Se a Salvatore Esposito chiedi chi è secondo lui l’eroe dei nostri tempi, lui ti risponde: “Roberto Saviano”. E non è solo perché con Gomorra la serie – che il 29 marzo riparte su Sky con la quarta stagione – tratta dal suo libro è diventato famoso come Genny Savastano, che peraltro è un personaggio molto difficile da scrollarsi di dosso, anche se lui ce la sta facendo anche grazie a film di tutt’altro colore come Puoi baciare lo sposo. E sicuramente contribuirà a farlo anche L’Eroe, in sala da giovedì 21 marzo, opera prima di Cristiano Anania che l’ha scritto e diretto dopo vari corti e spot di successo. Ecco perché glielo abbiamo chiesto. Salvatore Esposito in questo film eroe non ci nasce ma ci diventa, e grazie al sequestro di un ragazzino. Un evento di cronaca che dapprima tratta da giornalista, lui che punito dal direttore (Paolo Sassanelli) per aver pubblicato notizie senza prove è stato sbattuto dalla redazione centrale a quella di provincia dove non accade mai nulla. Fino ad allora.
Giorgio, così si chiama, ha trent’anni, fama di successo e gloria, e può essere una buona idea sbattere il mostro in prima pagina, anche se è un ragazzo con la testa di un bambino (Vincenzo Nemolato) che non farebbe male a una mosca, gli assicura Marta (Marta Gastini), la sua amica del cuore che il suo obiettivo nella vita è “sentirsi utile” e che fa breccia anche in quello di Giorgio; e soprattutto può rivelarsi molto utile salvare la giovane vittima, nipote di un’imprenditrice del posto sull’orlo del fallimento come Giulia Guidi, interpretata da Cristina Donadio, anche lei da Gomorra dove ha dato vita a Scianel: “entrambe sono donne di potere – ci dice Cristina Donadio nella nostra videointervista – solo che Scianel lo insegue mentre Giulia ce l’ha e ha paura di perderlo”. In fondo cercare il successo è in qualche modo inseguire la felicità e ad essere felici abbiamo diritto tutti e “la felicità è fare qualcosa che si avvicina alla cosa giusta e più è breve la distanza tra ciò che facciamo e ciò che è giusto fare e più siamo felici” ha detto qualcuno a Giorgio: “spesso però la cosa giusta è soggettiva – ci risponde Salvatore Esposito – anche in politica a volte si crede di farla mentre oggettivamente non lo è”. Dunque come vanno davvero le cose? Giorgio è davvero l’eroe così come il bambino la vittima e Giulia la nonna disperata come la madre (Enrica Guidi)? E il mostro è quello giusto? “La cosa bella di questo film è che non è mai niente come sembra essere – ci rivela ancora Cristina Donadio – tra l’apparire e l’essere c’è sempre questo gioco entrare nell’apparenza e uscirne, quante verità ci sono in una verità?”
L’Eroe è un film cupo che ti sbatte in faccia una verità molto più scomoda oggi in cui abbiamo bisogno di fiducia nell’altro, che un tempo: la persona più mite, mansueta, remissiva e goffa può anche nascondere qualcosa di terribile e così violento nella sua apparente immobilità, un’energia oscura pronta a scatenarsi con un’insospettabile genialità cinica e machiavellica e con una sorprendente audacia alla prima grande occasione. Che può essere saltare su un treno, oppure trasformarsi in un eroe a spese di altri. E magari per capirlo basterebbe seguire un pallone… Le nostre videointerviste a Salvatore Esposito e Cristina Donadio: