Se il fisco ti strozza e nonostante ti impegni così tanto per mandare avanti il tuo Bed & Breakfast alla fine ti restano soltanto pochi spiccioli per campare, perché non farne un luogo di culto che così, come il convento che ti sta di fronte, non sarai più tenuto a pagarci Imu e compagnia bella e i clienti ti pagheranno con semplici donazioni esentasse? E poi non si chiama già Miracolo italiano? Io c’è è il nuovo film di Alessandro Aronadio in sala dal 29 marzo con Vision Distribution, con Edoardo Leo nel ruolo di Massimo, titolare del Bed & Breakfast di cui sopra, che quindi deve darsi da fare per inventare in fretta e furia una nuova religione. L’illuminazione grazie a un nutrito gruppo di suore che scendono dal pullman, abiti e occhiali neri da Men in black, e si avviano al loro convento gremito di turisti cui offrono un “servizio francescano” in cambio appunto di “donazioni”. E a chi chiedere aiuto se non alla famiglia? Alla sorella Adriana, per esempio, che è pure la sua commercialista, interpretata da Margherita Buy. E per la fase più creativa, testi e omelie per intenderci, chi meglio dello scrittore che ci ha messo quattro anni per scrivere un libro che non va letto, ovvero Marco, tale e quale a Giuseppe Battiston? La nuova religione alla fine è fatta: si chiama Ionismo perché ognuno è il suo Dio, nessun obbligo o divieto – se non quello di mangiare il tofu – niente comandamenti ma suggerimenti, e autostima a mille perché “se qualcuno vuole risolvere un problema, deve rivolgersi a se stesso” predica Marco. E il bello è che tutti ci credono e il Miracolo Italiano si riempie di fedeli e… clienti, tra i quali incontriamo anche Massimiliano Bruno (qui la nostra videontervista a Massimiliano Bruno) e Giulia Michelini. “Esattamente come quando un bambino chiede che gli si racconti una storia prima di andare a dormire, la religione assolve la stessa funzione – spiega il regista di Io c’è – non importa se sia vera o falsa, l’importante è che ci faccia addormentare sereni. La storia ti dice che c’è un ordine, dove attorno a te sembra ci sia solo il caos. Lo fa un romanzo, lo fa un film, lo fa una dottrina”.
“L’idea nasce dalla volontà di toccare un argomento spinoso in un modo anche irriverente – ci racconta Edoardo Leo nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – cercando di mettere in luce gli aspetti di quanto è facile approfittarsi della creduloneria popolare a volte, rispettosi di questo bisogno innato… Io c’è è un film sull’eccessiva stima, perché credere un pochino in se stessi è giusto ma pensare di essere Dio è una cosa un po’ diversa …. c’è questo luogo comune che la Chiesa non paga le tasse e l’italiano medio dice ‘allora lo faccio pure io, non evado le tasse le eludo perché farlo è legale’”. “La base della comunicazione è riuscire a coinvolgere le persone attraverso il modo in cui dici le cose – fa eco Margherita Buy nella nostra videointervista – saperle dire è importante… quello della commercialista è un mestiere a me ancora sconosciuto, io poi odio il momento in cui la commercialista mi chiama…” “Perché ci credano gli altri è necessario che lui ci creda – ci dice nella nostra videointervista Giuseppe Battiston del suo persuasivo personaggio in Io c’è – e la cosa riscuote sempre più successo finché la situazione sfugge di mano ai protagonisti di questa storia… in Italia quotidianamente ascoltiamo cose strane, e non necessariamente in Chiesa… il nostro film dimostra che le persone non sono cattive, le persone si fidano, il problema è la malafede di chi approfitta di questa fiducia…” Ecco dunque la nostre videointervista a Edoardo Leo, Margherita Buy e Giuseppe Battiston: