Lele si è appena suicidato, troppo pesanti i suoi sensi di colpa. Manfredi si sveglia dal coma in cui lo aveva fatto sprofondare Aureliano, neanche la morte lo vuole. Tutto si rimescola. L’equilibrio ritrovato da Aureliano e Spadino erasolo apparente. Le loro donne, Nadia e Angelica, si alleano con loro e assaggiano il potere. Samurai è il nemico da battere, ma non soltanto lui. Il trono di Roma non aspetta. Con Suburra 3 arriva il gran finale della serie originale Netflix prodotta da Cattleya, ispirata al film omonimo di Sollima a sua volta tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. C’è sempre un grande senso di attesa per l’ultima stagione di una serie così forte e coinvolgente, ma al tempo stesso poi si resta un po’ male perché, per quanto possa essere un finale degno, è pur sempre un epilogo e dopo non c’è più nulla. Ed è questa la sensazione un po’ nostalgica he ha pervaso la conferenza stampa dei suoi protagonisti, tutti a dire che tanto hanno avuto, ma che peccato che è finita. Suburra 3 arriva dunque venerdì 30 ottobre su Netflix a chiudere la lunga storia di Aureliano e Spadino, di Samurai e Cinaglia, di Angelica e Nadia, di Manfredi e di Alice, personaggi che sono diventati così reali da chiamarli per nome sullo sfondo di una Roma purtroppo, anch’essa, mai così reale e cupa. Una serie nata come prequel del film, scavalcandolo poi nel corso delle stagioni per rivoluzionarlo completamente nel gran finale tra colpi di scena e vere e proprie rivoluzioni che non t’aspetti: “sin dall’inizio si parlava di un adattamento dal film, quindi di spostarsi a 180 gradi dal racconto e dall’anima del film con tutti i personaggi al servizio di questa scadenza cupa verso l’apocalisse – spiega Gina Gardini produttrice di Cattleya – qui abbiamo ribaltato tutto per raccontare come i personaggi portavano invece avanti e creavano gli eventi. Non avrebbero potuto avere tanto in comune con quelli del film, a parte il grande tema, e cioè che a Roma servono la Chiesa, lo Stato e il mondo criminale per governare; in questo arco di tre stagioni divise da mondi, era già tutto previsto, anche il finale”.
“Il personaggio di Aureliano è iniziato a tutti gli effetti con il film, poi siamo dovuti andare indietro, e poi ricominciare a riandare avanti – racconta Alessandro Borghi sempre meno Numero 8 – All’inizio dovevo convincermi a sembrare più giovane, da un punto di vista emotivo e fisico: i nostri, il mio e quello di spadino interpretato da Giacomo Ferrara, erano personaggi che cercavano il loro posto all’interno di un contesto, con alcune cose in comune, come i conflitti con le rispettive famiglie, o come il non saper bene come usare la loro mente e il loro tempo. Poi trovano il potere e devono imparare a gestirlo. Si è trattato a tutti gli effetti di un excursus emotivo molto pratico in relazione alla gestione del potere che si va a conquistare. Così dal ragazzo biondo della prima stagione che viveva con il padre, arriviamo a Suburra 3 che il suo posto ce l’ha, con tutti i problemi che ne conseguono. Aureliano ha seguito un percorso in qualche modo in parallelo con la mia crescita e la presa di consapevolezza di alcune cose rispetto a questo lavoro che ho cercato a volte anche di applicare al personaggio”.
“C’è un’alchimia particolare tra me e Alessandro Borghi – rivela Giacomo Ferrara – sin dal provino per il film Suburra, e poi si è confermata. Rivedendo le scene tra me e lui in queste tre stagioni della serie, ho pensato che avessimo creato due personaggi che si vogliono davvero, che si amano follemente, più Spadino in realtà, e quando sono in scena insieme, questa cosa si vede”.
Spadino, innamorato da sempre di Aureliano, ha comunque sposato Angelica (Carlotta Antonelli) come voleva la sua famiglia, e alla fine anche con lei riesce a instaurare un buon rapporto, tanto da provare persino a darle una figlia. “Secondo me Suburra 3 è a tutti gli effetti è una storia d’amore – dice Alessandro Borghi – Aureliano e Spadino non possono fare a men l’uno dell’altro ed è una delle cose più emozionanti. All’inizio non sapevamo se avrebbe funzionato il fatto di aver pensato che il personaggio di Spadino fosse omosessuale perché era una cosa che non era mai stata fatta, un atto di coraggio a tutti gli effetti, un uscire dagli schemi. Che poi è ciò che ti dà modo di raccogliere i frutti, cosa che poi è stata. Suburra è stata molto importante sin dall’inizio, ma questa terza stagione lo è stata di più perché potevamo raccontare i personaggi nel profondo”.
