Più che un film un’opera d’arte. E infatti anche il regista fatica a definirlo tale, del resto Andrea Mastrovito, bergamasco trapiantato a New York, è un artista che ama trasformare le cose e realizzare installazioni e di film, almeno finora, non ne ha mai fatti. Così ha preso Nosferatu, il celebre capolavoro del muto e dell’horror del 1922 del tedesco Friedrich Wilhelm Murnau e assieme ai suoi assistenti ne ha ridisegnato, o meglio, ricalcato a mano con un tratto nero da carboncino ogni fotogramma, ma solo le figure in primo piano, sovrapponendo più immagini per creare l’effetto tremolante, mentre gli sfondi li ha ricreati ex novo aggiungendo nuove didascalie per adattare l’opera ai giorni nostri e sottolinearne la metafora della paura per lo straniero dopo l’11 settembre. Poi ha ribattezzato l’opera NYsferatu e l’ha presentato nella sezione Eventi Speciali della Festa del Cinema di Roma. Così in NYsferatu il protagonista Hutter, che lavora per un losco agente immobiliare, invece che in Transilvania viene mandato dal capo in Siria dove regna la guerra, e il conte Orlok, che poi sarebbe Dracula, invece che a Wisborg si imbarca clandestinamente con tutte le sue bare, e con tanto di scafisti che buttano a mare altri viaggiatori clandestini, per New York per finire, dopo aver vagato nella notte con la sua bara tra le braccia, a Ellis Island, l’isola dei migranti oggi divenuta un museo. Orlok diviene così al tempo stesso il simbolo dell’immigrato indesiderato e di cui aver paura e con la sua ombra che si staglia su Manhattan metafora della morsa del terrorismo e dell’Isis, ma è davvero la sua o a proiettarla è qualcun altro? Ed Ellen, fragile moglie di Hutter, rappresenta qui la libertà. Anche la musica che accompagna le immagini è nuova di zecca ed è firmata da Simone Giuliani che si è lasciato andare a più d’una citazione, come Under pressure dei Queen e David Bowie. NYsferatu Symphony of a century il titolo completo dell’opera di Andrea Mastrovito, e qui il nostro videoincontro alla Festa del cinema:
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