Che sia nato prima il film o la canzone, come nella domanda esistenziale per eccellenza che non ha né mai avrà risposta alcuna sull’uovo e la gallina, intendendo per film quello di Gabriele Muccino e per canzone quella di Jovanotti ovvio, di certo non è dato a sapere. Pare tuttavia che le due creature dallo stesso nome, ovvero L’estate addosso, cinematografica l’una, musicale l’altra, siano venute alla luce (delle idee) più o meno nello stesso momento, anzi, parallelamente, anche se il singolo di Lorenzo è uscito il 29 maggio 2015 mentre Muccino dava ancora il primo ciak. Poi il regista ha diretto il video della canzone – così come aveva fatto per altri due singoli di Jovanotti Baciami ancora e Tensione evolutiva – girato sullo stesso set del film (una parte del set), ovvero la spiaggia di Fregene, sul litorale romano, e uscito il 18 giugno quando ve lo abbiamo presentato. Tant’è. L’estate addosso, quella di Gabriele Muccino, che sarà in sala con 01 non più il 15 settembre come annunciato, ma il 14 settembre, così da aderire subito all’iniziativa Cinema2Day che riduce a 2 Euro il costo del biglietto del cinema ogni secondo mercoledì del mese, è sbarcata intanto a Venezia 73 nella sezione Cinema nel giardino portando con sé quella di Jovanotti come colonna sonora, grazie alla quale il regista romano si è intanto accaparrato il Premio della critica Soundtrack Stars Award 2016 per la migliore colonna sonora e per il rapporto speciale del cinema del regista con la musica.
Ma veniamo alla pellicola de L’estate addosso che racconta di due ragazzi italiani, Marco e Maria, interpretati da Brando Pacitto di Braccialetti Rossi (che torneranno su Rai1 il 16 ottobre con la nuova stagione) che vedremo anche in Piuma di Roan Johnson, uno dei tre film italiani in concorso a Venezia 73, e da Matilda Lutz (Fuoriclase, The Ring), che dopo il diploma se ne vanno in America e anche verso l’età adulta. “Un film sull’amore, la vita e la crescita dal mio punto di vista – ha detto oggi Muccino al Lido – e avevo voglia di raccontarle con leggerezza in un film in cui non c’è nulla di veramente superficiale e con il quale sono voluto tornare a raccontare quella fase dell’esistenza in cui sei ancora in bilico tra l’incanto e le scelte che caratterizzeranno il tuo futuro: c’è infatti un momento nella vita di ognuno di noi in cui guardiamo le cose con incanto, senza essere disposti a compromessi, incanto che viene meno quando la vita inizia a disilluderti e a metterti davanti alle prime sconfitte”. Poi sul rapporto tra Italia e Usa “in Italia tocchiamo con mano il pessimismo riguardo al futuro che i giovani non vedono più e questo ci differenzia dagli Usa – aggiunge Muccino che ormai vive a Los Angeles da tre anni – chi non crede nel futuro, abolisce l’ottimismo”. Magari non è proprio un film realistico ma “alcune persone che ho raccontato esistono davvero – assicura il regista – ho usato le differenze culturali e i quattro diversi personaggi in un quadro di amicizia, vera quanto volatile, e in un periodo, l’estate, dove il tempo sembra più breve e ti dici ora o mai più”.
I quattro personaggi sono i già citati Marco e Maria, che non è che si sopportino più di tanto ma che per un imprevisto partono insieme, e Matt (Taylor Frey) e Paul (Joseph Haro), due ragazzi americani gay che hanno già chiare le difficoltà che continueranno ad incontrare nella vita, che li ospitano a San Francisco per poi intraprendere tutti insieme un percorso on the road. Così diversi tra loro, capiranno frequentandosi e vincendo le reciproche diffidenze iniziali, chi sono e chi vogliono essere. Beati loro. Da vedere, appunto, in giardino.