Capita o è capitato a tutti di sentirsi invisibili almeno una volta nella vita. A Omar succede sempre. Lui è nato e vive al Barrio, quartiere periferico di Milano, è un ragazzo timido, fa il rider e siccome è nero, tra sé e sé si chiede se non sia meglio essere scambiato per uno spacciatore o un vu cumprà, cioè per quello che non è, o non essere visto affatto. Ecco, non sarà magari vittima di pregiudizi, ma di lui non si accorge mai nessuno. Fino a che non accade qualcosa di assurdo, magico, fantastico: Omar, che d’ora in poi si chiamerà Zero, può diventare invisibile, trasformarsi in una sorta di supereroe moderno e salvare il suo quartiere. Questo l’incipit di Zero, la nuova serie originale italiana Netflix nata da un’idea di Antonio Dikele Distefano tratta dal suo libro Non ho mai avuto la mia età (Mondadori), con la regia di Paola Randi, Ivan Silvestrini, Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin e disponibile da mercoledì 21 aprile.
Zero ha tanti pregi. A cominciare dal ribaltamento dell’idea di branco radicata in tutti noi come qualcosa di negativo: il branco in questo caso è un gruppo di ragazzi sani e positivi che uniscono le loro forze per salvare il quartiere dove vivono, un branco buono quindi, che si dà da fare affinché il mondo sia un posto migliore, perchè “il mondo ti guarda se lo guardi, si occupa dite se ti occupi di lui…” Altro pregio di Zero, quello di metter su un cast di giovani talenti italiani di prima e seconda generazione, ragazzi italiani neri ai quali il più delle volte, come raccontano loro stessi, vengono offerti ruoli di spacciatori, prostitute o immigrati, e qui invece trovano un modo di interpretare anche se stessi. Anche se siamo pienamente d’accordo con Antonio Dikele Distefano quando in conferenza stampa dice che dovrebbe essere una cosa normale, e sarà bello quando lo sarà e non si dovrà sottolineare il tema della diversità in una serie o in un film: “spero che Zero sia l’inizio di un cambiamento, quello che volevo era un supereroe italiano – ha aggiunto – e siccome io sono da sempre un grande appassionato di Manga, lo è anche Zero. Anch’io da picolo mi facevo influenzare molto dagli altri e vivevo la vita che gli altri volevano che vivessi.Quella dell’invisibilità è una metafora… mentre la bicicletta su cui va Omar che fa il rider, a Milano ce ne sono tanti di ragazzi che lo fanno, era un modo per far spostare il protagonista per tutta la città, così da raccontare il mondo reale. Quando ho iniziato a scrivere questa serie mi sono detto ‘ma tu pensa a un supereroe nero italiano’, poi sentivo che non esistono attori neri, registi neri, sembrava impossibile. Infatti abbiamo visto che ci sono, che esistono e che bisogna coinvolgerli. Omar è un ragazzo timido che nella vita vuole disegnare fumetti, e spero che si parli di Omar, non di un ragazzo nero”. Da sottolineare anche i ruoli femminili decisanente decisivi, come quello di Daniela Scattolin (Tolo Tolo, L’Ora) che interpreta Sara, la leader del gruppo, una ragazza saggia che ha uno studio di registrazione e sogni potenti e concreti; Virginia Diop (Bar Giuseppe) che fa Awa, la sorella minore di Zero, solare e popolare, amante del made in Italy in tutte le sue forme ma con una celata malinconia per la madre che non c’è; e Beatrice Grannò (Tornare, Gli indifferenti, Doc Nelle tue mani), che è Anna, la ragazza borghese dolce e un po’ magica che farà innamorare Zero: dei loro ruoli e della serie abbiamo parlato direttamente con loro e a fine articolo trovate la videointervista.
Ad interpretare il protagonista è invece l’esordiente Giuseppe Dave Seke al quale ho rivolto un paio di domande.
Giuseppe, non trovi paradossale che un ragazzo invisibile, che così si sente, scopra un superpotere che lo rende invisibile per davvero e quindi diventa popolare e super ricercato?
Sì, è paradossale, è vero, perché molte volte secondo me ci troviamo in una situazione tale dove non riusciamo ad accorgerci chi siamo veramente, quali qualità abbiamo e quali cose potremmo esprimere soltanto essendo noi stessi. Tante volte ci mettiamo dei paletti che ci intrappolano in queste situazioni dove non riusciamo ad esprimerci. Il fatto che accada a Omar è una similitudine che può capitare a tutti noi… tutti noi delle volte non siamo convinti di determinate cose e poi quando ci rendiamo conto o ci fanno rendere conto, come accade ad Omar che scopre che il suo potere può essere utilizzato per fare cose grandi, lì cambia tutto. Lì riesci a vedere il mondo da un’altra prospettiva, e quella cosa lì è fantastica. Un po’ a tutti capita, che vivi nell’idea di non riuscire a fare una cosa e poi tac, ce la fai.
Quindi anche a te succede…
Sì, un po’ mi ci rivedo perché per me questa è la prima serie e la mia prima esperienza attoriale in generale, e all’inizio pensavo di non essere all’altezza, di non poter riuscire a interpretare un ruolo del genere, a lavorare in una situazione Netflix che solo a dirlo mi tremava la bocca, e invece mi sono reso conto, anzi mi hanno fatto rendere conto, che si può fare, basta soltanto credere di più in sé stessi. Se poi penso al periodo adolescenziale, non riuscivo a esprimermi, a capire cosa volevo fare. Il fatto di non essere capito mi faceva sentire invisibile…
Qual è la prima cosa che faresti se potessi diventare invisibile per davvero?
Mi prederei del tempo per me, hai presente quando vuoi staccare un attimo, riflettere, stare per le tue…? tac, diventi invisibile, e magari te ne vai in un’isola tranquillo e te la godi, insomma senza che nessuno ti infastidisce. Proprio banalissimo…
Per reclutare il cast, Antonio Dikele DiStefano ha postato un video su Instagram e hanno risposto in tanti, per motivi differenti: “trovavo surreale che in Italia ci fossero così poche persone nere in una scuola nazionale di cinema – ha raccontato Haroun Fall che interpreta Sharif, il ragazzo del gruppo che scopre il potere di Zero – per cui ho pensato che fosse il momento in cui noi, come identità di persone, potessimo riunirci per raccontare una storia…” “Girare tutti insieme è stato incredibile, eravamo una famiglia” ha rivelato Madior Fall che interpreta Inno e che nonostante volesse provare a fare cinema da tanto tempo, solo con Zero ci ha provato sul serio. E anche per Richard Dylan Magon che fa Momo e che lavorava in fabbrica, questa serie è stata una grande opportunità: “faccio musica da sempre – ha detto – ma anche il cinema è sempre stato una grande passione e capisco anche l’importanza di essere parte di un progetto così significativo per il nostro Paese”.
E a proposito, apriamo la parentesi musica che qui ricopre grande importanza: se la colonna sonora è firmata da Yakamoto Kotzuga, in Zero troviamo il nuovo inedito di Mahmood prodotto da Dardust che si intitola proprio Zero, che ha accompagnato il trailer e che chiude la serie, e che ritroveremo nel suo nuovo album intitolato Ghettolimpo fuori il 12 giugno. E poi pezzi di Marracash, Emis Killa, Madame con Voce e Ginevra con Rajasthan, Amadou and Mariam feat. Manu Chao con Sénégal Fast Food… Nel cast adulto, anche Giordano de Plano, Roberta Mattei e Miguel Gobbo Diaz. Ed ecco la nostra videointervista a Daniela Scattolin, Beatrice Grannò e Virginia Diop: