Suburra la serie: videointervista a Alessandro Borghi, da Numero 8 a Stefano Cucchi

di Patrizia Simonetti

Li abbiamo amati nel loro essere personaggi corrotti e cattivi, le loro vite perse e intrecciate a vari livelli tra politica, criminalità organizzata, prostituzione, corruzione, tutto a sua volta legato e intersecato a fare ciò che, quasi contemporaneamente nella realtà, veniva chiamato Mafia Capitale. Personaggi tanto incredibili quanto veri che ci ha fatto conoscere il film Suburra di Stefano Sollima, ispirato al romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini (Einaudi), uscito al cinema esattamente due anni fa e ambientato nella Roma del 2011, a una settimana dall’Apocalisse, identificata con la caduta del governo Berlusconi il 12 novembre di quell’anno, in quella terra di mezzo che nella Roma antica era il quartiere malfamato e corrotto dove ci si incontrava per gli inciuci e si chiamava, appunto, Suburra. Facciamo due passi indietro, ognuno di un anno, ed eccoci in Suburra la Serie, prima produzione televisiva italiana di Netflix che da venerdì 6 ottobre la mette a disposizione per intero con tutti i 10 episodi diretti da Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi e che, coprodotta con Cattleya e Rai Fiction, approderà poi anche su Rai 2. Un prequel, insomma, ma a puntate, e stavolta invece che dalle dimissioni del Papa, tutto inizia con quelle del sindaco subito dopo l’approvazione di un piano regolatore con interessi urbanistici contesi tra politica, mafia e Vaticano. E la serie non racconta una settimana come il film, bensì 20 giorni, che poi sono quelli a disposizione del sindaco per confermare o meno le proprie dimissioni.

Cosa facevano dunque tutti loro nel 2009? Come arriveranno alle vicende del film? Suburra la serie si concentra su due di loro cui si affianca una nuova entrata: primo tra tutti Aureliano detto Numero 8, erede del padre ex membro della banda della Magliana e boss di Ostia, sempre interpretato da Alessandro Borghi (Non essere cattivo, Suburra, Fortunata), un personaggio al quale è permesso sbagliare andando incontro ad un racconto di formazione” ci racconta l’attore romano nella nostra videointervista che trovate a fine articolo; ma anche su Alberto detto Spadino, ancora interpretato da Giacomo Ferrara (Il permesso) cioè il fratello minore del capo zingaro Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi) che nel film fanno entrambi una brutta fine, Spadino soprattutto visto che due anni dopo verrà ammazzato dallo stesso Numero 8; e Lele, personaggio nuovo di zecca che è Eduardo Valdarnini (Pasolini, Qualcosa di nuovo), figlio di un poliziotto che non vuole tanto seguire le orme del padre e quindi spaccia. “Tutti e tre hanno la necessità di trovare il loro posto e capire qual è la strada giusta da percorrere – ci dice ancora Alessandro Borghidi staccarsi dalle loro famiglie, di fare una strada da un punto di vista morale e etico molto più indipendente”. Altre nuove entrate eccellenti in Suburra la serie rispetto al film sono quelle di Filippo Nigro che dà vita a tal Amedeo Cinaglia, consigliere comunale e Presidente della Commissione Urbanistica che deve approvare il nuovo piano regolatore romano: viene dai centri sociali ma anche lui si farà corrompere dalla mania di potere spinto da Samurai, qui interpretato non da Claudio Amendola come nel film ma da Francesco Acquaroli (Smetto quando voglio, Rocco Schiavone) e Claudia Gerini (Nemiche per la pelle, Il traduttore) che è Sara Monaschi, una donna ambiziosa e capace – dice l’attrice – e come gli altri a caccia di potere”, per questo organizza festini con ragazze e droga per un monsignore.

Abbiamo incontrato Alessandro Borghi oggi alla presentazione di Suburra la serie, nuovo look, tanta sicurezza in più e medesimo sorriso di sempre, così ci ha parlato dell’evoluzione al contrario del suo personaggio, ma anche di come diventerà Stefano Cucchi nel film di Alessio Cremonini intitolato Sulla mia pelle, “una storia che umanamente mi ha toccato molto – ci racconta – e credo ci sia davvero bisogno di fare chiarezza, ho incontrato per la prima volta i familiari di Stefano e ho sentito addosso una sana paura, tanta felicità e la responsabilità di fare questo film”; e anche di quanto stia faticando per essere Remo, ovvero Il primo re, nel nuovo film di Matteo Rovere. Ecco dunque la nostra videointervista ad Alessandro Borghi: