mano. Ma magari invece sì. Adriano Doria è lì che lo trovano, accanto al cadavere della sua amante Laura, nella camera di un albergo sperduto nella neve che piange e grida la sua innocenza. Ma la stanza è chiusa dall’interno – vedi Allan Poe e Agatha Christie – e nessuno ha visto uscire nessuno. E poi, cosa è accaduto prima? Rispetta lo schema classico del thriller Il testimone invisibile, in sala da giovedì 13 dicembre con Warner Bros, il nuovo film di Stefano Mordini (Acciaio, Pericle il nero) che ha scelto ancora una volta Riccardo Scamarcio come protagonista maschile mentre per il ruolo di Laura ha voluto Miriam Leone. L’uno nei panni di un imprenditore di successo alla vigilia di un importante premio, lei bella come il sole e di professione fotografa. Il testimone invisibile va avanti e indietro nel tempo mostrando le due versioni dei fatti, quella dove lui è colpevole, e non solo dell’omicidio di Laura ma anche di un altro forse più agghiacciante delitto, e quella dove invece è innocente, e allora ad ammazzare la donna può essere stato soltanto… La storia si svolge principalmente in due teatri, quello all’aperto del bosco e quello al chiuso di un’altra stanza, dove Adriano Doria parla, racconta, svela e rivela, inizialmente con reticenza ma acquistando via via sempre più fiducia, tutta la sua verità all’avvocato penalista Virginia Ferrara, magistralmente interpretata da Maria Paiato, che, a quanto si dice, non ha mai perso una causa: i due hanno solo tre ore per venirne a capo e presentare una strategia di difesa che possa evitargli il carcere. A complicare le cose la notizia di un testimone spuntato dal nulla o quasi, che invece in galera ad Adriano potrebbe mandarcelo dritto dritto. Ma cosa è reale e cosa no? Cosa è vero e cosa inventato di sana pianta per salvarsi? Quante sono le vittime? E i colpevoli? Tutti sono davvero chi dicono di essere?
“Sono i dettagli a fare la differenza” ripete come un mantra l’avvocatessa Ferrara al reo semiconfesso e “per me è stato il controllare in un campo lungo i vari elementi che formano il racconto – dice il regista – quindi andarli a cercare quei dettagli senza farli necessariamente vedere”. Eppure, un accendino dorato può fare la differenza… Un thriller “che parte già con due facce – ci risponde Miriam Leone quando le chiediamo della complementarità dei due personaggi principali – vita e morte: il mio personaggio è morto, il suo è vivo, ma poi il mio vive nel suo ricordo due volte, vive di un’ipotesi e vive nella verità”. Aggiunge Riccardo Scamarcio: “è stato interessante stare con il mio personaggio un passo indietro in una delle verità del film, così come la lunga dialettica con l’avvocato, e la compressione del tempo qui è stata molto utile…”
Remake molto fedele di Contrattempo dello spagnolo Oriol Paulo, Il testimone invisibile va, come detto, avanti e indietro nel tempo ma anche passando tra realtà parallele dove tutto è l’opposto di tutto, dove il cinico è vittima e la vittima è manipolatrice, e poi l’inverso. Ci si chiede inoltre quanto il dolore di un genitore (Fabrizio Bentivoglio) possa rendere forti e tenaci da riuscire ad ottenere una giustizia pura e vera restando nel giusto e con le mani pulite, o quanto invece lo stesso dolore possa rendere spietati come la vendetta, senza considerare costi e coscienza. Ma anche in questo caso, quale sarà la verità? Il nostro videoincontro con Miriam Leone, Riccardo Scamarcio, Maria Paiato, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Mordini: