Torna Biancaneve e non è cambiata poi tanto: la nostra recensione del film con la voce di Serena Rossi

di Patrizia Simonetti

Torna Biancaneve e a riportarla sul grande schermo nel film in live action diretto da Marc Webb e sceneggiato da Erin Cressida Wilson, è ancora la Disney. La storia è sempre quella, ma con qualche timida variazione sul tema. Si poteva fare di più. Ad accendere le prime polemiche era stata, ad esempio, la notizia di una Biancaneve nera, che in effetti detta così suona male. Ma Rachel Zegler di West Side Story nera non è. Magari non ha la pelle bianca come la neve che nella favola ne aveva ispirato il nome, ma davvero vogliamo metterci a discutere di sfumature dermiche?

Anche perché la Disney, e magari anche altri prima, ne aveva già fatti di cambiamenti rispetto alla favola originale dei Fratelli Grimm del 1812 dove, in realtà, la matrigna era la madre vera di Biancaneve che voleva ammazzare la sua stessa figlioletta di soli 7 anni perché, come le diceva lo specchio, era più bella di lei. Tralasciamo i dettagli più cruenti, che ce ne sono non pochi nella fiaba dei Grimm, specificando invece, dettaglio assolutamente innocuo, che non fu scritto che fu il principe a risvegliare Biancaneve con un bacio, ma uno scossone della bara di cristallo dove i sette nani avevano custodito il corpo inerme della nostra protagonista, che, sobbalzando, provocò la fuoriuscita del pezzo avvelenato di mela dalla gola, facendola risvegliare.

Furono poi i due sposini a far fuori la regina proprio alle loro nozze e con una fantasia degna del Trono di Spade, ma tutto questo sarebbe stato veramente troppo. Quindi qualche modifica è dovuta apparire appare più che sufficiente. Come quella che toglie la regalità al giovane innamorato di Biancaneve che qui non è dunque un principe bensì un ladro per sopravvivenza, e capo della banda di Briganti che vive nel Bosco, anche se sarà sempre lui a salvare la vita a Biancaneve, prima prendendosi una freccia al posto suo e poi risvegliandola con il bacio del vero amore. La matrigna strega poi muore, ma in modo più o meno autonomo.

E veniamo ai sette nani: ci si chiede perché quei sette siano in digitale e abnormemente sproporzionati con faccioni esagerati e corpicini minuti, mentre il nano della banda dei briganti di Jonathan è un nano come tutti i nani e per giunta in carne ed ossa? Non è che per non violare il politicamente corretto, stavolta si sia fatto un gran pasticcio? Ciò detto, sarebbe stata una bella novità quella di vedere Biancaneve, davvero audace e coraggiosa, salvarsi da sola, ma dovremo accontentarci di vederla combattere, si fa per dire, a fianco di Jonathan, e di una nuance più scura di incarnato. Occasione persa.

Per il resto, plauso a Serena Rossi che fa cantare in italiano la regina Matrigna interpretata dall’ex Wonder Woman Gal Gadot, e anche a Eleonora Segaluscio che invece fa cantare, nella versione doppiata del film, Biancaneve, ovvero Rachel Zegler. Ma poi, anche tutte queste canzoni, alla fine, anche se nuove e firmate da Benj Pasek e Justin Paul (a parte Impara a fischiettar e Hei–Ho! che resisteranno nei secoli dei secoli) disturbano anche la fluidità del racconto, soprattutto dopo un lungo, ma lungo prologo narrato.