Per Kate – e non chiamatela Katarina – è solo una questione di cuore. E non in senso lato. Solo che lei non lo sa ancora. Lei non sa perché si sente quasi peggio di come si sentiva il Natale prima e il ricordo di quel dolore se lo porta inciso sul petto. Non sa perché non riesce a trovare la sua strada, perché non ce la fa ad essere felice, perché evita la sua famiglia tanto da rischiare di dormire in strada pur di non rientrare a casa, perché si sente metà lei e metà qualcun altro e continua inesorabilmente a far danni e a mettere nei guai altre persone. Solo di una cosa è ancora certa: il suo amore per George Michael e la sua musica, l’unica cosa che la fa star bene. Kate è interpretata da Emilia Clarke ed è la protagonista di Last Christmas diretto da Paul Feig in sala dal 19 dicembre con Universal Pictures, un film intenso ma delicato, poetico e divertente, nato dall’idea di ben dieci anni fa di un produttore di nome David Livingstone di voler realizzare una commedia natalizia ispirata appunto a Last Christmas, il celebre pezzo degli Wham! del 1984, idea che entusiasmò lo stesso George Michael che propose, o meglio impose, Emma Thompson come sceneggiatrice – fu poi lei stessa ad affidare una parte del compito a Bryony Kimmings – e come coprotagonista. Peccato che non sia arrivato a vederlo perché alla fine è venuto proprio bene. Ma, come dice la stessa Thompson “se l’avessimo fatto quando George era ancora vivo, Emilia Clarke non sarebbe stata disponibile; è come se il film lo avessi scritto per lei, per la sua meravigliosa personalità, la sua anima da clown. È un’artista straordinaria, e questa è la prima volta che si è cimentata in una cosa del genere” ed è a dir poco perfetta.
Siamo a Londra, è il 2017, in sottofondo suona Last Christmas e non è difficile accorgersi che è proprio Natale visto che la città si è praticamente trasformata in un’immensa luminaria. Kate, arrivata in Inghilterra da piccola con la famiglia dall’ex Jugoslavia, è vestita da elfo e lavora in un negozio natalizio, che in realtà è aperto tutto l’anno, di proprietà di una singolare signora orientale di nome Natalia (Santa nella versione originale) interpretata da Michelle Yeoh (anche conosciuta come Michelle Khan), l’attrice malaysiana di origine cinese de La tigre e il dragone. Ultimamente Kate non ne azzecca una: ha già dato fuoco al galeone di legno del marito della sua migliore amica (Ritu Arya) e fritto un pesce rosso in un acquario, e nel corso del film ne combinerà altre e altre ancora. Non ne azzecca una neanche nella sua di vita: sembra odiare sua madre Petra, interpretata appunto da Emma Thompson, che ancora le canta ninna nanne dell’Est e non fa che preoccuparsi per lei, troppo, davvero troppo. E non riesce ad andare d’accordo con la sorella (Lydia Leonard) che invece va dritta per la sua strada, anche se con un pizzico di ipocrisia. Però è buffa e divertentissima nella sua tenera goffaggine e nella sua sfortuna… finché non arriva Tom, che ha il volto e il resto di Henry Golding, che la affascina e la rilassa più di una tisana, solo che va e viene, c’è e non c’è, e lei sempre più attaccata a lui lo cerca disperatamente che ci sta quasi più male di prima. Tutto ciò prima di capire e di trovare il suo equilibrio imparando a convivere con il suo passato e cercando di essere felice nel presente, aprendosi agli altri e guardando in alto come Tom le ripete di continuo.
“La storia di Last Christmas parla di come usare il cuore, come vivere e come amare sé stessi – spiega Emma Thompson – invita anche ad assumersi la responsabilità di sé stessi, cosa che spesso viene trascurata. Pochissime persone diventano veramente adulti oggigiorno; si propende a rimanere giovani per sempre. Il narcisismo della nostra epoca è evidente“. Racconta Emilia Clarke del suo personaggio, decisamente diverso dalla Regina dei Draghi del Trono di spade: “Kate è una giovane donna che vive a Londra, un po’ confusa, smarrita e senza punti fermi. Se Tom incarna la figura di un ragazzo per bene, Kate è esattamente l’opposto: costantemente ubriaca o alle prese con i postumi della sbornia, spesso cade e rompe le cose. Kate è, come direbbe il mio migliore amico, una “spargitrice”. Non le daresti un bicchiere di vino rosso quando hai appena messo dei tappeti nuovi. Ma man mano che la storia si sviluppa, diventa chiaro il turbolento viaggio che ha attraversato e anche se ha trovato molti ostacoli lungo la strada, alla fine incontra una persona che la aiuta a scorgere una nuova prospettiva di vita. Emma ha scritto questa storia con tanta cura e verità. Ha colto la complessità della natura umana e l’ha connessa a tutto, è una storia che celebra le incertezze, i momenti spaventosi e le bellezze dell’essere umano. Questo film è una lettera d’amore per chiunque si sia mai sentito confuso o perso nella vita, porta un messaggio di speranza: è giusto sentirti così, ma presto imparerai a conoscerti“. “Tom è il tipo di ragazzo con cui tutti vogliono uscire – dice Henry Golding – è presente e si diverte a passeggiare per Londra osservandone l’architettura e la storia, è una boccata d’aria fresca. Quando Tom entra nella storia, aiuta Kate a raggiungere il suo potenziale, le insegna come amare sé stessa e ad alzare lo sguardo mostrandole l’importanza di vivere il momento, di aprirsi e di cercare cosa è meglio per lei. Tom e Kate sono come lo yin e lo yang: lo sviluppo della storia si uniscono e guardano profondamente dentro sé stessi“.
Last Christmas non è il solo pezzo di George Michael e degli Wham! che fa da colonna sonora al film, ce ne sono molti altri che ne scandiscono i tempi sottolineando il senso delle scene, da Too funky a Faith, da Fastlove a Everything She Wants, da Wake Me Up Before You Go-Go a Freedom!, fino all’inedita This Is How (We Want You to Get High) consegnata alla produzione direttamente da Dave Austin, manager e amico d’infanzia di George Michael, nonché custode della sua eredità artistica. Ma la chiave del film sta tutta in Last Christmas, la ricordate? Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore… aggiungete che George Michael è morto proprio il giorno di Natale, il 25 dicembre del 2016, per un arresto cardiaco, e il tutto si tinge di magia.