“I Druun sono un flagello nato dall’umana discordia, il contrario dei Draghi…” questo dice Sisu a Raya, protagonista ed eroina di Raya e l’Ultimo Drago, nuovo lungometraggio d’animazione dei Walt Disney Animation Studios che arriva venerdì 5 marzo su Disney+ con accesso Vip e appena possible sbarcherà anche al cinema. Quale il messaggio di quest’ultimo capolavoro d’animazione? Ce ne sono più d’uno in realtà, ma il principale è che senza fiducia reciproca, e quindi senza unità e solidarità tra i popoli e le singole persone, il genere umano ha ben poco in cui sperare e non andremo da nessuna parte. Anche se in alcuni frangenti la giovane e aitante Raya, tradita da ragazzina da chi credeva un’amica, tutti i torti forse non ce l’ha. Gli altri messaggi si riferiscono certamente al lavoro di squadra, legato in qualche modo al concetto di cui sopra, attraverso il quale è più facile raggiungere i propri obiettivi, alla bellezza e all’importanza del viaggio, fisico e interiore, delle tradizioni, delle proprie radici, della condivisione, della fantasia. Che in un momento come quell oche stiamo vivendo, assume un senso ancora più profondo. Tuttavia questa concidenza temporale non era assolutamente prevista: “non avremmo mai pensato quanto Raya e l’Ultimo Drago sarebbe diventato d’attualità a causa della pandemia – ha infatto sottolineato il regista Don Hall in conferenza stampa – prima del lockdown ci riferivamo ai Druun come una piaga, e nelle nostre menti quella era la minaccia esistenziale che il mondo di Kumandra era stato chiamato ad affrontare, con l’intenzione di dare molta importanza all’idea di fiducia, che è la colla che riunirà questa terra. Una delle cose che amo di Raya è la sua complessità: tecnicamente è una principessa ma anche una guerriera, e si prepara da tutta la vita per essere la custode della gemma… amo molto questo suo dualismo“. Sull’importanza della tradizione interviste uno degli sceneggiatori, Qui Nguyen: “è un atto molto personale quello di riuscire a fare un film che enfatizza e celebra le culture del sudest asiatico, che sono quelle da cui proveniamo, e sappiamo che i nostri figli non hanno la possibilità di vedersi molto spesso rappresentati come eroi in una grande produzione hollywoodiana“.
Raya e l’Ultimo Drago (qui il trailer ufficiale) è in effetti il primo film targato Walt Disney Animation Studios ambientato nel sudest asiatico e quindi considerato sin da subito un atto d’amore dei filmmakers dello studio, molti dei quali affondano le proprie radici nelle vivaci culture dei differenti paesi della regione. Kumandra è certo un mondo immaginario, ma si sono tutti ispirati ai tessuti, ai colori e agli arredi tipici di questa area geografica nel progettare le immagini delle varie terre con particolare attenzione alle tradizioni e alle usanze. Benvenuti dunque a Kumandra, la grande terra a forma di drago che ospita cinque regni che prendono il nome dalla loro posizione sulla sagoma: Cuore è la casa di Raya, una terra prospera ricca di pace e magia con a capo il suo amato padre; Zanna è una terra potente e rigogliosa circondata dall’acqua guidata da capo Virana e poi da sua figlia Namaari, nemesi di Raya; Dorso è una terra isolata e remota i cui abitanti non si fidano degli stranieri; Artiglio è il crocevia dei cinque regni con un mercato molto frequentato; e Coda è una terra desertica molto estesa che sta diventando sempre più isolata via via che l’acqua si ritira. “Abbiamo un mondo composto da cinque regni diversi – ha spiegato la produttrice Osnat Shurer – ognuno dei quali è pieno di edifici costruiti con materiali diversi, abiti di colori diversi, forme ricorrenti che hanno un significato per gli abitanti… per esempio nel regno di Cuore gli abitanti sono legati alla figura del drago e il drago è legato all’acqua, dunque gli edifici, le stanze, ecc. somigliano a una goccia: sono circolari; mentre nel regno di Zanna, dove la cosa più importante è il potere, le strutture sono potenti e fuori scala. Tutte queste caratteristiche sono state ideate dagli incredibili membri delle squadre addette allo sviluppo visivo e alle scenografie e sono state utilizzate nell’arco di tutto il film”. La fantasia? “Credo sia in assoluto una delle cose più importanti – sottoliena l’altro regista di Raya e l’Ultimo Drago Carlos López Estrada – dobbiamo continuare ad alimentarla e a rivolgerci a cose che possono entusiasmarci; io stesso sono cresciuto con i film Disney e hanno modificato il mio modo di vedere le cose e come vivo oggi da adulto, mi auguro che Raya possa offrire un’opportunità simile sia ai piccoli che ai più grandi. La sua è una storia e un viaggio che davvero può ampliare le nostre menti e farci fuggire in un altro mondo“.
A Kumandra andava tutto a meraviglia 500 anni fa quando I Draghi convivevano con gli umani. Poi sono arrivati I Druun, energie malvagie contro le quale I Draghi hanno lottato fino alla morte per difendere gli umani, ma sono stati trasformati in statue di pietra come gran parte delle persone. Da allora i cinque popoli sono l’uno contro l’altro anche perchè la gemma dei Draghi è custodita dal sovrano di Cuore Benja, padre di Raya, e gli altri regnanti credono porti al suo regno ricchezza e prosperità. Benja però crede alla pace e decide di convocare gli altri sovrani per discuterne, ma purtroppo nulla va come aveva sperato. Tornano i Druun e spettano solo a Raya, custode della gemma drago affidatole dall’amato padre, l’onore e l’onere di ritrovare l’ultimo drago, che poi è una draga acquatica, Sisu, simpatica e fricchettona, soprattutto quando si trasforma in umana. Nel corso della sua missione, Raya farà incontri molto particolari ognuno dei quali le insegnerà qualcosa…
Tra le voci italiane di Raya e l’Ultimo Drago, oltre a quella di Veronica Puccio che doppia la protagonista, troviamo quelle di Luisa Ranieri (che ci aveva già anticipato qualcosa nella nostra videointervista su Lolita Lobosco) per Virana, dell’attrice e doppiatrice Jun Ichikawa (la Yukino de L’Allieva) che doppia Namaari, figlia di Virana e nemesi di Raya; di Paolo Calabresi che fa parlare Tong e di Vittoria Schisano che doppia il Generale Atìtaya. Poche parole, ma comunque sempre in un fim Disney, anche per gli influencer Maryna, Emanuele Ferrari e la food blogger Vatinee Suvimol, e anche per la cantante Camille Cabaltera che interpreta anche il brano nei titoli di coda della versione italiana del film. Ecco tutto ciò che ci hanno raccontato Luisa Ranieri, Jun Ichikawa, Paolo Calabresi, Vittoria Schisano, Maryna, Emanuele Ferrari, Vatinee Suvimol e Camille Cabaltera sulla loro esperienza, i loro personaggi, i viaggi e la fiducia nel lavoro di squadra: