Un discorso lungo e ben preparato quello di Vasco Rossi pronunciato oggi nella Sala Giulio Cesare del Campidoglio dove ha ricevuto, dalle mani del sindaco Roberto Gualtieri, la Lupa d’Oro, in segno della grande amicizia che lega il rocker di Zocca a Roma. Centinaia i fan ad attenderlo, e ai quali Vasco ha dedicato un lungo saluto dalla piccola scalinata che accede alle sale interne. In tanti lo hanno atteso per tutto il tempo, un’ora circa, per salutarlo di nuovo quando se n’è andato.
“Sono orgoglioso e fiero di ricevere questo riconoscimento così importante da una città così importante, la più importante del mondo, mi sento importante io, questa è una cosa che non mi sarei mai aspettato – ha detto subito Vasco Rossi ringraziando sia il sindaco Gualtieri che l’assessore Onorato – sono contento di questo affetto che mi avete dimostrato oggi”. Poi il racconto della sua prima volta a Roma, cui seguono tanti aneddoti: “la prima volta che venni a romma erano gli anni Settanta, avevo più o meno 19 anni, e rincorrevo una ragazza che avevo conosciuto a Zocca, una slendida ragazza romana. Quando sono arrivato sono rimasto affascinato dalla magnificenza di questa città, c’erano questi palazzi alti, altissimi e poi ogni sasso qui sprizza cultura“.
“Quando parlo senza la musica sotto, mi imbarazzo – ha rivelato poi richiamando un applauso scrosciante – sono più bravo ad esprimermi con le parole delle canzoni”. Invece se l’è cavata benissimo il Blasco a raccontare di quella volta che, e poi di quell’altra volta che, con naturalezza, simpatia e una punta di sano orgoglio. Anche Sergio Zavoli tra i personaggi del suo racconto: “sono tornato a Roma ai tempi della promozione, il periodo più bello, perché venivo e c’era il maestro Zavoli che era un personaggio eccezionale, che mi portava in giro per gli studi della Rai. Aveva una macchina, una specie di Alfa Sud, e quando ci fermavamo, tirava fuori un oggetto stranissimo, sembrava un ombrello e invece era un antifurto… mai vista una cosa del genere… con lui facevamo il giro dei funzionari della Rai, lui gli portava i miei dischi e loro avrebbero potuto eventualmente programmarli. Per me che venivo dalla radio libera, e avevo fondato Punto Radio Zocca, essere in Rai era come essere al centro dell’universo… e poi a quei tempi non mi conosceva nessuno e potevo girare libero per la città, facevo il turista e per me fu un periodo straordinario...”
Poi racconta, Vasco, di quella volta in cui Zavoli gli propose di scrivere una canzone che facesse da sigla a un programma per bambini: lui lo fece quella stessa notte in hotel, ma poi di quella sigla non seppe più nulla. La canzone invece era e sarà per sempre La Favola antica. E di quel giorno in cui, passeggiando per il quartiere Prati, si fermò una macchina e dentro c’era Francesco De Gregori, già un mito per lui, che voleva salutarlo.
C’è spazio anche per il Vasco privato nel discorso in Campdoglio: “a Roma vengo spesso anche per miei, perché qui ho amici, parenti, figli e nipoti… oi qui è nato Davide, il mio primogenito, nato grazie alla Provvidenza divina… io sono venuto spesso perché lo volevo conoscere e passare un po’ di tempo con lui, per spiegargli chi ero io e non il personaggio Vasco Rossi che è un’altra cosa, e ho un ricordo molto bello“. E tra gli amici, c’era Marco Pannella: “l’ultimo grande radicale – dice Vasco Rossi – sempre attivo nella difesa dei diritti civili e individuali, e io resto sempre legato a lui, io sono il Pannella della canzone e lui era il Vasco Rossi della politica, l’ho sempre sentito molto vicino, anche per me sono importanti i diritti civili...”
Poi l’orgoglio, quello per la sua musica, quello per se stesso, raccontando di come dai concerti in giro per i Festival e le Feste dell’Unità con 150 persone, grazie al passa parola il pubblico aumentava, e di come con i suoi concerti spaziava per il nord non riuscendo mai ad arrivare a Roma che sembrava “inespugnabile”, e la prima volta, nell’86, che accadde, e fu al Palaeur, un sogno realizzato, anzi ‘l’apoteosi”… fino alla “svolta epocale, quando per la prima volta un italiano faceva più persone di tutti gli artisti stranieri, non era mai successo prima, ci fu un cambiamento di paradigma, da allora gli stranieri quando vengono in Italia devono bussare… ora sono trent’anni che suono a Roma, non ci posso credere, ho fatto l’Olimpico e poi…” E poi il resto è storia.
“La storia di Vasco Rossi con Roma è una storia d’amore e di record – ha detto l’assessore a Grandi Eventi, Turismo, Moda e Sport di Roma Capitale, Alessandro Onorato, promotore dell’iniziativa – è stato un onore unico accoglierlo oggi in Campidoglio insieme al sindaco Gualtieri. Un grande artista e un grande uomo, che ha legato indissolubilmente la sua carriera a Roma. Dai primi concerti a Villa Gordiani e a Ostia Antica, fino al record assoluto di pubblico questa estate al Circo Massimo. Lo spirito e l’entusiasmo con i quali ha ritirato oggi la Lupa Capitolina è stato coinvolgente. Un’emozione unica, che è iniziata quando ha risposto alla lettera che gli avevo inviato a nome del sindaco per proporgli la più alta onorificenza di Roma per l’impegno pubblico e la sensibilità dimostrati ai bisogni degli ultimi: dalle lotte contro il razzismo all’impegno durante la pandemia ieri e la guerra in Ucraina oggi. Una storia da raccontare, che da oggi ha un importante capitolo che si aggiunge con il calore di Roma e dei romani”. Ecco il video dell’arrivo di Vasco Rossi in Campidoglio, il discorso intero, la consegna della Lupa d’Oro e i saluti ai fan: