Un finale al cardiopalma con tanto di lucciconi, uno spin off sul personaggio di Berlino e un remake coreano. Si congeda così La Casa di Carta, venerdì 3 dicembre su Netflix con gli ultimi 5 episodi della quinta parte della serie, un successo mondiale firmato Alex Pina, che sarà tra i produttori della versione coreana, un plot così coinvolgente da farci tifare tutti, e dico tutti, per la banda di rapinatori più figa e idealista che il mondo abbia mai conosciuto, ognuno con il nome di una città, una tuta rossa e una maschera di Salvador Dalì sulla faccia. Le loro storie si sono intrecciate alla perfezione, anche con quella della mente criminale e al tempo stesso positivamente geniale del Professore che ha ideato e curato nei minimi e impressionanti dettagli, tutta l’operazione nata per svuotare dell’oro la Zecca di Stato Spagnola. Il gruppo è cresciuto, ha fatto proseliti, sono nate storie d’amore, ci sono stati lutti, sacrifici – come quello di Tokyo per salvare il gruppo – proprio come una vera e propria comunità, ma chiusa in una banca. Contro di loro neanche i poliziotti e gli agenti più cinici e scaltri hanno potuto far niente. Più o meno. Eccoli i protagonisti de La Casa di Carta: Berlino (Pedro Alonso), Tokyo (Ursula Corberó), Rio (Miguel Herrán), Denver (Jaime Lorente), Stoccolma (Esther Acebo), Helsinki (Darko Peric), Bogotà (Hovik Keuchkerian), Marsiglia (Luka Peros), Manila (Belen Cuesta), Nairobi (Alba Flores), Palermo (Rodrigo de la Serna), Lisbona (Itziar Ituno), alias ex ispettrice Raquel Murillo innamoratasi del Professore (Alvaro Morte). E dall’altra parte, Arturo (Enrique Arce), il direttore ella Zecca, e l’ispettrice Alicia Sierra (Najwa Nimri), rivelatisi più cattivi dei cattivi per antonomasia.
“Sarà un finale ricco di emozioni – assicura lo stesso Alex Pina nel corso di una conferenza stampa globale in streaming assieme al cast – perché aggiungiamo elementi più emotivi ai personaggi, chiudendo il cerchio sul ritratto di alcuni di loro ed elargendo risposte per capire l’universo della serie. Quindi, narrativamente parlando, è stato il capitolo più difficile ma anche il più eccitante. Certo, abbiamo avuto paura di sbagliare, ma abbiamo cercato di rispettare il pubblico”.
“Non abbiamo ancora prosciugato del tutto i nostri personaggi, ma è bellissimo fermarci ora che siamo al top, prendetelo come un regalo per i fan. Per quanto riguarda ‘il mio’ professore – dice Alvaro Morte in conferenza stampa – certe volte pare un meraviglioso robot, e mi piace molto quando mostra la sua umanità, ma non è perfetto e come ogni essere umano fa degli errori”. “Il legame dei nostri personaggi è stata a chiave del successo della serie – afferma Tokyo alias Ursula Corberó – sono una specie di famiglia, una fratellanza e sorellanza insieme che sono elementi universali“. “Per me è stato devastante mantenere alto sia il livello di azione che di emotività” ha raccontato Najwa Nimri alias Alicia Sierra. “L’ultimo giorno ho capito l’impatto che La Casa di carta ha avuto sulle nostre vite e mi sono commosso pure io” ha detto Pedro Alonso alias Berlino, felice di rivivere in uno spin off. “Questa serie mi ha regalato una ribalta internazionale – ha rivelato Miguel Herrán ovvero Rio – ma mi ha anche regalato persone speciali con cui resterò legato per sempre”.
Ed ecco come alcuni protagonisti de La Casa di Carta ci parlano del gran finale, e sono Alvaro Morte, Darko Peric, Hovik Keuchkerian, Belén Cuesta, Itziar Ituno, Rodrigo de la Serna, Jaime Lorente, Ursula Corberó: