Raccontare la vita di un’artista significa partire dalla sua passione innata e a tutti i costi conservata e coltivata, dal suo impegno, dal successo e, quando c’è, dal tracollo, per colpa – sua o di altri – o per destino. Raccontare quindi Mia Martini, al secolo Domenica Rita Adriana Bertè, anzi Mimì, è tutto questo e così lo fa Io sono Mia, il film diretto da Riccardo Donna, prodotto dall’Eliseo Fiction di Luca Barbareschi con Rai Fiction e sceneggiato da Monica Rametta con la consulenza delle sorelle Loredana e Olivia Bertè, in anteprima al cinema da lunedì 14 a mercoledì 16 gennaio con Nexo Digital e a febbraio su Rai 1. Ad interpretare Mia Martini è Serena Rossi, così distante da Mimì eppure così perfetta nelle movenze, negli sguardi, nell’espressione concentrata, commossa e un po’ rapita che lei aveva mentre cantava. Ad affiancarla un buon cast a cominciare da Dajana Roncione che fa sua sorella Loredana Bertè, opposta a lei per carattere e temperamento ma che sempre la sostiene, a Maurizio Lastrico che è il fotografo Andrea, personaggio inventato a rappresentare l’amore della sua vita e l’amore nella sua vita (Ivano Fossati e altri uomini importanti, immaginiamo), quello per cui Mimì rinuncia a un tour in Canada con Charles Aznavour (Corrado Invernizzi) che molla al tavolo di un ristorante guidando tutta la notte per raggiungerlo. A Edoardo Pesce il ruolo di Franco Califano, grande amico di Mia Martini che “per me l’amore è tutto, il vero motore della vita – le dice – tutto il resto, matrimonio, famiglia, so’ fregnacce…” e che nel 73 scrive per lei quel capolavoro che si intitola Minuetto con cui Mimì esplode, vincendo per due volte il Festivalbar e conquista premi su premi dalla critica internazionale. Duccio Camerini è invece suo padre Giuseppe, un uomo duro che da bambina la schiaffeggia perché lei, fissata con la musica, è sempre lì che canta davanti allo specchio con la spazzola a mo’ di microfono e il giradischi a tutto volume, e non ci crede che diventerà una star, la scoraggia in tutti i modi, ma lei niente, un rapporto complesso e tortuoso che si interromperà quando Mia Martini canterà Padre davvero e riprenderà quando lei, con coraggio, risalirà sul palco di Sanremo. Gioia Spaziani è sua madre Salvina. Antonio Gerardi è Alberico Crocetta, il manager che la scopre e al quale Mimì deve il successo e il nuovo nome, Mia Martini appunto. Lucia Mascino, intensa e vera come sempre, è invece Sandra, la giornalista andata a Sanremo per intervistare Ray Charles costretta a “ripiegare” su Mia, con la quale alla fine instaurerà un rapporto vero e solidale. Così come Nina Torresi è Alba, l’amica per sempre.
Io sono Mia parte infatti dal Festival di Sanremo del 1989 dove Mia Martini torna con Almeno tu nell’universo scritta da Bruno Lauzi, e ci torna dopo vari anni di isolamento perché quando gira la voce che porti sfortuna e la voce attacca, soprattutto dopo un incidente con la macchina dove il tuo manager muore e tu no, sei finita. Così dopo tanti no perché se andava lei non andavano gli altri, locali che si svuotavano al suo arrivo e battute su cosa succederà adesso che c’è lei, ed essere sopravvissuta per un po’ grazie alla “distrazione e all’incoscienza degli innamorati” dice lei stessa, meglio sparire. Da lì dunque si parte per tornare indietro più volte e raccontare, flashback dopo flashback, in estrema, forse troppa sintesi, le sue liti con le case discografiche, i suoi successi e i suoi insuccessi, le esibizioni, le sue manie in sala di registrazione, l’intervento alle corde vocali e “un anno di reclusione in casa e la paura di non riuscire a cantare più”. Non ci sono le sue esperienze artistiche da ragazzina, non c’è il tentato suicidio in carcere dove per una canna di marijuana Mia Martini passò ben quattro mesi, non c’è la storia con Ivano Fossati e non c’è Fossati, non c’è Renato Zero (anche se il personaggio di Anthony bern interpretato da Daniele Mariani gli somiglia molto (nè Ivano Fossati nè Renato Zero hanno voluto essere rappresentati nel film), il rapporto con Loredana non è approfondito, non c’è nulla della sua morte se non una scritta sul finale che ricorda che avvenne 6 anni dopo quel Sanremo dell’89 per arresto cardiaco. Però ci sono tante canzoni di Mimì e, come detto, Serena Rossi le canta meravigliosamente bene…
(Ph Bepi Caroli)