di Rolando Ravello è il film di Natale che aspettavamo. Divertente, esilarante anzi, soprattutto grazie a Corrado Guzzanti cui diamo un sincero bentornato sul grande schermo e che ci ha messo molto del suo, come nel convincere un bambino che la parte “muta” del bue nella recita scolastica di Natale è di certo molto più importante di quella di Sant’Agostino che ne è il protagonista. Lui è il preside della scuola dove scoppia il caso che, in momenti e in luoghi differenti forse sarebbe stato catalogato semplicemente come un piccolo, seppur sgradevole, incidente. Invece no, perché il bambino che raccoglie la pietra da terra nel cortile della scuola dove è arrivata in un modo misterioso come si lascia metaforicamente intendere nella scena d’apertura che omaggia e cita 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, e la lancia con forza contro una finestra mandando il vetro in frantumi e colpendo bidello e bidella (ebrei, ma si scoprirà più tardi e certo il ragazzino non poteva saperlo), si chiama Samir ed è musulmano.
Ne La prima pietra, tratto da un testo teatrale di Stefano Massini e in sala da giovedì 6 dicembre con Warner Bros. Pictures, tutto accade il 23 dicembre mentre il preside Ottaviani, Corrado Guzzanti appunto, sta ultimando gli ultimi preparativi per quella recita cui tiene tantissimo e nella quale, “per non far offendere nessuno”, ci ha messo dentro pure un po’ di buddismo e un pizzico di Islam, ovvero “comincia con una leggenda musulmana e si chiude con delle poesie indù” precisa, proprio come aveva tolto – o meglio, gli avevano fatto togliere – i crocifissi dalle classi e rinunciato al presepe nel cortile. Eppure tutto esplode: nell’ufficio del dirigente scolastico si riuniscono mamma e nonna di Samir, la maestra e i due bidelli reduci dall’ospedale e la situazione diventa così comica che quasi ti dimentichi che si sta parlando di intolleranza e (dis)integrazione, di paura dell’altro e incomprensione. La pietra è lanciata, i pregiudizi più beceri vengono a galla, partono le offese (e non solo quelle), e come quella stanza, si sa, è un po’ tutto il mondo che non è un solo paese. Ma il punto è “Chi l’ha tirata questa prima pietra? – si chiede il regista – Chi è che innesca, anche quotidianamente questo sistema? Di chi è la mano, chi l’ha lanciata, da dove arriva? Non si sono colpevoli, o meglio siamo tutti, non c’è nessuno che si salvi” (Qui il video della conferenza stampa).
Corrado Guzzanti guida certo il carro, ma il resto del cast non è da meno: a cominciare da Lucia Mascino che dà vita a una bucolica maestra che non fa che invitare al sorriso, alla condivisione, che rispetta il Karma, che mangia rigorosamente vegano ma usa la colla di coniglio (che si chiama così ma mica è fatta di coniglio, dice), e che alla fine esplode pure lei in un conato di sincerità irriverente e comica. Perfetta Kasia Smutniak nei panni della decisa e orgogliosa mamma di Samir che porta sì il velo ma è nata in Italia, come suo figlio, e non è semplice farlo capire; come Serra Ylmaz che fa sua suocera, tosta come tutte le suocere e come loro a volte prende il sopravvento anche nelle decisioni sul nipote e che non si fa scrupoli con lo spray al peperoncino; e sembrano proprio loro, Iaia Forte e Valerio Aprea, i due bidelli, vittime della pietra e pronti , come molti altri del resto, a puntare il dito contro gli stranieri, infedeli e pericolosi che “voi in moschea fate gli accordi con gli egiziani, coi pakistani, con l’Isef” accusa con tutta la sua ignoranza lui, pronto a scatenare la terza guerra mondiale. Insomma, c’è l’albero di Natale, ci sono gli addobbi, c’è il coro di bambini che intona Tu scendi dalle stelle, e nessuno si sogna di essere più buono: come detto La prima pietra è il film di Natale che aspettavamo. Le nostre videointerviste a Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Iaia Forte, Lucia Mascino, Valerio Aprea: