Si va dal classico alla dance battuta, senza troppe vie di mezzo. Amadeus centra in piano l’obiettivo di un Festival con canzoni da radio. Le abbiamo ascoltate tutte oggi in anteprima al Teatro delle Vittorie di Roma in collegamento diretto con Amadeus a Milano, che poi ha rilasciato qualche dichiarazione. Prima però alcune nostre sintetiche considerazioni sui 25 pezzi di Sanremo 2022.
Achille Lauro con Domenica non sorprende, ma fa Achille Lauro e lo fa molto bene: pezzo vagamente beat, testo ironico, fresco, non riesci a tenere ferma la testa mentre lo ascolti. Miele di Giusy Ferreri è davvero bella, forse la più bella di tutte: una ballata struggente che, come recita una frase del testo, “è una lama che sa di miele…” Michele Bravi torna al Festival con una canzone intensa a raccontare il male di vivere e a chiedersi “come si fa ad imparare la felicità”: Inverno dei fiori probabilmente è il suo pezzo che finora mi è piaciuto di più. La cassa batte forte in Insuperabile di Rkomi, una classica canzone d’amore ma dei giorni nostri, fresca e ritmata. Irama volta pagina: nessun ritornello da ballare, nessun effetto eco sensuale, la sua Ovunque sarai è una canzone lenta, con violini e acuti di voce, chissà come la prenderanno i fan.
Probabilmente è la canzone che vanta il testo più lungo e fitto Ti amo non lo so dire di Noemi che alterna parti lente a parti più ritmate: del resto “non ho paura di sentirmi vuota dentro un mare di parole” recita parte del testo, scritto anche da Mahmood, che parla di autoaffermazione e di amore. Massimo Ranieri vira sul testo e in Lettera di là dal mare affronta con gentilezza il tema attuale e caldo dell’immigrazione, ma su melodia classica, quasi da musical recitato ad hoc. Massimo Ranieri non si discute. Canzone d’amore bum bum per Aka7Even che porta al Festival Perfetta così. Emma invece ci accarezza il cuore con Ogni volta è così, sulla difficoltà di essere amati per quel che si è: la sua voce appena graffiata su una melodia che trascina, la rende una delle canzoni più belle che ho ascoltato. Ora che fa anche l’attrice, che non lasci mai la musica, per favore. Curiosità: a dirigere l’orchestra durante la sua esibizione sarà Francesca Michielin.
Il dolore di un amore che finisce e la forza di augurare comunque tutto il bene a chi ci ha reso felici: lo raccontano bene Highsnob e Hu, al secolo Michele Matera e Federica Ferracuti, in Abbi cura di te, tra pop ed elettronica, la voce di lei è molto particolare. Il testo più corto, e ripetitivo, è invece quello di Voglio amarti, classicone, ma di tutto rispetto, su cui svetta la voce ancora potente e sensuale di Iva Zanicchi. Evviva la spensieratezza apparente di Dove si balla di Dargen D’Amico, ovvero la ricetta per vivere e sopravvivere al grido di “fottitene e balla, tra i rottami balla”, ma senza dimenticare “gli incubi mediterranei” e “che brutta fine le mascherine”. Sono allegre, colorate e quasi le vedi le Farfalle di Sangiovanni, canzone allegra, fresca, come lui. Sfiora il soul Ora e qui di Yuman, in arrivo da Sanremo Giovani, voce singolare e tanta classe. Altro pezzone da tenere d’occhio e d’orecchio Ciao ciao de La Rappresentante di Lista, ovvero come annunciare la fine del mondo sulla dance anni Ottanta, la canti dopo un attimo. Bella.
Duetto intenso quello tra Mahmood e Blanco in Brividi: e li fanno venire per davvero le loro voci che prima si spartiscono il pezzo per poi intrecciarsi alla perfezione cantando la fisicità di un grande amore. Sulla scia de L’Allegria, Gianni Morandi porta a Sanremo un nuovo inno all’ottimismo ancora firmato Jovanotti, invitando ad “aprire tutte le porte” e a “far entrare il sole”, e “quando il sole non c’è, lo cerco dentro di me” canta in Apri tutte le porte l’eterno ragazzo di Monghidoro su un ritmo che sa di twist che ben gli si addice. Che anche da TikTok possono arrivare cose belle lo dimostra Matteo Romano con la sua Virale, che no, non si riferisce al Covid ma all’amore che “riappare, va in tendenza e risale“. Sa di rock ma mescolato al synth-pop degli anni Ottanta e Novanta il pezzo potente ed energico de Le Vibrazioni sul dolore dell’amore, ed è tanto, anzi Tantissimo, recita il titolo.
Ballata intensa anche quella di Fabrizio Moro: Sei tu apre e chiude con il pianoforte e nel mezzo la forza dell’amore quotidiano che rassicura e dà fiducia. Suono di tasti bianchi e neri anche per l’introduzione di O forse sei tu di Elisa, inno alla “stupida voglia di vivere” che apre sul ritornello. Trasgressive ma poi neanche troppo rispetto a ciò che ci si aspettava da Ditonellapiaga e Rettore, fatte l’una per l’altra e capacissime di distruggere in un attimo ogni illusione sull’amore con la loro Chimica, tutta sotto cassa. Tua madre, mio padre, Lucia di Giovanni Truppi è morbida, quasi quanto la voce calda dell’artista napoletano – ma non canta in lingua – molto apprezzato in Francia, l’evoluzione moderna del cantautorato italiano. Divertente Sesso occasionale di Tananai, che arriva da Sanremo Giovani, tra gelosie e teste in alto mare, e c’è pure una pistola, ma nessuno grida per tre volte Spara! Duecentomila ore è la canzone di Ana Mena: testo di Rocco Hunt, basso in sottofondo, ritmo latino, voce sensuale, fisarmonica, aria nuova.
“Le canzoni mi piacciono tutte tantissimo – ha detto Amadeus a fine ascolti – e vedo molti pretendenti al podio finale. Sono tutte canzoni molto radiofoniche ed è quello che ho sempre voluto per il Festival di Sanremo, che portasse le canzoni in radio. Morandi e Ranieri? Sono stati molto felici di sapere ognuno della partecipazione dell’altro al Festival”. Poi sulle cinque donne del Festival, e cioè Lorena Cesarini, Ornella Muti, Sabrina Ferilli, Drusilla Foer e Maria Chiara Giannetta spiega: “ho voluto fare un omaggio al mondo del teatro e della TV con cinque fantastiche donne del mondo del teatro, della fiction, del cinema, ognuna con il suo curriculum e la propria storia”. E Fiorello? “Per gli amici le porte sono sempre spalancate” chiosa Ama.