È tempo di reunion, anzi, lo è da un po’. Basta pensare ai Pooh che si sono sciolti e riuniti più d’una volta o ai Decibel o, sempre per restare a casa nostra, a Le Vibrazioni che abbiamo incontrato a Sanremo 2020 dove, peraltro, è stata celebrata in pompa magna un’altra reunion storica, quella dei Ricchi e Poveri. E siccome la realtà ispira il cinema, ecco che Fausto Brizzi nella sua ultima fatica intitolata La mia banda suona il pop di cui è regista e cosceneggiatore, punta sulla reunion dei Popcorn, gruppo meteora degli anni Ottanta composto da quattro cantanti cui la vita, dopo quel breve periodo di fama, non ha dato praticamente niente altro. Ognuno sta peggio dell’altro e quando il vecchio manager li rimette insieme dopo quasi quarant’anni per un concerto a Pietroburgo voluto da un magnate russo di nome Ivanov che per loro va pazzo, la situazione prende una piega divertente e patetica al tempo stesso. Non sarà facile convincerli, ma poi, una volta sul palcoscenico ritroveranno quell’entusiasmo e quell’ebbrezza che travolge davanti a un pubblico vasto e a dir poco entusiasta, che quasi rinunceranno all’unico vantaggio che un’avventura del genere potrebbe portare loro: soldi. Anche se non guadagnati onestamente bensì bottino di un furto milionario a sua volta rubato a chi il colpo l’aveva ben ideato e programmato servendosi di loro come puro diversivo.
Ad interpretare i quattro dei Popcorn sono Christian De Sica (Tony), Paolo Rossi (Jerry), Massimo Ghini (Lucky) e Angela Finocchiaro (Micky) che almeno, alla fine della faccenda, si rende conto che si può vivere felici e divertirsi anche senza alcol. La cattiva del film Olga è Natasha Stefanenko mentre Il manager è Diego Abatantuono con degli strani e inquietanti occhi azzurri “per farlo sembrare più cattivo” ci racconta Fausto Brizzi che aggiunge: “La mia banda suona il pop è un film comico con tante scene di azione. Di solito in un film comico l’unica vera sfida che affronta il regista è, banalmente, far ridere. Stavolta no. Per far rivivere i Popcorn dovevo inventare, insieme alla mia troupe, un immaginario… immaginario. I “Popcorn” dovevano sembrare realmente esistiti, con tanto di videoclip d’epoca. Per questo è stato il mio film più complesso come preparazione, tra costumi, scenografie e coreografie. Oltre che naturalmente canzoni. Avevo deciso di non usare delle hit note, ma di far comporre delle canzoni “sanremesi” che, al primo ascolto, entrassero in testa e sembrassero dei successi degli anni ’80. Non facile, ma il maestro Zambrini (per chi non lo sa è l’autore della gran parte dei successi di Gianni Morandi e Patty Pravo) mi ha regalato il vero jolly del film: due evergreen immaginarie, con i ritornelli che più “Umberto Tozzi” di così si muore”.
Nonostante le buone intenzioni, tuttavia, e quanto dichiarato con un pizzico di sarcasmo da Christian De Sica in conferenza stampa, La mia banda suona il pop, in sala da giovedì 20 febbraio con Medusa, non fa sinceramente scompisciare dalle risate, però ha il merito di riportare quelli di una indeterminata età ai favolosi e spensierati anni Ottanta dove nella musica bastava azzeccare un “turuturuturu” per diventare delle star, anche se per poco. Come rovescio della medaglia però ci mostra anche come una fama così effimera non è sempre tra le cose più belle che possono capitarti nella vita se non la ai gestire, ributtandoci nella realtà dell’oggi dei quattro protagonisti che se la passano uno peggio dell’altro. Le nostre videointerviste a Christian De Sica, Paolo Rossi, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro, Diego Abatantuono e Natasha Stefanenko, e la videosintesi della conferenza stampa: