Il cuore si stringe. Stavolta però piange solo di gioia. “La tristezza a ogni costo è solo noiosa, mi terrorizza diventare così. Da qualche tempo le mie canzoni sono più luminose, meno crepuscolari, i figli del dramma mi hanno un po’ stancato”. Musica, o meglio, parole di Tiziano Ferro che il 20 giugno ha iniziato a Torino il suo viaggio attraverso lo Stivale che, passato per Firenze, si concluderà l’8 luglio all’Arena di Verona, ma prima una doppia tappa sia a Roma, il 26 e 27 giugno allo Stadio Olimpico, che a Milano, il 4 e 5 luglio allo Stadio San Siro, con Bologna nel mezzo, il primo luglio al Dall’Ara.
Ventisette canzoni, oltre due ore di spettacolo iper tecnologico, straordinaria la grafica digitale, cambi d’abito degni del miglior trasformista. Ma non solo, virtuosismi anche atletici. Pronti, via e il 35enne cantante laziale in una sorta di bungee jumping alla rovescia, viene tirato su da un gancio per atterrare sul palco dopo una capriola, tanto per scaldare corpo e voce prima di farla volare in alto. “Una cosa del genere non la ripeterò più, per cui guardatela bene” continua Ferro, dieci anni di attività raccontati da cinque dischi. Ma non sono concerti che vogliono celebrare. “Non è il momento, la casa discografica avrebbe voluto ma io ho rifiutato. Nei concerti guardi la tua gente negli occhi, un cd si può copiare, un live no. E in tempi di profondissima crisi dell’industria musicale, solo l’esibizione dal vivo ristabilisce un po’ l’equilibrio”. E Tiziano Ferro, tagliato il traguardo dei 35 anni, aggiunge dettagli di vita reale che condiziona, e solo in termini positivi, il suo essere un artista nuovo: “non bevo un goccio di vino da settembre, niente formaggio, niente latte, niente aperitivi e sto benone, dormo e al massimo mi concedo deroghe decaffeinate!”. Come sono lontani i tormenti e le paure dei vent’anni, il disagio di volersi nascondere, la fuga e il ritorno. “Mi facevo schifo, adesso mi godo le cose e non cambierei nulla per tornare indietro”.
Tutti i brani sono stati riarrangiati, anche in chiave rock, tutti diversi rispetto alle versioni originali. Resta, intoccabile, il contatto umano con il pubblico, consolidato da una sorta di messaggi manifesto lanciati durante le canzoni. Come quando dice alla sua gente: “muoverci per amore provoca sempre qualcosa di bello nelle persone che ci circondano, e a quelli che provano anche solo un pochino di vergogna verso questo modo di agire, gli faremo cambiare idea”. Emozioni oltre ogni limite quando intona e tutti insieme cantano Scivoli di nuovo, Stop! Dimentica, Ti voglio bene, L’ultima notte al mondo, fino al recente Lo Stadio. Attraverso una lettera pre-registrata, Tiziano Ferro si congeda dal suo pubblico con un grido di gioia che suona come una sorta di abbraccio universale: “vi amo”. Perché l’amore, oggi più di ieri, deve e dovrà muovere il mondo. Le Sere nere di un tempo sono ricordi ormai passati, vinte dal sorriso e dall’anima più forte di un uomo che canta la bellezza della vita.