“Il mio Papa potrebbe risultare in futuro molto verosimile, diametralmente opposto all’esistente perché è nell’ordine delle cose che il successore di Bergoglio possa essere più conservatore, e ritengo illusorio che la Chiesa abbia avuto un cambiamento con Papa Francesco”. Così Paolo Sorrentino oggi a Venezia 73 sul protagonista di The Young Pope, la sua prima serie televisiva, i primi due episodi presentati oggi in anteprima mondiale come evento speciale della Mostra del Cinema e, ovviamente, fuori concorso. Originale, onirica, decisamente fuori dalle righe la produzione originale Sky, Hbo e Canal+ che in Italia arriverà su Sky Atlantic in 10 puntate dal 21 ottobre prossimo e poi alla fine del mese in altri cinque paesi (Regno Unito, Germania, Irlanda, Austria, Francia).
Il papa incarnato dall’algido quanto affascinante Jude Law, tal Lenny Belardo, alias Pio XIII, all’inizio potrebbe apparire infatti poco tradizionale, ma in verità non è neanche così rivoluzionario, sebbene abbia solo 48 anni che per un Papa è un’età a dir poco impossibile. Lui con “nessun peccato da confessare” dice di se stesso definendosi “una contraddizione come Dio” e quindi “buono e cattivo”, ma soprattutto “pronto a scatenare una guerra che non avrà mai fine contro di voi” tuona in faccia alla purpurea fila di cardinali schierati davanti a lui che, a chi glielo chiede, risponde di voler fare “la rivoluzione”. Chissà come lo prenderà la Chiesa, del resto “non è un problema mio, ma del Vaticano – ha affermato Sorrentino che al Lido ha ricevuto il premio SIAE per l’innovazione creativa – io ho fatto un lavoro che affronta con onestà e curiosità le contraddizioni e le difficoltà di quel mondo, così come ciò che c’è di affascinante nel clero, e di un prete diverso dagli altri che è il Papa. Se avranno la pazienza di vedere la serie fino in fondo vedranno che lo affronta senza voglia di provocazione o pregiudizio”.
Certo che ‘sto Pio XIII strano è strano: intanto fuma come un turco, e non di soppiatto nascosto in bagno e affranto dai sensi di colpa, ma bello comodo e beato a gustarsi i rivoli di fumo bianco tra bocca e naso; poi è americano, il primo Papa born in the USA della storia, e forse per questo niente cappuccino al mattino ma Coca Coca Cherry (mai sentita) e rigorosamente Zero, perché la linea è importante per un Papa che, tra l’altro, veste di bianco e certo non sfina il personale; non vuole affacciarsi alla finestra perché una vera star non si fa mai vedere e non presta la sua immagine al merchandising proprio “come Salinger e Mina” dice, per cui meglio parlare dall’ombra; è a dir poco scortese con i suoi fedeli che incita ad essere liberi nel sesso se è la felicità che vogliono, a usare profilattici o a fare figli come meglio preferiscono, ma solo in sogno, perché nella realtà “non so se mi meritate – grida loro – voi che vi siete dimenticati di Dio… non vi sarò mai vicino, sarò più vicino a Dio che a voi, non ho nulla da dire a chi nutre dubbi su Dio, siete voi che dovete provare che non esiste, io non vi indicherò nessuna strada: cercatela”; poi non sempre fa quello che dice, ti sorprende, ti spiazza, quando pensi di averlo capito ti rivolta tutta la frittata. Un mistero anche per i porporati, anzi un burattino da TV (e infatti…) con un “visino telegenico”, un tipo da manovrare, ed è proprio per questo che lo hanno eletto. Ma è chiaro che hanno fatto i conti senza l’oste.
Del resto “il Papa non è che un uomo cui accade di essere il Papa – ha detto al Lido Jude Law, entusiasta della “grande opportunità di lavorare con Sorrentino e interpretare un personaggio pieno di contraddizioni, un personaggio su più livelli perché è Lenny ma è anche il Papa”. A fianco dell’attore britannico, come vi avevamo già anticipato tempo fa, Diane Keaton che è la sua segretaria particolare Suor Mary; Cécile de France che è la responsabile del marketing vaticano; Scott Shepherd alias Cardinal Dussoliere; Javier Cámara (Cardinal Gutierrez); Ludivine Sagnier (Esther); James Cromwell (Cardinal Michael Spencer); e due italiani: Toni Bertorelli che fa il Cardinal Caltanissetta e Silvio Orlando (qui la nostra videointervista all’attore napoletano) nei lunghi ed ingombranti panni del cardinal Voiello (come la pasta), segretario di stato tutt’altro che santo e tifoso sfegatato del Napoli calcio: “il male è in tutti gli essere umani – ha detto oggi a Venezia 73 Silvio Orlando – quindi per interpretare il Cardinal Voiello ho pescato dal mio male, anche se non ho rubato per le terrazze”.
Infine del debutto televisivo anche Paolo Sorrentino, come altri cineasti prima di lui, ha apprezzato la dilatazione che una serie TV rende possibile ed “è stato molto impegnativo – ha confessato – ma anche eccitante approfondire personaggi con digressioni che al cinema si censurano per limiti di tempo: The Young Pope è un lungo film di quasi dieci ore”.