A detta di tutti i suoi protagonisti, Suburra non è stata solo una grande occasione professionale, ma ha significato molto, per ognuno di loro, anche dal punto di vista umano e di crescita individuale: “L’ultimo giorno di set è stato molto triste – aggiunge Borghi – quattro anni quattro fa ero un ragazzetto che cercava di dimostrare qualcosa, ora ho la consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello. Suburra ti lascia cose e se ne porta via altre, ti lascia i legami che hanno forgiato la mia vita professionale e privata”. “Si è creata una grande famiglia – fa eco Ferrara – tra tutti noi del cast e anche con i tecnici dietro la macchina da presa che ci hanno seguito in queste tre stagioni. Spadino poi è un personaggio cui sono affezionato, abbiamo camminato insieme per sei anni tra il film e queste tre stagioni, sento tanta emozione nel salutare questa serie che è e resterà un pezzo di cuore”.
Persino il perfido Manfredi quasi si commuove: “Suburra mi ha dato tutto – racconta Adamo Dionisi – ho iniziato che ero un cialtrone, ora sembra che sia diventato speciale… Manfredi anche mi ha dato tutto, e la famiglia tutta mi mancherà. Professionalmente sono cresciuto tanto, ho imparato molto da tutti i miei colleghi, anche dalla loro energia che sono giovani… chiuderla qui è una rottura emotiva grandissima per me”.
Tutti dunque sembrano aver imparato qualcosa con Suburra 3, persino dai loro personaggi: “ho imparato che avere potere è qualcosa di pericoloso – afferma Filippo Nigro che è Amedeo Cinaglia, un’evoluzione verso il male, la sua, che non ha più limiti e lo lancia drammaticamente e spaventosamente alla deriva – Cinaglia piace perché senza doverti confrontare con lui in maniera diretta, vedi i cambiamento del personaggio quando si trova a gestire soldi e potere trovandosi in quella ‘zona di mezzo’, e mi fa effetto ancora oggi perché per la gente è quello che non ha resistito alla tentazione e non si è saputo trattenere in un’ottica di morale e di etica. Cinaglia è un pozzo senza fondo dell’animo umano, ma per me è una botta di fortuna perché parte in un modo e finisce in un altro, e assistere a questo passaggio è appagante, ti chiedi sempre fin o a che punto si spingerà”. Anche sua moglie Alice cambia, matura e si evolve: “ogni stagione è stata per me una grande e bella sorpresa – spiega Rosa Diletta Rossi – ho iniziato un percorso con questo personaggio che via via caratterizzava l’ambiente famigliare di Cinaglia, fino a Suburra 3 in cui Alice cerca la sua dimensione interiore autonoma rispetto ad alcune scelte del marito, quindi è sicuramente un personaggio non facile da individuare, ma le scelte che fa le ho capite tutte e apprezzate tantissimo. Il suo cambio di direzione avviene quando sente il pericolo per i propri figli e le sue scelte personali sono l’unica direzione possibile”.
Eppure, a Suburra 3 il cattivo vince, nella storia e sul pubblico: “il fascino del male ha sempre esercitato grande impatto sul pubblico – dice Francesco Acquaroli che è Samurai – se pensiamo alle grandi opere di Shakespeare, quella che si ricorda di più è Riccardo III che rappresenta il male assoluto. Anche se in piccole dosi, la cattiveria ce l’abbiamo tutti e vederla esercitare senza subirne le conseguenze è anche piacevole, anche se faccio fatica ammetterlo. I personaggi negativi hanno una forza liberatoria per le nostre piccole cattiverie. Per me che lo interpreto, è molto liberatorio, torno a casa che sono buonissimo. Queste tre stagioni di Suburra hanno raccontato Roma come centro di potere in maniera efficace e profonda, affrontando temi preoccupanti, mostrando una situazione che per molti anni si è preferito non guardare”.
Dunque, è davvero la fine. Sei puntate di Suburra 3 e la serie si fermerà per sempre, ma “l’ultima stagione con sole sei puntate ha una grande fortuna – chiosa consolatorio il regista Arnaldo Catinari – e cioè ha un epilogo; forse sintetizzare il tempo era quello che ci richiedeva questo epilogo, cosi che questi personaggi non potessero scappare da nessuna parte, ognuno è solo con sé stesso e davanti a un tempo che sta per finire. Nessun di loro aveva un’altra alternativa”.