C’era una volta Ciro Di Marzio. E non è certo una favola. Giovedì 5 dicembre arriva al cinema L’Immortale, il film di e con Marco D’Amore nei panni del coprotagonista di Gomorra La Serie, a raccontarne la storia. Una visione privilegiata rispetto agli altri personaggi della saga, nata da una vera e propria necessità dell’attore – e ora anche regista – napoletano, di credere in qualche modo che anche in Ciro Di Marzio ci sia stato del buono, e di trovare quella sua parte innocente negli anni dell’infanzia, infanzia che comunque innocente non fu mai: “L’Immortale nasce da un’esigenza narrativa che avevo nei confronti di questo personaggio – ci spiega Marco D’Amore nella nostra videointervista interpretato da bambino da un sorprendente Giuseppe Aiello – abbiamo seminato nell’arco delle quattro stagioni di Gomorra dei riferimenti al suo passato che mi hanno ossessionato per tanto tempo, così ho scritto continuamente storie che lo riguardavano e ho pensato che una di queste avesse la giusta dignità per condividerla”. Un rapporto stretto stretto quello tra Marco e Ciro, tra attore e personaggio, c’è poco o niente dell’uno nell’altro eppure il legame è solido e duraturo. L’Immortale si pone, anzi si frappone, tra Gomorra 4, l’ultima stagione della serie che abbiamo visto e in occasione della quale Marco D’Amore ci aveva già anticipato del suo progetto, e Gomorra 5, quella che verrà, più probabilmente nel 2021 piuttosto che nel 2020; un pezzo di cinema tra due di televisione, non un prequel né un sequel dunque, certo uno spin off, meglio ancora un ponte tra l’una e l’altra stagione e ad esse fedele, stesso stile, colori, atmosfere, a correre però ad esse parallelo. Perchè in realtà L’Immortale parte in realtà dalla fine della terza stagione di Gomorra, da quella scena che nessuno dimenticherà mai, quando l’amico ammazza l’amico, il fratello spara al fratello, nella notte, su una barca, e il corpo gettato in mare. C’è quel classico momento in cui si dice che prima di morire la vita ti scorre davanti a ritmo accelerato, ed è un momento, o forse di più, in cui Ciro adulto colpito dall’arma di Genny, affonda lentamente mentre riemerge Ciro bambino, salvato dalla madre in un ultimo sacrificio d’amore, dal crollo della loro casa durante il terremoto dell’80, esattamente alle 19.53 del 23 novembre: se lo guadagna lì l’appellativo di immortale quel ragazzino di soli 21 giorni, nato quindi il giorno dei morti come in una profezia o in una maledizione, e cresciuto senza padre e senza madre, bambino sperduto tra i bambini sperduti come in Peter Pan, ma invece siamo a Napoli e nulla assomiglia a una favola. Non stiamo qui a rivelarvi se Ciro muore o sogna, se sopravvive o sta andando via per sempre, la storia de L’Immortale va vista comunque perché da lì ripartirà la saga. Con o senza Ciro lo saprete a breve. Intanto ecco la nostra videointervista a Marco D’Amore: