Unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 79, giovedì 8 settembre arriva al cinema Margini, a raccontare di tre amici diversissimi tra loro uniti da un’unica passione: il punk. E hai voglia a spiegare che non è solo musica, ma un modo di vivere e di pensare…. Perché dove vivono loro, a Grosseto, città di provincia per loro stessa ammissione lontana da tutto, o quanto meno lontana da tutto ciò che gli interessa, non lo possono capire.
Siamo nel 2008, anche se guardando il film si ha la sensazione di essere un po’ più indietro nel tempo, tipo anni novanta. Edoardo, Iacopo e Michele hanno l’occasione della vita, o almeno è così che la vedono: suonare con la loro band a Bologna in apertura del concerto di un famosissimo gruppo punk americano, i Defense. Sono gasatissimi, soprattutto Michele (Francesco Turbanti), il più grande dei tre, che ha già una moglie (Silvia D’Amico) che lo comprende e lo supportae, e una figlia che si chiama Alice (Aurora Malianni), sua prima (e forse unica) fan e groupie; perchè probabilmente si sente franare la terra sotto i piedi, non ha più tutto il tempo del mondo. E soprattutto lo spazio. Così quando il concerto dei Defense viene annullato, è sua l’idea di portare il gruppo a suonare proprio a Grosseto, e magari suonare pure loro. Ed è lui il più coinvolto emotivamente nella missione di organizzare il primo concerto punk nella sua città: trovare la location, stampare i volantini, pagare i biglietti d’aereo ai membri della band, anche se questo vuol dire oltrepassare i limiti, perdere qualcosa di sé, ingannare e ferire le persone che ama, insomma, il classico a tutti i costi.
Edoardo (Emanuele Linfatti) e Iacopo (Matteo Creatini) lo seguono, ovviamente, inizialmente tentando invano di riportarlo alla ragione. Ma neanche Edoardo scherza: frustrato quanto basta, perderà anche lui qualcosa dopo aver oltrepassato il limite con sua madre (Valentina Carnelutti) e il compagno di lei (Nicola Rignanese) che peraltro possiede l’unico locale della città che potrebbe anche fare al caso loro. Iacopo invece è l’unico ad avere un piano B: suona in un’orchestra e se costretto a scegliere il concerto dei Defense o l’ingaggio pagato, ci lascerà appesi alla sua decisione quasi fino alla fine del film.
Scritto dallo stesso Francesco Turbanti (Michele) assieme a Niccolò Falsetti che lo dirige, che quelle storie le hanno vissute per davvero, e prodotto dai Manetti Bros., ironico, divertente e magnificamente interpretato dal cast intero, Margini è un film sulla passione, quella che non ti molla neanche a scontrarti con la vita e con il tempo che passa, sull’amicizia che tiene duro fin quando ce la fa e pure oltre, sulla musica, sui sogni. Che poi alla fine, va bene il punk duro, ma quanto può essere liberatoria una canzone come Se bruciasse la città di Massimo Ranieri cantata a squarciagola in macchina all’alba di un giorno che inevitabilmente segnerà uno spartiacque nella tua vita?
“Noi si tornava da Roma, da Firenze, da Bologna ancora carichi dalla sera prima, per il pogo e per la band che aveva suonato e non vedevamo l’ora di chiuderci in sala prove per scrivere quel nuovo pezzo di cui s’era chiacchierato in viaggio – raccontano Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti – eravamo sempre a mille. Poi si scendeva dal treno, uscivamo nel piazzale della stazione di Grosseto e intorno a noi, lì, a casa nostra, c’era quella strana, disturbante, tranquillità. E la sensazione che non sarebbe mai successo niente. Ecco, abbiamo sempre percepito quel momento come un cortocircuito, una collisione di mondi, una situazione che ci faceva sentire fuori luogo, consolato solo dalla consapevolezza che prima o poi, da quel posto, ce ne saremmo andati. Questo è stato il punk per noi. La provincia aveva deciso che non saremmo stati i punk ribelli, i duri di strada di Londra, New York o Berlino. Quelli andavano bene per le nostre t-shirt, per le copertine dei dischi che compravamo, per i poster che riempivano le nostre camere. Noi sapevamo che non saremmo mai diventati in quel modo, e in qualche maniera la cosa c’andava bene. Abbiamo visto in questo spiraglio un potenziale narrativo enorme: da un lato è l’occasione per parlare della nostra generazione attraverso uno sguardo inedito. Dall’altro c’è la provincia, con tutto il suo enorme coefficiente di immedesimazione e la sua poetica. E, soprattutto, c’è il contrasto fra queste due dimensioni. Un contrasto che c’ha sempre fatto tanto ridere. Ecco, Margini è la storia di questo contrasto“.