Viola e Dasy cantano. Cantano alle comunioni di bambine grasse, cantano alle feste, e se c’è bisogno di una serenata loro sono pronte, anche se in posto squallido di piscine abbandonate e di palazzi fatiscenti. E i soldi vanno tutti a casa, o meglio, al padre, perché è lui, sempre “triste e cupo”, che scrive le canzoni per loro e i soldi poi se li va a giocare tutti, che tanto sono i suoi. Il loro pezzo forte si intitola Indivisibili proprio perché anche loro lo sono e forse non è un caso che portino gli stessi nomi italianizzati delle gemelle del film Freaks del ’32, che erano inglesi e pure siamesi. Perché anche loro, Viola e Dasy, sono gemelle siamesi, identiche nel corpo e nello sguardo, attaccate l’una all’altra all’altezza del bacino, per sempre, che proprio no, non si possono separare. O almeno così sono state costrette a credere fino ad ora, ora che un medico vero rivela loro la verità, che sì, quel taglio si può fare, ora che sono grandi e che vorrebbero ballare e magari anche fare l’amore senza che l’altra stia lì senza potersene andare. Indivisibili è il nuovo, terzo film, nudo, crudo e vero, di Edoardo De Angelis, sceneggiatore e regista napoletano, quello di Mozzarella Stories e Perez, stimato e già prodotto da Kusturica che lo ha definito “un talento visionario” (e se lo dice lui), scritto dallo stesso De Angelis con Barbara Petronio e Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot), in 150 sale da giovedì 29 settembre distribuito da Medusa.
Anche qui con Indivisibili siamo nella sua terra, la Campania di Castelvolturno, dove all’alba le giovani prostitute tornano stanche e sfatte nelle loro case baracche sulla spiaggia e ogni luogo riflette la violenza subita, ma allo stesso tempo la voglia di riprovarci e continuare a vivere. Come Viola e Dasy, vittime di un silenzio perpetrato, quello del padre per avidità, della madre per perenne assenza di lucidità, dello zio per ottusità e finto bigottismo, del parroco infame e truffatore della già povera gente senza speranza. E vittime, pure, di una superstizione dettata dall’ignoranza e dalla necessità di credere in fondo in qualcosa, che sia una cosa qualunque, come toccare il punto che le lega, a Dasy e Viola, che porta fortuna come la gobba di uno storpio, per questo tutti le vogliono sante, insieme e indivisibili. Così come il manager finto che ama i freaks e la sua barca ne è piena. Ma separarsi si può, anzi si deve, eppure fa male.
Perfetti nei loro ruoli Massimiliano Rossi, papà Peppe, e Antonia Truppa, mamma Titti, Gianfranco Gallo che è Don Salvatore e Gaetano Bruno che è il manager Marco Ferreri. C’è anche Peppe Servillo che è il professor Fasano, quello che innesca la rivolta e la speranza nelle gemelle, e la musica, perfetta pure quella, di Enzo Avitabile. Bravissime soprattutto Marianna e Angela Fontana, le gemelle di Casapesenna che cantano per davvero e che adesso sono anche attrici, al loro debutto cinematografico per il quale si sono impegnate un bel po’, certo di più di quando sono andate a Ti lascio una canzone, X Factor o Area Sanremo, attaccate tra loro con una protesi al silicone che ci volevano quattro ore per montarla, e meritandola tutta la menzione speciale alle Giornate degli Autori a Venezia 73 che ha insignito Indivisibili del Premio Pasinetti per il Miglior Film, consegnato a Roma. Ecco la nostra videointervista ad Angela (che vedremo presto ne I due soldati di Marco Tullio Giordana) e Marianna Fontana e quanto abbiamo chiesto in conferenza stampa al regista Edoardo De Angelis: