Sanremo 2025: abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni dei Big, ecco ciò che possiamo dirvi

di Patrizia Simonetti

Cominciamo subito col dire che rispetto alla passata edizione del Festival, a Sanremo 2025 si ballerà molto meno. Il rap è sempre presente, ma con meno vigore. Le voci classiche ci sono, ma ci sono sembrate più contenute. Ma, come teniamo a dire ogni anno, sono le prime impressioni al primo ascolto dei 30 pezzi dei Big, l’uno dietro l’altro, non saranno quindi né perfette né definitive. Per quanto riguarda i temi, c’è soprattutto l’amore, più che altro finito quello di coppia, più forte invece l’amore familiare che aiuta a vivere, ci rende più forti e ci spalanca il cuore: padre figlia, figlio madre, sorella fratello. C’è anche l’amore per la propria città, che sia Napoli o Roma, e un po’ di ironia sociale.

Viva la vita così com’è – canta Francesco Gabbani in Viva la vitaquesta vita che è solo un attimo… viva la vita finché ce n’è”, un walzer della buona esistenza dove il cantautore toscano invita a passare i nostri anni al meglio, a goderseli e anche ad aiutarsi l’un l’altro.

Sempre molto suggestiva Clara anche con Febbre, musica drammatica e ritornello alla Mahmood dove si balla al ritmo di “Non dire je t’aime, dimmelo se ciò che provi è solo febbre, che sale e scende… i tuoi occhi blu klein dicono che stanotte è solo febbre…

Ironico, divertente e super veritiero Willie Peyote che con Grazie ma no grazie gioca coi luoghi comuni e le frasi fatte, invitando alla coerenza su un sound quasi sudamericano: “questa gente non fa un cazzo li mantengo tutti io con le mie tasche, grazie ma no grazie…  dovremmo organizzare una ripatriata tipo una cena di classe, grazie ma no grazie… ” In pratica Peyote insegna: impariamo a dire no e vivremo meglio, anche perché “l’insistenza non è mai così di classe”, con tanto di citazione dei Jalisse. 

Da un titolo così forte ci aspettavamo qualcosa di più travolgente, invece Se t’innamori muori di Noemi non ci tocca a fondo, ma comunque arriva con tutte le contraddizioni dell’amore, come la sensazione di morire, ma serenamente, quando un amore è arrivato al capolinea ma è stato vissuto fino in fondo: “perché è impossibile scordare quelle notti con il sorriso e le borse sotto gli occhi, la sensazione che se t’innamori muori, serenamente…

La normalità in un mondo di fenomeni apparenti può creare insoddisfazione secondo Lucio Corsi che canta “Volevo essere un duro che non gli importa del futuro, un robot, un lottatore di sumo” perché “quanto è duro il mondo per quelli normali che hanno poco amore intorno e troppo sole negli occhiali”, e allora meglio essere “lo scippatore che t’aspetta nel buio, la gazza ladra che ti ruba la fede” e invece “non sono altro che Lucio”. E meno male.

Ha una sua drammaticità Il ritmo delle cose di Rkomi che, a dire il vero, ci è piaciuta, tra vocali aperte e parole spezzate, a ricordarci che tutto ha una fine: “il ritmo delle cose il ritmo che ci muove, ci corre nella gola e ci spezza le parole… quante cose distruggiamo costruendo, è un violento decrescendo…”  

Tu con chi fai l’amore cantano The Kolors, sulla scia di Italodisco, ma più verso Mikonos, del resto “tutte le storie sono uguali…” e ancora “tanto la cosa importante è con chi fai l’amore stasera, domani chissà…” Evviva la libertà.

Anche Rose Villain non sorprende con le strofe veloci e poi la melodia alta nel refrain di Fuorilegge: “partiamo domani, Bonnie e Clyde, coi sogni rubati, senza di me cosa fai?” L’amore che finisce e la preghiera di riaverlo.

Non manca la quota Napoli, ecco allora Rocco Hunt con un bel pezzo intitolato Mille vote ancora che sa di nostalgia di casa, dove c’è “o’ cafè dinto ‘e canzoni, viento ‘e mare che sbatte per ‘dinto ‘e feneste, me sceta ‘e po’ se ne va…” Bella assai…

Meno toccante Anema e core di Serena Brancale che però ci regala energia e amore passionale su ritmo latino: “perché metti questa cassa dritta, io con te vorrei ballare salsa… stanotte saremo due stelle del cinema americano, dammi un bacio su un taxi cabrio, un bacio che s’addà verè…”

Tony Effe fa la serenata alla sua Roma come un Rugantino dei giorni nostri, con Damme ‘na mano, ammicca a Califano e cita Gabriella Ferri:  “damme ‘na mano che c’ho ner core solo ‘na donna e ‘na canzone… damme ‘na mano sinnò me moro…”

L’albero delle noci è la poesia d’amore che Brunori Sas dedica alla maternità e a sua figlia: “vorrei cantarti l’amore, amore, il buio che arriva nel giorno che muore, senza cadere nella paura di farti del male…” Delicata come la nuova fragile vita che arriva, regalando una felicità così grande che “hai cambiato l‘architettura e le proporzioni del mio cuore”.

