Era un giorno di primavera del 1994 quando incontrai Ivan Graziani. Usciva il suo quindicesimo album intitolato Malelingue e conteneva anche la canzone con la quale, con grande sorpresa di tutti, aveva partecipato al Festival di Sanremo di quell’anno, piazzandosi al settimo posto della classifica finale. Non era la prima volta, lo aveva già fatto nel 1985 con Franca ti amo fermandosi alla diciassettesima posizione, non era andata dunque benissimo visto che le canzoni erano in tutto 22, ma pare che nove anni dopo non seppe dire di no a Pippo Baudo, e poi Sanremo era comunque una grande vetrina, diceva. Maledette malelingue, questo il titolo del brano portato dunque quell’anno sul palco dell’Ariston alla 44esima edizione del Festival, raccontava la storia di una ragazza che aveva un rapporto d’amore con un uomo molto più grande di lei, una relazione chiacchierata e criticata dalla gente in nome del senso del pudore. C’era anche un video con protagonista una giovanissima e ancora sconosciutissima Violante Placido… Particolare che tempo dopo trovai curioso, come il fatto che nel 1966 Ivan Graziani aveva fondato un gruppo, Ivan e i Saggi (poi Anonima Sound), con Velio Gualazzi, il padre di Raphael, che ovviamente non era ancora nato ma venne al mondo ben quindici anni dopo. La ragazzina di Maledette malelingue, Federica, esisteva davvero, mi raccontò lui stesso in questa intervista, come del resto molti personaggi delle sue canzoni per le quali attingeva sempre al suo vissuto e alla realtà, e da lì è partito un discorso molto sui generis sul sesso, l’amore, sui tanti tipi d’amore, sulla violenza, fisica e psicologica, attuata anche sul luogo di lavoro… e sulle tette delle donne, quelle così amate dal cantautore e chitarrista abruzzese da farci una canzone, Poppe poppe poppe, che inserì in Malelingue, e fu allora che mi parlò di sua zia, e poi di suo figlio, della sua caduta nel fosso che sta “tra l’adolescenza e la maturità” dal quale non aveva alcuna intenzione di uscire, dei suoi progetti live. Più che un’intervista canonica, fu una chiacchierata amichevole e molto allegra, tra battute ironiche e risate, incluso lo squillo del suo telefonino che “mi ha rotto le palle” si sente dire in lontananza mentre va a spegnerlo perché io gli avevo chiesto di bloccarlo, che avevo ancora una domanda da fargli. Un anno dopo questa mia intervista Ivan Graziani si ammalò di tumore al colon e ne morì due anni dopo, il primo gennaio 1997. Se fosse rimasto con noi, il 6 ottobre prossimo avrebbe compiuto 75 anni. Questa intervista, purtroppo soltanto audio, è per me un bellissimo ricordo, e non solo professionale. E voglio condividerla con voi, buon ascolto.
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