C’è poesia anche nell’amore per una madre che dimentica la vita, lo canta Simone Cristicchi in Quando sarai piccola: “ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa…” fino alla fine, fino al bacio dell’addio sulla fronte… delicatamente struggente.

Ancora tormenti per Irama che con la sua Lentamente ci riporta su modalità Tu no mentre avremmo preferito riascoltarlo in stile La genesi del tuo colore, più energia e meno struggente dolore: “non te ne accorgi che hai distrutto tutto lentamente – canta– lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento…”

Effetto Bertè per Marcella Bella che torna a Sanremo con Pelle Diamante: ritmo potente per una grande affermazione di autostima e resilienza: “Forte, tosta, indipendente, pelle come diamante, non mi fa male niente. Stronza, forse, ma sorprendente, una mina vagante, sono una combattente”.  Amen.

Ed eccoci ad Achille Lauro, ballad struggente la sua Incoscienti giovani quasi al livello di Amore disperato e della meravigliosa C’est la vie: “amore mio veramente, se non mi ami muoio giovane… di amore muori veramente, se non ti amo fallo tu”; botta di sax che sorprende e chiosa finale: “noi due orfanelli alla roulette siamo a Las Vegas sotto un led…”

Cassa e melodia nel refrain per Elodie e la suaDimenticarsi alle 7 “di un giorno qualunque mentre si parla di niente lì seduti in un bar…” l’imprevedibilità dell’amore che finisce. Certo “può capitare a chiunque ma che strano effetto che fa mandare giù la verità”.

Sempre gradito il ritorno all’Ariston di Massimo Ranieri, Tra le mani un cuore la sua canzone, inno all’amore, alla solidarietà, alla resilienza, alla responsabilità: “e salverò il tuo cuore in fondo al mare, la vita l’ha spezzato e lui continua ad amare, io ti proteggerò da quello che è stato e troverai la pace…”  

Cassa dritta a marcetta per Amarcord di Sarah Toscano, vincitrice di Amici, bella voce: “anche se ti scorderò in un club il sabato, è tutto così Amarcord comico e tragico, cos’eri tu non lo so…”

Tra i più attesi Fedez con Battito, pezzo duro, spiazzante, da revenge song tra respiri corti e gocce di veleno: “prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me. Battito. Affronto una guerra da disarmato, dottore, cosa mi ha dato?”

Ironia e romanticismo per i Coma Cose con Cuoricini, ripetuti a gogò che sembra di vederli sgorgare sullo schermo dello smartphone: “pensavi solo ai cuoricini, stramaledetti cuoricini…”

La Cura per me la canzone di Giorgia, tra gli autori Blanco che è anche molto altrove: il superamento della dipendenza dall’amato, voce al top, del resto, occhio, che è il suo momento: “per me sei la luna, per me sei avventura, ma non sei nessuno, spengo la paura di rimanere sola…”

La malinconia per un amore semplice che è stato quella cantata da Olly in Balorda nostalgia: “tornare a quando ci bastava ridere, piangere, fare l’amore… come te lo devo dire, sta vita non è vita senza te”.  

Tra baci che sanno di Fentanyl e parole come proiettili, Emis Killa canta la sua Demoni: “Siamo soli come il mare come angeli nell’Ade… sì sono pazzo lo so, andrò all’inferno, c’est la vie…”

Un monito ad affrontare le proprie paure è ciò che canta  Joan Thiele in Eco, incipit vagamente western: “e quando ti senti più fragile, cambia la pelle… fidati, è meglio sbagliare che restare immobili”. Dedicata al fratello. Bella

Non ti dimentico è il pezzo dei Modà, la mancanza di un amore, pur consapevoli che non era quello giusto: “ma io non ti dimentico, difficile accettarlo… forse è vero, siamo fatti tutti e due per qualcun altro”. Romantica.

Se ci sarà un tormentone, sarà Chiamo io chiami tu, ripetuto all’infinito nel pezzo dal sound latino, è il titolo del brano di Gaia: “Chiamo io chiami tu chi è il primo che cede stasera…”

Le emozioni e come raccontarle, le canta Bresh in La tana del granchio, rendendo immagini tutta l’inadeguatezza dei nostri sforzi per farlo: “sono una madre che si sgola, una chitarra che non suona, una borsa piena di buchi”

Tristezza e rancore in Fango in Paradiso di Francesca Michielin per un amore finito e per il quale ha sofferto tanto e ora si fa domande sul futuro: “chissà con chi farai un figlio, se poi cambierai indirizzo, se c’è del fango in Paradiso…” Malinconica.

Pezzo a quattro voci La mia parola di Shablo con Guè, Josha e Tormento, che inizia gospel: “è una street song per dare quello che ho…. È rap è blues e Gin & Juice”. Come spiegarla meglio?